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Coronavirus: istituti religiosi, ‘contro Rsa caccia alle streghe mediatica’

Di Redazione |

Roma, 16 apr. (Adnkronos Salute) – “Contro le Rsa si è innescata una caccia alle streghe che fatta in questi termini mediatici e sul palcoscenico mediatico ha finalità che sinceramente mi sfuggono e riguardano l’anello più fragile della sanità italiana”. Così all’Adnkronos Salute padre Virginio Bebber, presidente dell’Aris (Associazione religiosa istituti socio-sanitari). “Io parlo delle nostre strutture associate all’Aris, tutte no profit – chiarisce padre Bebber – perché non abbiamo case di riposo. I nostri ospiti hanno in media 80 anni e pluripatologie che hanno bisogno di assistenza continua, da soli non sono in grado di pensare alle loro minime esigenze quotidiane”.

“E’ chiaro che nelle Ras non si è sviluppata quella necessaria mentalità ospedaliera in contesti di emergenza – prosegue il presidente – a parte somministrare i farmaci delle prescrizioni e dare l’assistenza agli ospiti, come si poteva attrezzarsi a prendere in carico i malati spostati da altri ospedali per liberare posti letto? Ci hanno chiesto di prendere pazienti a bassa intensità Covid-19 e altri che non aveva ancora fatto il tampone. La grand parte delle nostre Rsa non ha risposto a questo invito – rimarca – anzi si sono chiusi a riccio. Altre volte però, come è accaduto ad esempio in Lombardia, si sono messe a disposizione. E purtroppo questa necessità ha prevalso su tutto, anche sul buon senso. Le Ats lombarde avrebbero dovuto verificare le varie situazioni e l’effettiva possibilità di accoglienza. Ci si è messi a disposizione per aiutare i malati che richiedono – conclude – una operatività sanitaria estremamente difficile per noi. Questa situazione si è verificata in tutte le strutture del mondo senza però i dovuti controlli”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA