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Coronavirus: Nursing Up, no a una tantum per operatori sanitari ma aumenti veri

Di Redazione |

Roma, 14 mag. (Adnkronos Salute) – “Abbiamo diritto a riconoscimenti strutturali di aumenti in busta paga che arrivino ogni mese e non un ‘una tantum’. Perché noi infermieri non lavoriamo a cottimo. Vi pare giusto che bisogna aspettare un’emergenza sanitaria per ottenere un discutibile premio che, nella migliore delle ipotesi sarà di nemmeno 1500 euro netti dati una volta sola?”. Lo sostiene Antonio De Palma, presidente del Nursing Up, riferendosi bonus di mille euro previsto nella bozza del decreto legge Rilancio e che nel provvedimento illustrato ieri arriva a 2000 euro lordi. Cifre, dice De Palma “al centro di un balletto offensivo”.

“A che gioco giochiamo? Che si parli di 1000 o di 2000 euro lordi qui siamo ancora di fronte ad un ‘una tantum’, come se la nostra professionalità fosse pagata ‘a peso’ in base all’importanza del momento considerato. L’ennesimo autogoal di questo Governo, stavolta a pochi minuti dalla fine della partita”, dice De Palma. Non si tratta dei “mille o duemila euro lordi, che peraltro abbiamo bisogno di verificare se e come vengono declinati nel testo del decreto, che in se stessi non rispecchiavano certo il valore della nostra professionalità: è perché ci sentiamo presi in giro, è perché siamo all’ultimo posto. Anche se siamo quelli che non hanno mai smesso di lottare. E non lo faranno mai”.

Le critiche del sindacato all’ultimo provvedimento del Governo non finiscono qui. “Al punto 5 della bozza dl, viene data una risposta alle nostre continue richiesta di integrare gli organici infermieristici. Una promessa mantenuta solo a metà, abbiamo fatto i conti e si parla di un numero che oscillerebbe tra 9600 e 10000 nuovi infermieri”.

Per Nursing up “rimane vuota la casella relativa alla creazione di un servizio universale, quello dell’infermiere di famiglia, a disposizione di tutti i cittadini italiani indipendentemente dalla regione o dall’azienda sanitaria interessata, che opera a fianco ed in coordinamento con quello dei medici di medicina generale. Ma manca anche una risposta valida a quella carenza strutturale di almeno 53000 infermieri degli altri reparti e strutture, quella che c’era già prima dell’emergenza coronavirus”, conclude De Palma.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA