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Coronavirus: gli asintomatici sono contagiosi? 18 esperti rispondono all’Adnkronos Salute

Di Redazione |

Roma, 15 giu. (Adnkronos Salute) – Gli asintomatici possono contagiare? E’ una delle 10 domande rivolte dall’Adnkronos Salute a 18 esperti: rispondono virologi, epidemiologi, infettivologi, rianimatori e altri clinici, ma anche l’Organizzazione mondiale della sanità e il premio Nobel per la medicina Bruce Beutler.

“La risposta è sì, senza alcuna esitazione – afferma Roberto Cauda, docente di Malattie infettive all’Università Cattolica del Sacro Cuore – Ce lo conferma uno studio sugli ‘Annals of Internal Medicine’ su 16 coorti, fra cui quella di Vo’. Mediamente il 40-45% degli infettati è asintomatico e abbiamo visto che questi soggetti, difficili da individuare, hanno favorito la diffusione del virus e sono un po’ il tallone d’Achille delle misure preventive di sanità pubblica”.

Non poteva che ribadire il concetto (“gli asintomatici trasmettono il nuovo coronavirus, è questa la realtà”) uno degli scienziati che ha condotto gli studi su Vo’ Euganeo, comune veneto fra i primi in Italia ad essere colpiti dai contagi e diventato una sorta di ‘laboratorio a cielo aperto’. Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova e direttore dell’Unità operativa complessa di microbiologia e virologia dell’azienda ospedaliera patavina, annuncia che il lavoro in questione “verrà presto pubblicato su ‘Nature'”.

Ma “c’è di più – aggiunge Crisanti – Un’analisi sierologica condotta sulla popolazione di Vo’ ha dimostrato che ci sono altri 63 casi di persone che si sono infettate prima del 21 febbraio”, data in cui è stata certificata la positività del primo paziente nell’area. “Nessuno di loro – dice Crisanti – aveva mai avuto sintomi e si trovano in termini temporali a monte del contagio. Sarà interessante studiare la catena di contatto con queste persone. Sarà oggetto di un altro studio”.

Che gli asintomatici possano contagiare è invece “ancora da dimostrare compiutamente”, secondo Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università degli Studi di Milano. “Per omologia con altri virus – ragiona l’eserto – si può dire che un sintomatico che tossisce e starnutisce sicuramente può emettere una maggior carica virale infettante. Però – osserva anche – con un soggetto asintomatico possiamo passare più tempo in modo inconsapevole”, quindi risposte più precise vanno ancora cercate.

“Abbiamo visto una decina di lavori pubblicati, secondo cui il contagio avviene anche da asintomatici – evidenzia Giorgio Palù, past president della Società europea di virologia e professore emerito di Microbiologia dell’università di Padova – che possono avere una concentrazione del virus a livello nasale altrettanto alta. Credo sia paradossale che ora ci si venga a dire che non vale la pena fare tamponi agli asintomatici. Perché se li stiamo facendo ai contatti dei casi positivi, questi sono asintomatici per definizione. Allora dovrebbe cadere tutta l’impalcatura del sistema. C’è un po’ di contraddizione – rimarca – mancano però studi estensivi su larghe fette di popolazione per avere certezze”.

“Nella fase prima dei sintomi gli asintomatici possono sicuramente contagiare – interviene il virologo Guido Silvestri, docente negli Usa alla Emory University di Atlanta – quando sono residuali di una infezione vecchia di settimane di solito no, come mostra lo studio coreano di Oh e colleghi”.

“Covid-19 – ricorda il portavoce dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Tarik Jašarević – è causato da un nuovo virus e stiamo ancora imparando a conoscere questa malattia. Abbiamo bisogno di più dati per comprendere meglio come avviene la trasmissione. Le prove attuali suggeriscono che la maggior parte dei contagi avviene da persone sintomatiche ad altre, con cui sono state a stretto contatto. Non è ancora noto quanti di questi contagi siano provocati da persone senza sintomi. Studi completi sulla trasmissione da individui asintomatici sono difficili da condurre, ma le prove disponibili sul tracciamento dei contatti riportate dagli Stati membri suggeriscono che gli individui con infezione asintomatica hanno molte meno probabilità di trasmettere il virus rispetto a quelli che sviluppano sintomi. Alcune stime indicano che il 40% delle infezioni potrebbe essere dovuto a casi asintomatici”.

Sull’argomento l’Oms ha fatto di recente uno scivolone. “Durante la conferenza stampa dell’8 giugno, quando Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico per il coronavirus dell’Oms, ha affermato che la trasmissione asintomatica è molto rara, questa risposta si riferiva a un sottoinsieme di studi e dati condivisi da alcuni Stati membri. In quegli studi, in cui sono stati seguiti casi asintomatici, è emerso come ‘molto raro’ trovare una trasmissione secondaria”, risponde il rappresentante dell’Oms.

Anche Bruce Beutler, immunologo e genetista americano, premio Nobel per la Medicina 2011, è convinto che “sì, il contagio senza sintomi può avvenire. Tuttavia, una persona asintomatica è probabilmente meno infettiva di una persona sintomatica”.

Reputa “verosimile” che gli asintomatici possano contagiare anche Alberto Zangrillo, direttore delle Unità di anestesia e rianimazione generale e cardio-toraco-vascolare dell’ospedale San Raffaele di Milano. Per lo specialista, però, “il cuore del problema è un altro: la tutela della popolazione più fragile”.

“Ci sono diversi studi che hanno riportato contagi da parte di asintomatici. Ma è un argomento ancora dibattuto”, commenta l’immunologa Antonella Viola. “In questo senso – spiega la direttrice scientifica dell’Irp (Istituto di ricerca pediatrica)-Città della speranza di Padova – è importante distinguere tra chi ancora è asintomatico, ma svilupperà dei sintomi in seguito, e chi resterà sempre del tutto asintomatico”. Invece “quello che è certo è che, a differenza della Sars, in Covid-19 le persone sono contagiose anche prima di sviluppare i sintomi. Proprio per questo motivo è stato necessario il lockdown e l’uso generalizzato delle mascherine – precisa Viola – Altrimenti, come nella Sars, sarebbe stato sufficiente isolare i contagiati”.

“Sì, è possibile che gli asintomatici contagino. Con meno efficienza (per via delle cariche virali rino-faringee più basse) e per un numero di giorni probabilmente minore rispetto ai sintomatici”, ribadisce Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e virologia all’ospedale San Raffaele di Milano.

“A tutt’oggi – avverte Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di statistica medica ed epidemiologia molecolare dell’Università Campus Biomedico – c’è un grosso dibattito scientifico su questo tema, con pareri non omogenei. L’Oms ha dichiarato che non trasmettono il virus e in genere la trasmissione del virus dipende dalla carica virale e dalla predisposizione dell’individuo che si infetta. Il virus è molto contagioso – rileva Ciccozzi – quindi è probabile che una certa percentuale di asintomatici possa infettare in particolari condizioni”.

“C’è un studio cinese che dimostrerebbe che un soggetto asintomatico positivo messo insieme ad un gruppo consistente, non ha trasmesso a nessun soggetto la malattia – spiega Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova e componente della task force Covid della Regione Liguria – Dobbiamo essere cauti e distinguere 4 categorie di asintomatici: i puri cioè quelli che rimangono sempre asintomatici senza nessun sintomo e, probabilmente, hanno una carica virale molto bassa; gli asintomatici nella prodromica dell’infezione, ovvero nella fase di incubazione e questi hanno un carica virale molto alta, oggi sono asintomatici ma tra una settimana possono manifestare i sintomi; poi ci sono quelli poco sintomatici (non si accorgono di avere i sintomi ma ce li hanno, un po’ di stanchezza o una blanda congiuntivite), con una carica virale alta; infine i guariti, non hanno sintomi ma il tampone è positivo, la carica virale è bassa”.

Più sicuro Pierluigi Lopalco, epidemiologo dell’Università di Pisa e coordinatore scientifico della task force pugliese per l’emergenza coronavirus: “Certamente sì, gli asintomatici possono contagiare. In particolare i pre-sintomatici e i paucisintomatici”.

Francesco Le Foche, responsabile del day hospital di immuno-infettivologia del Policlinico Umberto I di Roma, ricorda che sul tema “c’è un confronto e studi in atto. Credo però ci siano vari livelli da considerare. Il primo è che se una persona è asintomatica, ma sta per sviluppare la malattia potrebbe senza dubbio contagiare. Poi ci sono i paucisintomatici, hanno pochi sintomi ma hanno la malattia, quindi sono contagiosi. Poi c’è l’asintomatico vero che, invece, è molto improbabile possa contagiare”.

Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma, chiarisce: “Abbiamo sempre detto che gli asintomatici potevano contagiare. Ovviamente in circostanze particolari. Soprattutto nelle ultime 48 ore prima della comparsa dei sintomi”. Dal punto di vista pratico e della prevenzione, però, aggiunge Ippolito, “considerarci tutti ‘infetti’, rispettando le regole di protezione e distanziamento, è la soluzione migliore”.

“La distinzione tra paucisintomatici e asintomatici è molto sottile da distinguere – risponde Marco Tinelli, infettivologo e tesoriere della Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali – Dati recenti della letteratura scientifica evidenziano che anche gli asintomatici possono essere vettori di contagiosità pur avendo una concentrazione più bassa della carica virale rispetto ai sintomatici, specie con gravi patologie respiratorie”.

Per il genetista Giuseppe Novelli, dell’Università di Tor Vergata, la risposta è “sì, ci sono evidenze che gli asintomatici possano trasmettere Covid. Tuttavia una persona asintomatica è probabilmente meno infettiva di una sintomatica. Stiamo cercando di capire cosa hanno di speciale gli asintomatici”.

Sulla contagiosità degli asintomatici non sembra aver dubbi il virologo Roberto Burioni: “Abbiamo imparato che un grandissimo numero di persone asintomatiche può trasmettere il virus – ha affermato a inizio maggio a ‘Che tempo che fa’ su Rai2 – Una volta dicevamo ‘mascherine solo per i malati’: tutti possiamo essere malati, tutti dobbiamo portare la mascherina oltre ad osservare le misure relative ad igiene e distanziamento sociale”, ha ammonito il docente dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA