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Trapianti: Roma, primo in Italia di fegato su paziente con cancro seno

Roma, 1 ago. (AdnKronos Salute) – Per la prima volta in Italia è stato effettuato un trapianto di fegato su una paziente già colpita da metastasi epatiche da carcinoma mammario trattata con radioterapia e chemioterapia. L’operazione è stata eseguita nell’azienda ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma dal Polo interaziendale trapianti del San Camillo e dell’Irccs […]

Di Redazione |

Roma, 1 ago. (AdnKronos Salute) – Per la prima volta in Italia è stato effettuato un trapianto di fegato su una paziente già colpita da metastasi epatiche da carcinoma mammario trattata con radioterapia e chemioterapia. L’operazione è stata eseguita nell’azienda ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma dal Polo interaziendale trapianti del San Camillo e dell’Irccs Spallanzani e rappresenta un caso eccezionale anche a livello mondiale, dove si registrano pochissimi altri casi. La donna, Leila B., 50 anni, affetta da insufficienza epatica terminale causata dalle terapie per curare le metastasi epatiche da pregresso carcinoma mammario, è stata sottoposta a trapianto di fegato da donatore cadavere.

L’intervento – presentato oggi al San Camillo dall’équipe medica alla presenza della paziente – è la prima esperienza in Italia di trapianto di fegato per questo tipo di patologia, ovvero su pazienti con metastasi causate da carcinoma mammario che non possono essere trattate chirurgicamente. “Per me è una rinascita – ha detto la paziente – ho avuto medici eccezionali a cui devo un grazie enorme, ognuno a modo suo mi ha dato tanto”. Leila è stata operata il 12 luglio ed è ora in remissione.

La storia clinica della paziente era molto complessa. La signora era affetta da metastasi epatiche da pregresso carcinoma mammario – unica sede di malattia – operato nel 2000. Le lesioni sono state trattate a più riprese con terapia oncologica da Enrico Cortesi dell’Oncologia del Policlinico Umberto I di Roma, e radioembolizzate con ‘Yttrio-90’ da Roberto Cianni, direttore della Radiologia interventistica del San Camillo. In questo modo è stata ottenuta una stabilità oncologica. Successivamente la paziente aveva sviluppato un quadro di insufficienza epatica, per la quale era stata inviata e presa in carico dal reparto di Epatologia del San Camillo.

Visto il peggiorare del quadro di insufficienza epatica, ma al tempo stessa la stabilità oncologica si era mantenuta negli anni, la paziente era stata valutata per il trapianto epatico. Da qui l’arruolamento in un protocollo sperimentale approvato dal Comitato etico Lazio 1, e successivamente la richiesta di iscrizione nella lista d’attesa al Centro regionale trapianti Lazio e al Centro nazionale trapianti, grazie ai quali è stato possibile l’intervento. “Si apre la strada a trapianti di questo tipo, c’è stato un caso simile in Gran Bretagna, ma per il resto è una via innovativa e così abbiamo disegnato un protocollo pilota per tante giovani donne – ha affermato in conferenza stampa Giuseppe Maria Ettorre, alla guida dell’équipe che ha eseguito il trapianto – Ora bisogna solo aspettare, ma vedere il sorriso di Leida oggi ci riempie di gioia. Rimane il problema oncologico e ci vorrà ancora del tempo. In Italia non ci sono molti pazienti candidabili al momento, se riuscissimo ad aumentare il numero di organi disponibili potremmo fare sicuramente più interventi”.

“Abbiamo dimostrato di avere la capacità come sistema e come professionisti di lanciarci su protocolli sperimentali. Un grande lavoro di squadra”, ha aggiunto il direttore generale dell’Ao San Camillo, Fabrizio d’Alba. L’intervento è anche una ricerca sperimentale che valuterà gli esiti del trapianto epatico in pazienti con insufficienza epatica a seguito di ripetuti trattamenti delle metastasi da cancro al seno. Il fegato è un organo ‘bersaglio’ nel 10% dei pazienti metastatici. “Si dovranno però attendere i risultati sul lungo termine per validare la procedura e non considerarla più sperimentale”, conclude Ettorre.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA