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Carmelo, l’artista della moda coi “fiocchi”

Di Maria Ausilia Boemi |

Un giovane artista di successo (con alle spalle diverse mostre, anche internazionali) che, a un certo punto, spinto dalla sua passione vintage, un po’ per caso decide di dedicarsi all’artigianato nella moda: così, ritagliandosi un suo mercato di nicchia e forte dell’e-commerce, ha “messo il fiocco” a tutto il mondo. Il favarese Carmelo Nicotra, 35 anni, con la sua impresa Scocca Papillon (quasi un «incidente di percorso», come la definisce lui), produce appunto papillon che dalla Sicilia arrivano ovunque, persino a Honolulu e in Nuova Zelanda: un accessorio apparentemente démodé che invece, reinterpretato, conserva il suo fascino estroso o da cerimonia, a seconda di come viene coniugato.

 Dopo la laurea all’Accademia di Belle arti di Palermo,   Carmelo Nicotra, stella nascente siciliana nel campo dell’arte   visiva, ha fatto diverse mostre ed esposizioni in Italia e   all’estero: «Tra le altre, a Milano, Torino, Napoli, Pisa, Mestre,   Venezia, spesso Palermo, Favara, Messina, Agrigento, Catania   e anche Boston e Berlino». Con la Farm Cultural Park,   d’altronde, il giovane favarese respirava da sempre arte.   Tuttavia, aveva già fatto domanda di insegnamento a Milano,   dove voleva trasferirsi in quanto il capoluogo meneghino è   capitale italiana dell’arte contemporanea. «Nel frattempo –   racconta – sono sempre stato una persona creativa e attiva   qui a Favara e ho avuto un’idea bizzarra: organizzare una   mostra mercato vintage alla Farm Cultural Park. Nel 2012,   questa mia passione per il vintage, le cose usate, per il senso   critico del consumo etico non era infatti molto diffuso, ma a   me piaceva molto l’idea di dare una seconda vita alle cose.   Nell’ambito di questo evento, con i miei amici abbiamo   venduto vestiti di un negozio chiuso da anni a Favara. Da questi vestiti, ho avuto l’idea di inserire in questo mondo vintage anche il papillon perché avevo intuito – leggendo online le riviste di moda e style – che era un accessorio che stava tornando prepotentemente sulla scena». Carmelo Nicotra ha allora proposto alla madre sarta di realizzare per l’occasione alcuni papillon, utilizzando scampoli di campionari di un negozio di divani di Favara e altri tessuti racimolati in esercizi commerciali chiusi. «Abbiamo così voluto dare una seconda vita a stoffe che altrimenti sarebbero state buttate: mi interessava l’idea di un consumo critico delle cose e soprattutto nuovo, con tessuti alternativi, perché in giro vedevo solo cravatte e papillon abbastanza noiosi. Ho voluto fare un accessorio più casual, giovane, estroso. La prima sera ne abbiamo presentati una decina e hanno avuto un successo incredibile».

Un anno di vendite col passaparola e poi, spinto dagli amici, la decisione di farne una vera e propria attività. Con un po’ di titubanza perché «avevo già in mente di trasferirmi a Milano, artisticamente lavoravo bene e pensavo che, se mi fossi messo a fare questo, mi sarei distratto e non avrei avuto più tempo per dedicarmi alla mia arte. Però ho anche pensato che i treni vanno presi al volo: vedevo che questa idea aveva grandi potenzialità e mi sembrava un peccato perdere questa opportunità, per cui ho deciso di provarci». Unendo tradizione e innovazione: da non nativo digitale, ma aperto al mondo, Carmelo Nicotra si è associato alla piattaforma online di e-commerce Usa, Etsy, all’epoca da poco arrivata anche in Italia. E così, partendo dall’idea che «occorre essere un po’ più austeri e valorizzare i prodotti fatti a mano, dando una seconda vita alle cose, all’inizio ho utilizzato solo tessuti riciclati e destinati ad essere buttati da negozi di tappezzerie che mi cedevano campionari o scampoli. Poi ho avuto la grande fortuna di trovare il negozio del nonno di un mio amico, chiuso da 20 anni, che stava per buttare un intero magazzino: lì ho trovato tessuti degli anni ’80-’90, stoffe meravigliose che non esistono più. Era bello dare importanza a quei tessuti che, destinati a perdersi, diventavano invece pezzi unici e, come tali, preziosi. Questa idea di recupero mi affascinava tantissimo. Per cui ho incentrato tutto il progetto su questa filosofia di recupero e riciclo».

 Ma Carmelo Nicotra era anche ben consapevole che   dietro la vendita online ci deve essere un’attenzione ai minimi   particolari («dall’oggetto stesso al packaging, tutto deve   essere impeccabile»): per tre mesi si è quindi dedicato alla   progettazione e all’avvio dell’attività, forte dell’appoggio della   mamma sarta che ha deciso di supportarlo con il proprio   lavoro. «Mi sono iscritto a Etsy e da allora si è aperto un   mondo: questa è una piattaforma incredibile di e-commerce   che valorizza l’artigianato in tutto il mondo. Abbiamo   effettuato la prima vendita dopo due settimane a Torino, poi   dopo 3 settimane a Rio de Janeiro, quindi in Australia e via   via in tutto il mondo, specialmente negli Usa dove la cultura   delle vendite online nel 2012 era già molto diffusa. Adesso   devo dire che vendiamo un buon 50% in Italia. In Europa   abbiamo tantissimi clienti in Francia e Germania, ma con Etsy   non ci sono limiti: ho spedito anche in Madagascar, in Nuova Zelanda, a Honolulu».

Da allora, Carmelo Nicotra non si è fermato più: inserzioni su riviste di moda prestigiose (GQ, Glamour e Brides di Vogue in Inghilterra), articoli su blog e magazine, fino a quando quest’anno è stato selezionato tra i migliori venditori nel Belpaese per rappresentare Etsy in Italia. Tutta l’attività è online (sul sito www.scoccapapillon.etsy.com), anche se in Sicilia e nel resto d’Italia ci sono punti vendita dove si trovano i papillon di Carmelo Nicotra: «Continuo ancora oggi a recuperare tessuti destinati alla distruzione, ma ora il progetto si è allargato e ho quindi incluso tessuti nuovi e di tendenza, perché è il settore cerimonie quello dove oggi siamo molto più forti rispetto a quello casual. Anzi, adesso stampiamo anche noi tessuti disegnati da designer, proponendo ad esempio temi siciliani». Oltre alla mamma, altre sarte collaborano all’impresa, specialmente nei periodi di maggiore lavoro. Ad andare forte è soprattutto, quindi, il settore del wedding, dove «si copiano le mode americane: molti scelgono matrimoni a tema in cui coordinano ogni particolare, dalle bomboniere ai fiori. E si usa molto che i testimoni dello sposo siano vestiti tutti uguali come le damigelle. La fase casual va invece un po’ a scemare».

 Un’impresa nata quindi da un’idea geniale con un   investimento minimo, se non in termini di tempo. La   maggiore difficoltà è stata «il fatto che il mondo della vendita   online è una realtà nuova in cui molti commercialisti non   sanno come orientarsi. Io alla fine ho trovato una   commercialista giovane che ha studiato per capire come   catalogarmi e come posso fatturare».

 Una dimostrazione incontrovertibile che nell’artigianato   degli antichi mestieri c’è spazio, purché si sappiano coniugare   tradizione e innovazione: «Quando mi dicono che non c’è   lavoro né speranza, io mi mordo le mani perché abbiamo una   tradizione incredibile di made in Italy dal valore inestimabile.   Molti mestieri che stanno per morire possono essere ripresi   dai giovani, rinnovando l’immagine. Conosco tanti ragazzi   che, più o meno sulla scia di quello che ho fatto io, si sono messi in gioco e hanno successo: ma per avere successo non si deve pensare solo al mercato locale. Con l’online il mercato è mondiale e un giovane può presentare un prodotto tradizionale in una veste nuova, diversa, anche a livello di immagine, comunicazione, packaging».

Consequenziale il consiglio ai giovani: «Specializzarsi in settori di nicchia dell’artigianato, come il mestiere di sarto, inventarsi dei lavori rari che si stanno perdendo, recuperare questi mestieri e tradizioni, però con un occhio innovativo. Direi anche di viaggiare molto – io molte cose le ho apprese dai miei viaggi – cercando poi di fare proprie le cose apprese fuori».

Nessun rimpianto verso il progetto sfumato di trasferirsi a Milano: «Viaggio molto, mi posso permettere di gestire il mio tempo, anzi mi piace vivere in una dimensione un po’ più piccola come il mio paese. Qui ho la possibilità di produrre a basso costo, di avere uno studio, un laboratorio, materiali e maestranze a costo basso. Sia come artista che come artigiano qui mi trovo bene: con l’online, d’altronde, uno può vivere in qualsiasi parte del mondo e vendere ovunque». Contemporaneamente, infatti, Carmelo Nicotra continua il suo percorso artistico «e anzi non sto spingendo forte l’impresa, che ha un potenziale enorme, perché così riesco a gestire il mio tempo e posso dedicarmi alla mia natura, al mio lavoro, alla mia arte. Riesco così a mantenere questa doppia natura da imprenditore e da artista e sto bene così».

 Ma allora cosa manca alla Sicilia per superare la crisi?   «A livello nazionale ci manca l’orgoglio: si parla sempre del   made in Italy, il nostro Paese è stato sempre la culla dell’arte,   abbiamo la maggioranza dei beni culturali di tutto il mondo,   possiamo vivere solo di turismo, ma il nostro cancro è la   mafia e l’ostruzionismo sulle nuove iniziative. Io punterei poi   sicuramente sulla formazione di artigiani in scuole specifiche:   abbiamo un senso dell’estetica e del bello altissimo, di cui   però non ci rendiamo conto. Viviamo un senso di frustrazione   che, da siciliani, ci fa sentire sempre inferiori, inadeguati,   perché è il sistema che non ci riconosce. Invece, la   formazione che abbiamo noi è incredibile: anche per questo i   cervelli che si formano in Italia, all’estero se li prendono   subito. Però noi non ce ne rendiamo conto, abbiamo questo   senso di inadeguatezza, pensiamo di essere noi il problema,   di non essere abbastanza formati, di dovere fare di più: ma andando all’estero e confrontandomi con gli altri, ho riacquistato un senso di orgoglio siciliano fortissimo».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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