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Coronavirus: mascherine ‘made in carcere’ da Cooperativa Alice e gruppo Servier

Di Redazione |

Roma, 3 nov. (Adnkronos Salute) – Mascherine ‘made in carcere’ per contrastare l’emergenza Covid-19 con impegno civile e iniziative socialmente utili. E’ questo l’obiettivo di ‘Italia is One’, progetto nato dalla collaborazione di Cooperativa Alice insieme ad altre due realtà di artigianato sociale, Astrolabio e Mending for Good, decise a sostenere la produzione di mascherine chirurgiche a 3 veli, grazie anche al sostegno del Gruppo Servier in Italia.

Nata nel 1992, la Cooperativa Alice è una realtà non-profit nazionale impegnata nel costruire una società inclusiva che abiliti le donne vittime di violenza e che vivono la realtà carceraria. E’ stata tra le prime realtà ad aver parlato di moda negli istituti penitenziari e a dimostrare come il design, la creatività e il saper fare siano ingredienti fondamentali per un riscatto sociale che non coinvolge soltanto le donne detenute o vittime di violenza, ma travolge l’intero sistema che lo scatena.

Allo scoppio dell’epidemia, Cooperativa Alice, Astrolabio e Mending for Good hanno deciso di unirsi creando una filiera di produzione etica unica nel suo genere: circa 140 persone, la maggior parte detenute, che insieme hanno prodotto oltre 60.000 mascherine interamente realizzate a mano nei 12 laboratori delle cooperative con l’obiettivo di fronteggiare la richiesta di questi dispositivi e renderli disponibili per le categorie più bisognose come i detenuti, spesso costretti in spazi angusti senza possibilità di distanziamento sociale, o il personale operante negli istituti penitenziari.

“In considerazione dell’attuale situazione emergenziale, abbiamo costruito un network di sartorie sociali (per lo più penitenziarie) con cui abbiamo ottenuto dall’Istituto superiore di sanità l’autorizzazione alla produzione e commercializzazione di mascherine chirurgiche a 3 veli”, dichiara Caterina Micolano, presidente del Cda di Cooperativa Alice. “Siamo molto orgogliose di aver intrapreso questa ‘impresa sociale’ – aggiunge – e che i nostri interlocutori si siano dimostrati sensibili alla nostra iniziativa. Il progetto ha una doppia valenza, non solo di responsabilità sociale nei confronti delle detenute che per il loro operato vengono regolarmente stipendiate, ma anche di impegno civile nei confronti della società in un particolare momento di bisogno come quello caratterizzato dall’emergenza Covid-19”.

Il Gruppo Servier in Italia, società farmaceutica internazionale indipendente e governata da una Fondazione non-profit, ha sin da subito sposato il progetto Italia is One, contribuendo con il suo supporto alla produzione di mascherine realizzate dal network Italia is One.

“L’emergenza sanitaria che l’Italia e il mondo intero si trovano ad affrontare impone a tutti un impegno collettivo in termini di responsabilità sociale. Dall’inizio della pandemia il Gruppo Servier in Italia ha sostenuto diverse iniziative per contrastare gli effetti di questa epidemia, a supporto delle autorità sanitarie, medici, ospedali, fondazioni, associazioni pazienti e cittadini in difficoltà. Un impegno che continuerà anche per i mesi futuri”, dichiara Viviana Ruggieri, portavoce del Gruppo Servier in Italia. “La mission di Servier mette al centro di ogni nostra azione le persone – aggiunge – e non poteva esimersi dal supportare Italia is One, che rappresenta un esempio unico e concreto di riabilitazione sociale e di tutela del diritto inalienabile alla salute delle persone private della libertà, nel caso specifico della popolazione femminile, una categoria particolarmente fragile e bisognosa di supporto”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA