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Coronavirus, Lombardia al lavoro per aumentare posti letto

Di Redazione |

Milano, 14 ott. (Adnkronos Salute) – Il contagio da coronavirus Sars-Cov-2 cammina e le ospedalizzazioni stanno “crescendo rapidamente in Lombardia”. Come segnalato nei giorni scorsi dagli esperti, la pressione si concentra non sulle terapie intensive in questo momento, ma sui reparti di media-bassa intensità. Perciò la Regione sta lavorando per rendere disponibili “molti più posti per sub acuti”. Una delibera è in cantiere per “aprire mille nuovi letti per ricoveri extra ospedalieri”. Perché “la situazione è sicuramente molto delicata”, conferma all’Adnkronos Salute il direttore generale Welfare Marco Trivelli, ma “ci troviamo di fronte a uno scenario diverso da quello di marzo-aprile”.

Nei mesi dello ‘tsunami Covid’, quelli della prima emergenza sanitaria fronteggiata in Italia, a preoccupare erano la crescita esponenziale delle terapie intensive. E i piani che erano stati predisposti dopo la Fase 1, sia a livello regionale che a livello governativo, “erano stati pensati sulla falsariga di quello che era accaduto a marzo. Quindi bisogna rimodulare la strategia” per rispondere a un quadro differente, spiega Trivelli.

Per questo Palazzo Lombardia lavora su quelle che si chiamano ‘degenze di comunità’, cure intermedie: sono letti a più alta assistenza infermieristica. La Regione mette in campo le risorse per aprire questi letti e “le nostre Ats stanno già sondando le disponibilità, e avranno il compito di contrattualizzarli”, evidenzia Trivelli.

Il contesto in cui potrebbero aprire “può essere sia ospedaliero che in strutture per sub acuti”. Si andrà a cercare “dove ci sono magari posti aggiuntivi non ancora messi a contatto o in strutture non pienamente utilizzate”. L’evoluzione del contagio viene guardata con attenzione. “Anche con il nostro Cts (il comitato tecnico scientifico regionale) siamo in contatto costante. Si valuta giorno per giorno. In questo momento quello che ci preme è potenziare i letti. Come numero di ricoveri potremmo anche superare la fase 1, ma in questo momento vediamo una distribuzione diversa. Speriamo che anche i medici di medicina generale siano più solerti, oggi la situazione dei dispositivi di protezione individuale è diversa e il loro ruolo è cruciale per intercettare i casi il prima possibile”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA