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Coronavirus: focolaio peschereccio conferma effetto scudo anticorpi neutralizzanti

Di Redazione |

Milano, 20 ago. (Adnkronos Salute) – Potrebbe arrivare a bordo di un peschereccio una notizia incoraggiante sull’immunità per il coronavirus Sars-CoV-2. A raccontarlo è lo scienziato italiano Enrico Bucci, ricercatore in Biochimica e Biologia molecolare e professore alla Temple University di Filadelfia, che sulla sua pagina Facebook racconta in breve l’esito di uno studio disponibile in versione pre-print sulla piattaforma ‘Medrxiv’.

Lo scienziato cita il lavoro per rispondere alla domanda: gli anticorpi neutralizzanti forniscono davvero protezione contro una reinfezione da Sars-CoV-2? “La risposta affermativa – dice – è in un pre-print che descrive un ‘esperimento naturale’ accaduto su un peschereccio”. Il dato saliente che emerge dallo studio è che 3 componenti dell’equipaggio che dal test fatto prima di partire risultavano avere anticorpi neutralizzanti “non si sono ammalati né infettati”.

Lo studio (supportato da un grant del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, centro degli statunitensi Nih) porta la firma di scienziati dell’University of Washington e del Fred Hutchinson Cancer Research Center, che hanno esaminato i dattagli di un’epidemia che ha colpito un peschereccio. Prima della partenza, “gli oltre 100 membri dell’equipaggio” erano stati testati, riepiloga Bucci, “per la presenza di Rna virale (tampone) e per la presenza di anticorpi contro il virus (test sierologico)”. Nessuno dei componenti dell’equipaggio è risultato positivo all’Rna virale, mentre 6 membri dell’equipaggio hanno dimostrato di avere gli anticorpi prima della partenza”. Fra questi 6, 3 per l’appunto mostravano di avere anticorpi neutralizzanti.

“A causa probabilmente di un falso negativo nei test all’imbarco – racconta Bucci – a bordo si è diffusa un’epidemia di Covid-19: si è contagiato l’85% dell’equipaggio (a proposito di immunità di gregge)”, secondo i numeri riportati in un estratto del lavoro 104 persone su 122. L’infezione deve essere stata causata da un singolo caso indice, perché il sequenziamento del virus nei pazienti dimostra un’origine singola. I 3 individui con anticorpi neutralizzanti non si sono ammalati né infettati; al contrario, gli altri 3 con anticorpi non neutralizzanti sembrano essere stati attaccati dal virus, come quasi tutto il resto dell’equipaggio”.

Morale: “Se il pre-print non risulterà essere affetto da difetti metodologici, che io per ora non riesco a vedere – scrive Bucci – abbiamo imparato che: la diagnostica inaccurata può portare ad outbreak del virus; in ambienti in cui il virus può circolare liberamente fra molte persone, il tasso di attacco del virus è alto (indipendentemente dall’età), e quasi tutti si infettano; la sieropositività, da sola, non è indice di protezione da reinfezioni; gli anticorpi neutralizzanti, esattamente del tipo di quelli evocati dai vaccini in studio, sono protettivi dalla reinfezione”.

“Si tratta di un dato forte a supporto dell’utilità del vaccino. Purché, a fronte della decrescita rapida degli anticorpi circolanti, la memoria B si formi”, conclude l’esperto.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA