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Farmaci: Fiaso, in 3 anni 6.332 sperimentazioni in ospedali Ssn

Roma, 8 nov. (AdnKronos Salute) – Dal 2013 al 2015 gli ospedali pubblici italiani hanno aperto le porte a 6.332 sperimentazioni di nuovi medicinali, tra le quali 1.923 no profit. Un trend in crescita se si calcola che nel triennio 2000-2002 l’Aifa ne aveva autorizzate 1.722, poco più di un terzo di quelle ‘for profit’ […]

Di Redazione |

Roma, 8 nov. (AdnKronos Salute) – Dal 2013 al 2015 gli ospedali pubblici italiani hanno aperto le porte a 6.332 sperimentazioni di nuovi medicinali, tra le quali 1.923 no profit. Un trend in crescita se si calcola che nel triennio 2000-2002 l’Aifa ne aveva autorizzate 1.722, poco più di un terzo di quelle ‘for profit’ rilevate nei tre anni presi in esame da uno studio condotto da Fiaso, la Federazione di Asl e ospedali, presentato a Roma nel corso della prima Convention del management sanitario, promossa dalla stessa Federazione, in corso da ieri fino a domani.

Lo studio – realizzato in collaborazione con Farmindustria e l’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell’università Cattolica di Roma, Altems – rileva che “la rinascita della ricerca c’è, anche se l’Italia può e deve ancora recuperare terreno in Europa, dato che le sperimentazioni cliniche di farmaci autorizzate dall’Aifa nel 2017 rappresentano il 18% di quelle che hanno avuto il via libera nell’area Ue”. Le sperimentazioni italiane si concentrano soprattutto nell’area oncologica, nella quale è stato impegnato il 16,5% dei ricercatori interessati complessivamente dai test clinici. Al secondo posto la pediatria, con il 9,6%, seguita dall’ematologia con l’8,4%, dall’area neurologica (7,9%) e da quella cardiologica (5,6%).

“Una struttura che fa ricerca – commenta Mario Clerico, presidente del Cipomo, il Collegio dei primari oncologi ospedalieri – diffonde più conoscenza, non solo sull’uso ottimale dei nuovi farmaci, ma anche rispetto alle possibili varianti di una malattia e questo è tanto più importante in un settore come l’oncologia, dove l’individuazione delle variabili è essenziale al fine della messa a punto di terapie sempre più mirate ed efficaci”.

Nel triennio 2013-15 l’indagine Fiaso conta inoltre 507 studi su dispositivi medici, 2.865 altre sperimentazioni e 3.596 studi osservazionali, quelli che studiano le cause delle malattie ricercando la relazione tra i fattori di esposizione e le patologie stesse. In totale 13.300 studi, con una media di oltre 100 per ciascuna azienda ospedaliera, universitaria e Irccs delle 42 prese in esame. Importanti anche i numeri sulla ricaduta economica delle sperimentazioni, che per ciascuna azienda sanitaria hanno generato nel triennio 4 milioni di finanziamenti privati e 5,5 milioni di finanziamenti pubblici nel campione osservato, a “smentire il luogo comune che in sanità vuole la ricerca interamente in mano al profit”.

“Dati che testimoniano la buone performance organizzative delle nostre aziende sanitarie e la sensibilità del management sulla necessità di implementare la ricerca, nonostante persistano ancora difficoltà legate a procedure burocratiche farraginose e a tempi non sempre brevi di risposta da parte dei Comitati etici”, commenta il presidente Fiaso, Francesco Ripa di Meana. E in effetti il 53% degli sperimentatori lamenta procedure e tempi di stipula per contratti e delibere troppo lunghi, mentre sempre tra i fattori che ostacolano l’attività di sperimentazione il 67% indica l’assenza di un adeguato supporto amministrativo, il 58% la mancanza di personale dedicato al found raising.

Stessa percentuale per le difficoltà di reclutamento di data manager e personale dedicato alla ricerca, mentre per il 43% un altro ostacolo è rappresentato dall’inadeguatezza delle dotazioni infrastrutturali. Tra i fattori facilitanti invece l’89% indica senza ombra di dubbio la presenza di ricercatori competenti, infrastrutture e funzioni dedicate (93%).

Lo studio indica che le aziende sanitarie (42 quelle che hanno risposto) “mostrano una crescente attenzione a una gestione strategica delle sperimentazioni cliniche grazie all’avvio di strumenti gestionali avanzate come i clinical trial center, dedicati al governo dei complessi processi gestionali sottostanti alle sperimentazioni”, precisa Americo Cicchetti, direttore di Altems.

Complessivamente, comunque, le performance organizzative delle aziende sono più che soddisfacenti. Il 50% delle strutture registra infatti tempi di approvazione delle sperimentazioni da parte dei comitati etici inferiori ai 30 giorni previsti per legge, mentre il 56% riesce a firmare la convenzioni entro i 60 giorni previsti dalla normativa e ad arruolare il primo paziente in non più dei 30 giorni fissati come limite.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA