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Coronavirus: allo studio ‘nanovaccino mosaico’ che protegge contro più ceppi

Di Redazione |

Milano, 14 gen. (Adnkronos Salute) – Una nanoparticella con un carico speciale: i frammenti di 8 diversi ceppi di coronavirus. Missione: conferire una protezione multipla. A lavorare al progetto è un team di giovani scienziati negli Usa. Gli esperti hanno creato una sorta di ‘nanovaccino mosaico’ e lo hanno iniettato nei topi, dimostrando la sua capacità di indurre la produzione di anticorpi che reagiscono alla varietà di diversi coronavirus a cui l’organismo è stato esposto, ma anche ad altri simili non presenti nella nanoparticella.

A firmare lo studio pubblicato su ‘Science’ è un gruppo di scienziati del Caltech, il California Institute of Technology, che ha esplorato le potenzialità della nuova tecnologia di immunizzazione con nanoparticelle che permette di esporre il sistema immunitario contemporaneamente a più patogeni. E in tempi in cui si agita lo spettro delle varianti di Sars-CoV-2, questo progetto assume un rilievo particolare. I ricercatori del laboratorio della biochimica americana Pamela Björkman lavorano allo sviluppo di vaccini per un’ampia gamma di coronavirus correlati, con l’obiettivo di prevenire future pandemie, visto che questi patogeni circolano in animali come i pipistrelli e hanno mostrato di avere il potenziale per fare il salto di specie arrivando all’uomo come Sars-CoV-2.

Questa piattaforma di vaccini si basa su una ‘nanoparticella mosaico’, inizialmente sviluppata da collaboratori dell’università di Oxford. Un team guidato dallo studente laureato Alex Cohen ha progettato una nanoparticella che ha la forma di una gabbia composta da 60 proteine ​​identiche, ognuna delle quali ha una piccola etichetta proteica che funziona come un pezzo di velcro. Cohen e il suo team hanno preso frammenti delle proteine ​​spike di 8 diversi coronavirus, hanno progettato ciascuno di questi pezzetti in modo che avessero un’etichetta proteica che si legasse a quelle presenti sulla gabbia, e hanno ‘caricato’ così i frammenti sulla nanoparticella. Risultato: una sorta di ‘navetta’ con punte che rappresentano i diversi ceppi sulla sua superficie.

La risposta anticorpale generata nei topi è risultata diversificata, che è un vantaggio rispetto ai metodi vaccinali tradizionali che portano pezzi di un solo tipo di virus. I risultati ottenuti, dicono gli autori, “suggeriscono che presentando al sistema immunitario diverse varianti di coronavirus, questo impari a riconoscere le caratteristiche comuni dei coronavirus e possa quindi reagire non solo a una variante di Sars-CoV-2, ma anche a un nuovo coronavirus emergente che potrebbe causare un’altra pandemia”.

Sebbene il team stia ancora studiando il meccanismo alla base di questo fenomeno, i risultati sono promettenti, dicono. “Se possiamo dimostrare che la risposta immunitaria indotta dalla nostra tecnologia protegge effettivamente dalle malattie derivanti dall’infezione, speriamo di poterla portare avanti fino agli studi clinici sull’uomo, anche se ci sono molti passaggi ancora da affrontare prima di questo”, dice Cohen. “Non prevediamo che questa metodologia possa sostituire i vaccini esistenti, ma è bene avere molti strumenti a portata di mano quando si affrontano future minacce virali emergenti”.

Anche perché, conclude Björkman, “sfortunatamente è improbabile che Sars-CoV-2 sia l’ultimo coronavirus a causare una pandemia. I risultati di Alex Cohen mostrano che è possibile aumentare diverse risposte anticorpali neutralizzanti, anche contro ceppi di coronavirus che non sono rappresentati sulla nanoparticella iniettata. Speriamo che questa tecnologia possa essere utilizzata per proteggere dai futuri coronavirus animali che si incrociano negli esseri umani. Inoltre, le nanoparticelle suscitano risposte neutralizzanti contro Sars-CoV-2, quindi si potrebbero utilizzare ora per proteggere contro Covid e poi contro altri coronavirus con potenziale pandemico”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA