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Ricerca: leader piace ‘maschio’, ecco perché poche donne sono ai vertici

Milano, 15 ott. (AdnKronos Salute) – Quando si dipinge il leader del 21esimo secolo, il più delle volte si chiamano in causa qualità come la capacità di condivisione, tratti che secondo gli stereotipi sono propri di un animo femminile. Eppure, più in alto si guarda nelle gerarchie di diverse organizzazioni e meno donne si trovano […]

Di Redazione |

Milano, 15 ott. (AdnKronos Salute) – Quando si dipinge il leader del 21esimo secolo, il più delle volte si chiamano in causa qualità come la capacità di condivisione, tratti che secondo gli stereotipi sono propri di un animo femminile. Eppure, più in alto si guarda nelle gerarchie di diverse organizzazioni e meno donne si trovano ai vertici. Una contraddizione che un team di scienziati ha voluto esplorare in uno studio pubblicato su ‘Frontiers in Psychology’. Quello che emerge è che, a dispetto di quanto si dica pubblicamente, il leader piace maschio. O meglio: al top di qualunque realtà ci si aspetta che il ‘boss’ abbia caratteristiche solitamente attribuite agli uomini, come l’assertività, la capacità di imporsi. Essere per esempio tolleranti e cooperativi viene invece visto come qualcosa di desiderabile, ma in ultima analisi superfluo. E questa visione accomuna entrambi i sessi.

La ricerca, condotta da scienziati della New York University, fornisce indizi che potrebbero spiegare la costante concentrazione di uomini nei ruoli di leadership e di conseguenza la mancanza di donne in posizioni di prestigio e autorità. Gli autori hanno chiesto a 273 maschi e femmine di progettare il loro leader ideale ‘acquistando’ le qualità che nella loro visione dovrebbe avere da un elenco di caratteristiche di leadership stereotipicamente maschili o femminili.

“Quando osserviamo il mix che le persone fanno tra i tratti di leadership da un lato comunitaria e condivisiva e dall’altro di azione – spiegano gli studiosi – si riscontra che uomini e donne continuano a considerare i tratti di azione come il segno distintivo della leadership”. E queste qualità “sono spesso associate più agli uomini che alle donne”, nota Andrea Vial della New York University negli Usa, che ha condotto lo studio insieme a Jaime Napier della New York University di Abu Dhabi. “L’idea che si debba essere altamente aggressivi per avere successo come leader – ipotizza lo scienziato – potrebbe scoraggiare le donne dal perseguire un ruolo di grande potere. E anche scoraggiare gli uomini dal nominare donne in tali ruoli”.

Ai partecipanti è stato inoltre chiesto quanto avrebbero pagato per minimizzare i tratti negativi della leadership. In questo caso, sia gli uomini che le donne preferiscono frenare tratti tipicamente pensati come maschili, come arroganza e testardaggine, rispetto a quelli tipicamente pensati come femminili, come la timidezza e l’essere emotivi.

Lo studio ha infine esaminato in che modo un diverso campione di 249 uomini e donne pensi a se stesso sia in un ruolo di leadership che in un ruolo di assistente, e quali qualità servirebbero per essere efficaci. E qui entrambi i sessi si allineano nel ritenere che per diventare leader di successo si debba essere principalmente persone di azione.

“I nostri risultati sottolineano che le donne interiorizzano una visione stereotipicamente maschile della leadership”, afferma Vial. “Anche se sembrano dare più importanza alla condivisione rispetto agli uomini quando pensano ad altri leader – precisa – pensano che agire in modo stereotipicamente femminile potrebbe metterle in condizione di svantaggio rispetto ai leader maschili”. C’è una nota positiva, osservano gli esperti: lo studio indica che le donne potrebbero essere più favorevoli rispetto agli uomini a leader con condotte più condivisive. “Anche se potrebbe essere troppo presto per dire che questi siano i tratti che definiscono i leader del 21esimo secolo – conclude Vial – la nostra ricerca suggerisce che le donne potrebbero essere più disponibili ad abbracciare questa tendenza”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA