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Coronavirus: donne meno inclini a correre rischi, studio in 8 Paesi

Di Redazione |

Roma, 16 ott. (Adnkronos Salute) – Più prudenti e attente, e più ligie alle regole contro Sars-CoV-2. E’ il quadro che emerge da un’indagine condotta in 8 paesi Ocse, Italia inclusa: le donne considerano il coronavirus un problema più grave, sono più inclini ad approvare le politiche sanitarie e le infrangono di meno rispetto agli uomini. E proprio la maggiore adesione delle donne alle misure anti-Covid può essere una delle ragioni della minore vulnerabilità e mortalità registrate rispetto agli uomini, nella fase iniziale dell’epidemia. Due degli autori della ricerca, apparsa su ‘Pnas’ (Proceedings of the National Academy of Sciences), sono studiosi della Bocconi, Vincenzo Galasso e Paola Profeta, affiliati al Covid Crisis Lab.

“I responsabili politici che promuovono una nuova normalità fatta di mobilità ridotta, mascherine e altri cambiamenti comportamentali – dice Galasso – dovrebbero quindi progettare una comunicazione differenziata per genere se vogliono aumentare l’adesione degli uomini”. Gli autori osservano sostanziali differenze di genere sia negli atteggiamenti che nei comportamenti attraverso un’indagine in due ondate (marzo e aprile 2020), con 21.649 intervistati in Australia, Austria, Francia, Germania, Italia, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti, che è parte del progetto internazionale Repeat (Representations, perceptions and attitudes on the Covid-19). Tra i Paesi esaminati, un po’ a sorpresa si scopre che l’Italia è quello che rispetta maggiormente le regole.

In generale, le donne di tutto il mondo sono più propense degli uomini a considerare Covid-19 un problema di salute molto grave (59% contro il 48,7% a marzo e 39,6% contro 33% ad aprile), a concordare con le politiche pubbliche che contrastano la pandemia, come le restrizioni alla mobilità e il distanziamento sociale (54,1 contro 47,7 in un indice che va da 1 a 100 in marzo e 42,6 contro 37,4 in aprile) e sono nettamente più propense a seguire le regole e le misure ad hoc (88,1% contro 83,2% in marzo e 77,6% contro 71,8% in aprile).

Tra i Paesi esaminati – ribadiscono gli studiosi – l’Italia è quello che rispetta maggiormente le regole, sia all’inizio del lockdown che ad aprile, dopo 6 settimane di chiusura. Ma le differenze di genere rimangono forti: all’inizio il 92,6% delle donne rispettava le regole rispetto all’87,2% degli uomini. Con una piccola riduzione ad aprile: 89,5% tra le donne e 84,5% tra gli uomini.

“Le differenze maggiori tra uomini e donne riguardano i comportamenti che servono a proteggere soprattutto gli altri, come tossire nel gomito, a differenza di quelli che possono proteggere sia se stessi che gli altri”, dice Profeta.

Le differenze di genere persistono anche dopo aver controllato un gran numero di caratteristiche sociodemografiche e di fattori psicologici. Tuttavia sono minori tra le coppie sposate, che vivono insieme e condividono i loro punti di vista, e tra gli individui più direttamente esposti alla pandemia. Infine queste differenze diminuiscono nel tempo, se uomini e donne sono esposti allo stesso flusso di informazioni sulla pandemia.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA