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Ricerca: primati ma pochi investimenti, biotech chiede Agenzia nazionale

Milano, 26 set. (AdnKronos Salute) – Con 31,2 miliardi di valore della produzione nella farmaceutica, l’Italia nel 2017 ha scalzato il primato della Germania. I ricercatori italiani sono trai più citati al mondo, anche se poi emigrano in altri Paesi per lavorare, e non hanno eguali in termini di produttività e pubblicazioni per ricercatore. Tuttavia, […]

Di Redazione |

Milano, 26 set. (AdnKronos Salute) – Con 31,2 miliardi di valore della produzione nella farmaceutica, l’Italia nel 2017 ha scalzato il primato della Germania. I ricercatori italiani sono trai più citati al mondo, anche se poi emigrano in altri Paesi per lavorare, e non hanno eguali in termini di produttività e pubblicazioni per ricercatore. Tuttavia, al settore del Life Science in Italia mancano una chiara regia e soprattutto investimenti in Ricerca e Sviluppo, fermi all’1,29% di Pil. Con 12,6 mld di investimenti privati nel 2016, il Paese si colloca tra gli ultimi posti in Europa: sono 8 volte inferiori rispetto alla Germania e la metà di quelli francesi.

Le ultime evidenze del Rapporto sulle scienze della vita, presentato a Milano al Technology Forum Life Sciences in occasione della Biotech Week, spingono il settore a chiedere un impegno concreto da parte del nuovo Governo per sfruttare i punti di forza dell’Italia. Il Paese “ha tutte le carte in regola per competere a livello internazionale con i suoi concorrenti, che non sono magari gli Stati Uniti o la Cina, ma altri Paesi europei che oggi fanno meglio di noi in ricerca e innovazione”, afferma Riccardo Palmisano, presidente di Assobiotech-Federchimica e Ceo di MolMed.

Persa l’occasione di portare in Italia l’Agenzia europea del farmaco Ema, è il messaggio, non bisogna dimenticare le eccellenze e il rilancio delle scienze della vita. Così la filiera chiede un’Agenzia nazionale che faccia una strategia di lungo termine certa e centralizzata, e diventi punto di riferimento per chi vuole investire in Italia. Serve poi un rafforzamento nazionale della capacità di fare trasferimento tecnologico, ovvero “far parlare la scienza con il capitale”, trasferendo le conoscenze dalla ricerca all’impresa.

Per dirla con Valerio De Molli, managing partner e Ad di The European House-Ambrosetti, che ha curato il report, serve un “mister Life Science Italy” che risolva “frammentazione e inefficienze”. Il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Marco Bussetti, intende accogliere le richieste del comparto e ha annunciato che proporrà domani al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, la creazione a Palazzo Chigi di una “cabina di regia” interministeriale sulla ricerca, come primo passo per una governance centralizzata ed efficace.

“Mi sembra un’ottima apertura, soprattutto l’idea di avere una rappresentanza delle imprese, perché noi conosciamo quali sono i problemi e sappiamo ciò che deve essere fatto”, osserva Diana Bracco, presidente del cluster Alisei e del gruppo Bracco. “In questo quadro – aggiunge – e visti i primati che il settore sta registrando a livello internazionale, è indispensabile mettere in atto una chiara politica di attrazione degli investimenti nelle aree più competitive del Paese, sostenendo le imprese e dando supporto a chi vuole investire”.

Palmisano ricorre di nuovo alla metafora del treno per descrivere la situazione: “Lo scorso anno dicemmo ‘the train has left the station’, ma adesso – osserva – abbiamo l’impressione che il nostro treno italiano sia fermo con il semaforo rosso subito fuori dalla stazione. Ci affidiamo alla speranza che Human Technopole”, il maxi polo che sta sorgendo nell’ex area Expo di Milano, “possa catalizzare il rilancio di ricerca e innovazione nel Paese e che questo nuovo Governo decida di mettere al centro dell’agenda le scienze della vita, uno dei settori che potrebbe trainare la crescita sia dell’economia che dell’occupazione”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA