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Salute, esperti: ‘Generazione zero tabacco? Impossibile con stretta su nuovi prodotti’

Di Redazione |

Roma, 8 feb. (Adnkronos Salute) – “Il piano contro il cancro annunciato dalla Commissione Ue nei giorni scorsi ha obiettivi molto ambiziosi. L’abbattimento della percentuale dei fumatori dal 25% di oggi (circa il 22% in Italia) al 5% nel 2040, per creare ‘una generazione zero tabacco’, è lodevole. Ma ridurre significativamente il numero di morti per tumore con una stretta su sigarette elettroniche e tabacco riscaldato è utopistico e irrealizzabile”. Non usa mezzi termini Fabio Beatrice, professore presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Torino e fondatore del Centro Anti-Fumo dell’ospedale San Giovanni di Torino, nel commentare lo European Beating Cancer Plan che per la prevenzione dei fattori rischio, tra i quali il tabacco, prevede investimenti pari a 4 miliardi del bilancio Ue.

“Non è chiaro – aggiunge Beatrice – quali strategie metteranno in atto i signori della Commissione Europea nei casi di soggetti resistenti alla proposta di cessazione, ovvero quelle persone che non vogliono smettere di fumare, che poi sono la stragrande maggioranza. Basti pensare che in Italia, su 12 milioni di tabagisti, appena 8mila si rivolgono ai Centri Anti-Fumo. Di questi, solo il 45% riesce nell’intento, in genere sono adulti che hanno avuto un tumore. Sicuramente i giovani non accedono a queste strutture”.

“Se la politica resta confinata a proposte di divieti e tasse – continua Beatrice – difficilmente si riuscirà ad intervenire con politiche di aiuto rispetto ad una popolazione che va incontro ineluttabilmente a malattia e morte. Queste proposte sono pensate da chi non ha dimestichezza con la trincea del tabagismo e, di conseguenza, non può tenere conto di quello che succede nella vita reale”.

Per il direttore del Centro Anti-Fumo dell’ospedale San Giovanni di Torino, insieme all’invito a smettere di fumare “bisogna assicurare proposte ricevibili. Un modo per ridurre il rischio ci sarebbe – dice Beatrice – ed è il fumo digitale (e-cig e tabacco riscaldato). Ci sono studi che confermano il potenziale di questi prodotti di ridurre il rischio per quei fumatori che non vogliono o non riescono a smettere. Questi nuovi dispositivi elettronici alternativi alle sigarette – con i quali, va detto, non raggiungiamo l’obiettivo della cessazione dalla dipendenza – sono un’alternativa migliore rispetto alle sigarette, affinché si eviti lo scenario peggiore per noi medici, ovvero che chi aveva già abbandonato le sigarette vi faccia ritorno. Tali strumenti hanno la caratteristica di ridurre drasticamente i prodotti della combustione, i veri artefici del danno da tabagismo, rispetto al fumo tradizionale. Dunque, di fronte ai decessi a causa del fumo, circa 80mila in Italia, serve ben altro. Da medico cosa faccio, lascio il fumatore senza alternative? Non me lo posso permettere”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Francesco Riva, presidente del C.O.C.I. (Cenacolo Odontostomatologico Centro Italia) e chirurgo maxillo-facciale: “In Italia ogni anno – ricorda – 6mila persone hanno una diagnosi di tumore del cavo orale. Chi fuma e beve in modo smodato ha il 40% in più di possibilità di sviluppare questo tipo di tumore. Quindi il messaggio che deve passare, ovviamente, è che il fumo nuoce alla salute. Ma non basta dirlo attraverso le immagini choc sui pacchetti di sigarette, perché quelle immagini, accompagnate dalla scritta ‘il fumo uccide’, non sono servite a nulla”.

Secondo Riva “anche il piano Ue contro il tabagismo rischia di non produrre gli effetti sperati, perché prevede una stretta sui nuovi prodotti equiparandoli alle sigarette tradizionali. Ma è un errore poiché, rispetto alle sigarette tradizionali, questi dispositivi non prevedono la combustione. Sebbene non siano privi di rischio, rappresentano sicuramente delle alternative valide per tutti quei fumatori adulti che continuerebbero a fumare. Dunque, se si vuole ridurre la percentuale di fumatori, bisogna farlo con gradualità. Anche gli pneumologi consigliano ai tabagisti di utilizzare e-cig e tabacco riscaldato pur di smettere con le sigarette tradizionali perché con questi dispositivi non viene inalato il catrame”.

Per Riva va spiegato, non solo ai più giovani, il meccanismo sfavorevole del fumo: “Non si può solo dire che il fumo fa male – aggiunge il presidente del C.O.C.I. – ma occorre avere ben chiaro cosa si vuole fare. La Commissione Ue ci deve dire quali strategie vuole adottare e quali mezzi metterà in campo per ridurre la percentuale dei tabagisti dal 25% al 5% entro i prossimi 20 anni. Sicuramente, di fronte a malattie e morti certe, serve buonsenso e non posizioni ideologiche. Sappiamo che i tabagisti sono dei tossicodipendenti, quindi dobbiamo offrire loro alternative”.

“Chi fuma ha la bocca secca e quando si ha minore salivazione la mucosa è meno protetta – spiega – Da qui il rischio di sviluppare il tumore del cavo orale. Invece, con le e-cig e il tabacco riscaldato, pazienti e medici, anche questultimi sono spesso fumatori incalliti, mi dicono che non hanno più quella sensazione di ‘bocca secca’ e quindi nessun problema di salivazione. Dunque bene le campagne di prevenzione, benissimo coinvolgere le scuole, ma serve fare i conti con la realtà, ben sapendo che anche nei Centri Anti-Fumo si rivolgono pochissime persone e i risultati finora ottenuti non sono affatto soddisfacenti”.

In attesa di conoscere meglio nel dettaglio il piano contro il cancro, una delle priorità nel campo della salute della Commissione di Ursula von der Leyen, Beatrice, non rinuncia al suo appello alle istituzioni europee: “Dovrebbero ascoltare di più chi, come noi, ogni giorno lavora in trincea con i tabagisti – chiede – proporre politiche di aiuto ricevibili dai pazienti e prendere in considerazioni gli studi effettuati sui questi prodotti, secondo cui i prodotti senza combustione dovrebbero essere trattati diversamente dalle sigarette tradizionali. Nel Regno Unito la e-cig è uno strumento di Sanità pubblica, perché ritenuta in grado di ridurre significativamente le sostanze tossiche presenti nel fumo di sigaretta. La Commissione non può non prendere in considerazione il principio della riduzione del rischio come strumento da utilizzare nella lotta al fumo e quindi alla riduzione dei morti di cancro. L’auspicio è che le istituzioni Eu rivedano le loro posizioni sul ruolo che tali prodotti senza combustione possono giocare nella lotta al tabagismo”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA