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A Collesano una “cowgirl” multitasking che vive tra vacche, formaggi, turismo e didattica

Di Maria Ausilia Boemi |

Dopo la laurea in Agraria, Grazia Invidiata per i primi 10 anni ha esercitato la professione di l’agronomo nel territorio natio di Collesano: «Avevo creato uno dei primi studi associati della zona – racconta – e ci lavorai fino al 2003, quando ho deciso di dedicarmi totalmente all’attività aziendale».

Un salto nel buio, soprattutto per una giovane di 27 anni che, dopo la morte prematura dei genitori, si è ritrovata completamente sola: «Il nostro – spiega – è un territorio marginale ricco soprattutto di pascoli e mio padre, che era un dipendente regionale, era anche grande appassionato di cavalli e bovini: avevamo circa 60 ettari di terreni e dei bovini, ma senza alcuna struttura aziendale ad eccezione di una vecchia stalla e di magazzini realizzati da mio padre negli anni ’70. Era una sua passione che coltivava nei fine settimana o nei momenti liberi, senza alcuna redditività. Venuti meno i miei genitori molti anni fa – ero figlia unica -, ho dovuto capire cosa fare di ciò che avevo ereditato: iniziai a togliere gli animali che non servivano (capre, pecore) e decisi di allevare solo bovini, tenendo i migliori soggetti presenti all’epoca e continuando a vendere il latte ai grossi caseifici». Ma il latte (allora come oggi) veniva pagato male e con tempi lunghi: «Questa situazione mi diede l’angoscia e mi fece capire che dovevo rendermi indipendente. In quel periodo – fine anni ’90-2000 – nel territorio nacquero i patti territoriali e, con la libera professione di agronomo, avevo cominciato a presentare progetti per altri. Lì scattò la molla e la decisione di stilare un progetto per ristrutturare e adeguare la mia azienda alle nuove norme, realizzando una stalla a stabulazione libera, la sala mungitura, ma anche un piccolo caseificio aziendale e la zona etichettatura. Finiti questi lavori, decisi di dedicarmi in toto all’azienda. Con un secondo progetto nel 2007, ho poi realizzato una cantina sottoterra e un punto vendita aziendale». Grazia Invidiata utilizza fondi europei di due patti territoriali e un Psr, senza disdegnare però di lavorare lei stessa in prima persona, con il solo aiuto di un albanese, arrivato giovanissimo nel 1991 dal suo Paese e che continua ancora oggi a lavorare con lei in azienda: «È grazie alla presenza di Agron Gryka, che mi ha affiancato con piena dedizione e passione in tutti questi anni, che ho potuto realizzare ciò che oggi siamo. Ci siamo occupati di tutto: anche di costruire materialmente le recinzioni e i box per i vitelli o seguire i bovini a cavallo».

Certo, una volta realizzate le strutture, veniva il difficile: un conto è infatti vedere fare in formaggio, un conto è farlo senza avere alcuna esperienza. «Ma alla lunga ci siamo riusciti: abbiamo iniziato, come si fa con la ricetta della torta della nonna, da qualche appunto che mi passò un mio amico e che poi ho incorniciato in un quadretto. Da lì poi l’esperienza, la voglia, la sperimentazione ci hanno permesso di diventare ciò che siamo».

Oggi in azienda ci sono 90-95 capi, tutti bovini da latte: per metà di razza bruna e per l’altra metà meticce siciliane. La principale produzione (circa l’80%) è assorbita dalla provola delle Madonie presidio Slow Food: «Inoltre, per entrare sul mercato con una cosa unica, produciamo caciotte a pasta cruda all’arancia e al limone, tumine alla cenere (lasciate maturare sotto la cenere dell’affumicatura, fatta a legna e non a bagno chimico), tumine aromatizzate all’erba cipollina, al timo, alla maggiorana, formaggi molli lasciati maturare in foglie di fichi». Poca la vendita in azienda, ma comunque filiera corta con la vendita nei negozi bio a Palermo e soprattutto Fud Catania e Fud Palermo, i Gas di Palermo e, in passato, tutte le fiere bio in Sicilia, oggi in parte abbandonate per mancanza di tempo.

Il biologico è stata una scelta sin dall’inizio: «Da sempre puntiamo soprattutto alla qualità, quindi abbiamo scelto il biologico, il latte crudo, Slow Food. Venti anni fa, era persino difficile reperire le materie prime bio per gli animali, col tempo per fortuna la situazione è migliorata. La nostra è una zona di pascoli, la razione per le vacche viene integrata con foraggio che proviene dall’azienda in bio del territorio di Salvatore Mancuso. Alcuni prodotti è però impossibile trovarli localmente in bio, quindi a volte sono costretta a rivolgermi ad aziende più lontane».

Allevamento e caseficio, ma non solo: a un certo punto l’imprenditrice ha fatto la scelta di diversificare l’azienda con la fattoria didattica e l’agriturismo: «Nel 2007 siamo stati accreditati – siamo stati la settima azienda in Sicilia – come fattoria didattica. Poi anche come agriturismo, ma solo pernottamento in tre piccoli edifici in tre terreni distinti. Per la fattoria didattica, vedevo che la gente veniva in azienda e si incuriosiva e compresi che questo avrebbe potuto essere non tanto un apporto economico, ma soprattutto una soddisfazione personale, un modo di relazionarsi con gli altri e soprattutto con i bambini. Credo infatti che fare capire a un ragazzino che anzitutto deve studiare e può aspirare a cose diverse, ma poi magari può anche scegliere di allevare vacche, sia importante».E in azienda non arrivano soltanto scolaresche di ogni ordine e grado, perché Grazia Invidiata ha attive diverse convenzioni con alcune facoltà universitarie italiane: Palermo, Bra, Bari, Viterbo.

Tra le tre anime della sua azienda, Grazia Invidiata ammette però di rispecchiarsi di più «nell’allevamento e nel caseificio, anche se inizialmente mi divertivo e mi dedicavo totalmente all’azienda, seguendo i capi a cavallo, costruendo recinzioni, facendo una vita all’aria aperta, cosa che purtroppo non riesco più a fare perché le carte mi sommergono: tra la contabilità, i problemi igienico-sanitari, le scadenze, resto tutto il giorno in ufficio. Almeno però, quando alzo gli occhi, vedo mucche che pascolano».

Insomma, la solita palla al piede della burocrazia: «Io alla fine sono un tecnico e faccio quello che avrei dovuto fare per altri da agronomo, ma un povero disgraziato come può permettersi di pagare un agronomo, un tecnico?».

Eppure, secondo Grazia Invidiata, agricoltura e allevamento sono strade che offrono opportunità ai giovani: «Penso di sì, però è necessario metterci molto impegno, non avere grandi pretese ed essere pronti a fare grandi sacrifici. Io la strada la vedo, ho un figlio di 12 anni, Andrea, che nella sua vita farà ovviamente quello che vorrà, però sicuramente se hai voglia di lavorare e sei disponibile a sacrificarti, alla fine la spunti. Ma subito no, non si vede nulla, a meno che uno non abbia una realtà già avviata in cui magari portare le proprie innovazioni. Ma mettendo su da perfetti sconosciuti un’attività del genere, non puoi ottenere risultati subito». E ribadisce che pure in questo caso «occorre avere le spalle coperte economicamente, anche se a un certo punto magari non le hai più perché spendi tutto in investimenti. Nei convegni lo dico sempre: giovani imprenditori sì, ma con i soldi, perché se non hai i soldi non puoi fare nulla».

Una caparbietà che ha permesso a Grazia Invidiata di imporsi in un settore difficile sì, ma non per ostacoli di “genere”: «Io andavo a cavallo, giravo a piedi il territorio, conoscevo già tutti gli allevatori. Sicuramente all’epoca – sottolinea sorridendo – nessuno avrebbe scommesso più di tanto che da sola avrei potuto realizzare tutto questo. Ma è normale: ero una donna da sola, anzi all’epoca una ragazza 27enne. Penso che non molti ci avrebbero scommesso una lira… L’essere donna non è stato però mai un ostacolo in questo lungo percorso: forse perché mi mostro decisa, non saprei. Devo comunque dire che ho iniziato a lavorare alla realizzazione di questa azienda senza alcuna mira o pretesa e, passo dopo passo, sono riuscita ad ottenere grandi soddisfazioni».

Un po’ un vivere alla giornata, pronta ad affrontare tutti gli imprevisti che, soprattutto in agricoltura, si possono verificare al di fuori del controllo delle persone, e che non impedisce, tuttavia, di fare progetti: «Sicuramente non si finisce mai: se lavorando ti diverti, cerchi sempre di migliorare. Non ho intrapreso questa strada per fare soldi, perché tutto si fa tranne che accumulare denaro. Io ho anzi sperperato il mio patrimonio personale. Lo faccio perché mi piace: ovviamente avere una serenità economica è giusto, ma è un continuo reinvestire. Ad esempio, quest’anno abbiamo messo a punto la produzione di latte-innesto aziendale: è stato un grande obiettivo. Per fare il formaggio utilizziamo così solo caglio e latte-innesto aziendale: è come con il lievito madre per il pane, non utilizziamo starter artificiali per fare inacidire la pasta».

Un esempio di come l’agricoltura oggi deve essere di qualità, aperta alle innovazioni e multifunzione per stare su un mercato sempre più esigente e globale. Una realtà complessa che le donne di Sicilia come Grazia Invidiata sanno cavalcare.

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