LA LEZIONE DEI MAESTRI, LE TRAPPOLE DEI FALSI PROFETI
1479136983304_1618846333231
Oggi questa rubrichetta fa pubblicità (gratuita) a un film nelle sale: “Genius”, un film “editoriale”, ambientato nell’epoca in cui le parole erano scritte sulla carta e ne assimilavano la stessa pastosa consistenza, un’epoca in cui anche una virgola al posto giusto era insieme forma e sostanza, era la struttura sulla quale si arava con i pensieri facendoli verbo. Racconta il rapporto tra Max Perkins (editore, tra gli altri, di Hemingway e Fitzgerald) e Thomas Wolfe, che Perkins proiettò nel pantheon della letteratura con una pesantissima opera di editing, segno di una élite culturale internazionalmente riconosciuta che conservava il rapporto con il “basso”: Thomas Wolfe, splendido esemplare di scrittore, lontano mille miglia dagli scrittori politicamente corretti e manichei al limite del bigotto di oggi, ricevette la notizia dell’interessamento di Perkins mentre era in ospedale dopo una rissa all’Oktoberfest e morì a causa di un virus preso per aver diviso una pinta di wisky (una pinta!) con un barbone.
Io ho avuto il privilegio di conoscerne tre, di maestri: un filosofo e due poeti, Jonathan Galassi, Antonio Riccardi e Manlio Sgalambro. Perché adesso è questo il fenomeno al quale stiamo assistendo: la scomparsa dei maestri e l’apparizione dei capopopoli, la comparsa dei falsi profeti.