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Un lungo, dolce e morbido abbraccio

Di Sonia Distefano |

A Catania nei giorni dedicati ai festeggiamenti di Sant’Agata, il cuore della città spalanca le sue porte per un abbraccio al mondo, rappresentato non solo dai tanti devoti che affollano via Etnea, piazza Duomo, piazza Università e vie circostanti, ma anche e soprattutto dai tanti visitatori che giungono a Catania da fuori ed i tanti turisti, attirati dalla devozione, ma anche dal calore, dal folklore, da tutti i tratti caratteristici che rendono unica al mondo la Festa di Sant’Agata e il capoluogo etneo.

Tra bancarelle piene di torrone, olivette, cedri canditi, calia e ogni varietà di frutta secca, fino ad arrivare all’immancabile zucchero filato, caramelle e dolciumi per i più piccoli, e le più raffinate prelibatezze esposte nelle vetrine dei bar, il centro storico si riempie di colori, odori e sapori, che tingono di gusto la Festa, con specialità così tipicamente catanesi da diventare anch’esse rappresentative della devozione ad Agata.

E se quest’anno, per evitare gli assembramenti e riuscire a contenere i contagi da Covid-19, le strade appariranno stranamente vuote e prive di vita, nelle case dei catanesi sicuramente le famiglie ricreeranno a tavola l’atmosfera festosa senza rinunciare alle specialità dolciarie e gastronomiche, tradizionali della Festa. Impensabile infatti un pranzo di Sant’Agata senza una guantiera di “minnuzze”, caratteristiche cassatelle di Sant’Agata. Si tratta di dolci a forma di piccoli seni, fatti con pan di spagna imbevuto di rosolio, farciti con ricotta rigorosamente di pecora, gocce di cioccolato e canditi. All’esterno sono ricoperti di glassa bianca e rifiniti con in cima una ciliegia rossa candita.

Le “minnuzze” oltre a rappresentare un’assoluta prelibatezza della pasticceria catanese, hanno anche attratto l’attenzione degli storici che si sono dedicati agli studi delle origini della festa di Sant’Agata, scorgendo in molte delle sue parti collegamenti con gli antichi culti Isidei. Uno degli elementi di interesse di tali studi sarebbe il dolce chiamato appunto “minne di Agata” o più propriamente “minnuzze di Virgini” che riproporrebbe il seno della dea Iside nella sua veste di dea madre.

Un altro parallelo si trova nei culti dei misteri eleusini, dove in occasione dei riti demetriaci si usava consumare dei panetti dolci il cui aspetto riproponeva il seno della dea Demetra, protettrice delle messi e a sua volta considerata anch’essa dea madre.

Ci sono poi le olivette di Sant’Agata, realizzate con un morbido impasto di pasta di mandorle, aromatizzato con liquore e aromi, ricoperte di zucchero e colorate di verde. Secondo la tradizione si ricollegano ad un episodio narrato nell’agiografia della Sana. Una leggenda racconta che Agata, mentre veniva condotta in giudizio dal crudele proconsole di Catania, si era fermata ad allacciarsi un sandalo e appena il piede toccò il suolo iniziò a crescere un albero di ulivo con i suoi frutti. Secondo un’altra versione, invece, Agata si sarebbe imbattuta per caso contro un albero di ulivo sterile, che al suo tocco avrebbe prodigiosamente cominciato a produrre olive.

Tra i colori e sapori della Festa non possono poi mancare la frutta di Martorana, le fettine di cedro con il sale ed il più classico dei torroni, il “Croccante”, realizzato con mandorle intere e zucchero caramellato.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA