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Carmelinda, la “Beba” siciliana di “Montalbano” fa teatro in Olanda: «Ma vorrei tornare»

Di Rossella Jannello |

Risponde da Amsterdam, dove ha scelto di vivere, ma potrebbe essere al Polo Nord o all’Equatore. Perché, ovunque fosse, farebbe teatro, e teatro italiano. Parliamo di Carmelinda Gentile, siracusana, 45 anni, da oltre vent’anni sulle scene teatrali e conosciuta al grande pubblico per l’interpretazione della sanguigna e mediterranea Beba, moglie di Mimì Augello nel Montalbano televisivo.

Ma se Beba la rappresenta, la sua vera anima è un’anima antica, anzi classica. Cresciuta nella scuola di teatro dell’Inda e di Giusto Monaco, ne ha respirato l’essenza, che ha messo al servizio delle sue interpretazioni, ma anche di un modo di fare teatro. Quello stesso che ripropone ormai da due anni in Olanda, dove si è trasferita e dove ha fondato il Korego Teather Group. Che già nel nome tradisce la sua identità. Korego è infatti la più internazionale traslitterazione del greco Corego. Il Corego, nel teatro classico greco, quello che Carmelinda ha respirato nell’antica cavea siracusana, era colui che reclutava gli attori e si occupava di finanziare gli spettacoli per acquistare scenografie e costumi. Così, anche ad Amsterdam, Carmelinda ha messo su una scuola di teatro, un laboratorio stabile dove si fa teatro e si veicola la cultura e il teatro italiano.

Ma che ci fa una come lei in Olanda?

«La mia famiglia ha da sempre un legame con i Paesi Bassi. Prima si trasferì un mio zio, poi il mio fratello maggiore, che mise su famiglia, poi il minore. Fu naturale per me, dopo il diploma e la scuola di teatro, andare in Olanda per imparare le lingue, ma restai per cinque anni. Poi…».

Poi?

«Poi tornai in Italia, carica di entusiasmo. Ho lavorato con Luca Ronconi, Albertazzi, Piera Degli Esposti, Paola Gassman, Ugo Pagliai, sono stata scelta per quel ruolo in Montalbano, ho lavorato per molte edizioni degli spettacoli dell’Inda, ho fatto corsi nelle scuole preparando i ragazzi a partecipare al Festival dei Giovani a Palazzolo Acreide, ideato dal professor Giusto Monaco, dove si esibiscono con una rappresentazione a loro scelta. Un’esperienza interessantissima. Poi le cose sono cominciate a cambiare, in peggio».

In che senso?

«Sentivo che non c’era più posto per me nel mio Paese, nella mia isola. I miei spazi si restringevano; dal ruolo a una comparsata di una parola. Anche perché l’Inda sta vivendo una condizione di colonialismo. Insomma, mi sono sentita respinta dalla mia terra, come sta capitando a tanti. Targata sempre come attrice locale e dunque di serie B. Avevo già 40 anni e un bambino piccolo da crescere. Per questo me ne sono andata. Anche se quella è la mia origine e io rimango sempre un’attrice dell’Inda, anche se non mi chiamano».

E in Olanda come è andata?

«All’inizio ho cominciato a lavorare in un negozio, ma non potevo abiurare la mia passione. Così, quattro mesi dopo il mio arrivo, ho fondato il Korego Theater group, una compagnia amatoriale guidata però da una professionista. E ho ritrovato così tanti giovani italiani, molti dei quali scappati dal loro Paese per cercare un lavoro. I cosiddetti bamboccioni, che invece soffrono di aver lasciato i loro paesi, la famiglia, odori e sapori. Pieni di passione ed energia, e con tanta voglia di fare, anche per avvicinarsi attraverso il teatro ai loro dolori e alla loro essenza. Faccio lezioni di dizione e teatro e, al momento di andare in scena, divento la loro regista. Abbiamo già realizzato una serie di produzioni: da La Rosa Tatuata, omaggio alla Magnani, a Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello al lavoro di Dario Fo e Franca Rame Coppia aperta, quasi spalancata e abbiamo avuto un buon successo di pubblico. E ho deciso di affrontare prossimamente Filumena Marturano».

Teatro italiano per un pubblico italiano?

«Si, nel senso che ho scelto di recitare e far recitare in italiano per rimarcare che io veicolo Pirandello, non Shakespeare. Benni invece di Neil Simon. Ma non è solo italiano il nostro pubblico: gli olandesi, e in una città internazionale come Amsterdam in particolare, sono pazzi per l’Italia e la nostra cultura e ci seguono con attenzione. E ci sono olandesi anche nei laboratori. Al punto che ho deciso di fare un corso solo per olandesi che parlano l’italiano. E poi il teatro è un linguaggio internazionale che arriva dritto al cuore ovunque e in qualunque lingua si faccia. Se non passa il significato della parola, passano le emozioni».

È legata al personaggio di Beba?

«Diciamo che è una carissima amica con la quale mi diverto. E trovo bello che la gente si affezioni a questi personaggi che entrano in tutte le case. Pensi che un ragazzo mi ha chiesto un videomessaggio di Beba e Mimì per la sua fidanzata come regalo a sorpresa per il matrimonio. E io e Cesare (Bocci, ndr) lo abbiamo accontentato con piacere».

Carmelinda Gentile è olandese per sempre?

«Ma no, non posso tagliare il legame con la mia terra, non lo considero tagliato, in tutti i sensi. Per stasera sto preparando gli arancini, per esempio, con i quali festeggeremo il compleanno di mia nipote. E anche sul piano artistico, se ho da fare, torno volentieri nel mio Paese. Continuo attraverso il mio agente a fare provini in Italia, ho portato in scena il romanzo di Massimo Maugeri, il 9 dicembre sarò a Roma al Teatro Agorà con Le cinque rose di Jennifer. Insomma, se in Italia avessi la possibilità di fare il mio lavoro di attrice, tornerei, assolutamente. D’altra parte, storicamente ce ne siamo sempre andati dalla nostra terra ma spesso siamo anche tornati. Sono tematiche antiche che si ripropongono, come quelle del teatro greco, antiche e sempre attuali. La terribile storia della detenuta che ha scagliato i suoi figli dalle scale non vi ricorda forse Medea?».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA