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Per chi suona la campana: i maestri artigiani di Burgio fanno suonare quelle di tutto il mondo

Di Enzo Minio |

Burgio (Agrigento) – Ha 500 anni di storia, una tradizione ancora viva, un’attività imprenditoriale sempre in crescita, un nome famoso in diversi continenti e maestri campanari che si tramandano l’arte da padre in figlio. Parliamo della fonderia Virgadamo delle campane di bronzo di Burgio, una delle poche ancora esistenti in Italia, che da secoli realizza i sacri bronzi per le chiese di tutto il mondo. La fonderia, in provincia di Agrigento, ubicata in piazza Roma, alla destra del torrente Garella, con il suo antico laboratorio, ancora artigianale, è diventato in questi anni un museo che desta interesse e curiosità tra turisti e visitatori ed alimenta attività didattiche di migliaia di studenti che arrivano nella città delle campane da ogni angolo della Sicilia per assistere alla fusione e alla lavorazione di gioielli campanari che vanno ad adornare tutt’oggi i campanili delle chiese di tutto il mondo, dall’Asia al Nord America.

Luigi Mulè Cascio

A fare gli onori di casa è il giovane fonditore Luigi Mulè Cascio, 36 anni, celibe, laureato presso l’Accademia delle Belle Arti di Palermo, che ha raccolto la pesante eredità imprenditoriale del nonno Mario Virgadamo che per un secolo scarso ha portato avanti la fonderia con creazioni di bronzo, uniche opere d’arte, i cui segreti ha saputo trasmettere al giovane nipote per continuare una pregevolissima attività nata nel XVII secolo. Dai dati, rilevati dallo storico riberese Raimondo Lentini e contenuti in un ricco volume di 150 pagine, si evince che la prima campana di Burgio porta la data del 1671 e il nome della fonderia della famiglia di Antonio Arcuri, proprietà passata nei decenni successivi a Giovanni Lo Cascio per finire a Giuseppe Virgadamo, l’antenato di Mario Virgadamo, quest’ultimo scomparso a 89 anni, nel 2003, e nonno materno di Luigi Mulè Cascio.

Mario Virgadamo, il nipote Luigi e papa Giovanni Paolo II

E’ stato proprio don Mario, come veniva rispettosamente chiamato per il suo straordinario ingegno, senza alcuna formazione accademica, a fare la storia della fonderia burgitana che ha realizzato diverse migliaia di esemplari di campane che eseguono tutt’oggi rintocchi, di recente anche con base di note musicali, nelle chiese più o meno lontane, dall’Europa all’Africa, dal Sud America fino all’Estremo Oriente, passando per l’Oceania.

Si tratta di opere di alta ingegneria artigianale i cui segreti sono stati gelosamente conservati e trasmessi al nipote Luigi. Un’immensa soddisfazione per Mario Virgadamo è stata la donazione di una campana offerta il 9 maggio 1993 in curia ad Agrigento a Papa San Giovanni Paolo II. Ecco cosa ricorda dell’incontro l’allora giovanissimo Luigi, di appena 11 anni: «Fu uno straordinario evento quando il nonno donò al Pontefice la splendida campana ottagonale, unico esemplare al mondo, con sopra un bassorilievo raffigurante Sua Sanità nell’atto di sorreggere il mondo. Qualche settimana dopo, un portavoce del Vaticano ci informò sul fatto che Karol Wojtyla avesse apprezzato tantissimo il dono offertogli dal nonno e che la campana era stata posta stabilmente nella sala da pranzo per compiere un cerimoniale che si ripete ogni giorno: il suono della campana indica che è il momento di sedersi a tavola». Nelle pause di lavoro a spiegare ai visitatori la nascita di una campana è Luigi Mulè Cascio. «La realizzazione di una campana – afferma il giovane fonditore – prevede una complessa progettazione che consta di diverse fasi, dalla modellatura alla fusione, dalla solidificazione alla sformatura e all’accordatura. Una lega di bronzo, costituita da 78 parti di rame e da 22 di stagno, viene fusa in forni di mattoni refrattari, scaldati a legna di rovere, ad una temperatura di 1.150 gradi. Un rito antico che culmina con la colata, tra il bagliore del metallo incandescente, l’odore acre del fumo e le litanie alla Madonna recitate dai presenti per propiziare la buona riuscita della campana».

Il trapanese Giovanni A. Barraco, in un video così racconta l’atto finale della fusione di una campana: «Il buio del laboratorio e un silenzio gravido d’attesa, il riverbero della fiamma proveniente dalla bocca del forno, il gesto benedicente del sacerdote, il precipitoso scorrere del bronzo fuso lungo il canale di mattoni refrattari, fino al suo interramento, sono alcuni tra i momenti salienti».

Il sogno di Luigi Mulè Cascio è quello di continuare a produrre artigianalmente, una dopo l’altra, le campane di bronzo e anche di ultimare il suo museo storico delle campane dismesse e raccolte nel palazzo Mandile, in corso Vittorio Veneto, possibile meta nell’itinerario turistico e culturale cittadino di un crescente flusso di visitatori. Il suo laboratorio e la sua arte campanaria in questi anni sono stati meta di tanti organi di informazione, dalla Rai alle reti Mediaset, compresa qualche tv internazionale. L’amministrazione comunale qualche anno fa gli ha assegnato il “Premio La Campana di Burgio” che viene pure dato come benemerenza a quanti, giornalisti, scrittori e artisti, pubblicizzano il buon nome e la cultura della cittadina agrigentina denominata della ceramica artistica e delle campane di bronzo. Per l’occasione, Luigi ha presentato un carillon di 7 campane, con melodie di note musicali, da elettrificare e da portare in giro per la promozione. Circa un anno fa sei pesanti campane, dal suono armonioso, hanno raggiunto la capitale della Nigeria, Abuja, dove hanno trovato collocazione in una chiesa cattolica. L’attività artigianale in fonderia è frenetica. Termina una colata, si sforma la campana e, appena pulita dalle incrostazioni e lucidata, si riparte con una nuova fusione. “

«Sono all’opera per consegnare tra breve – ci racconta il fonditore burgitano – cinque campane alla chiesa del Sacro Cuore di Gesù ad Agrigento, altrettante alla chiesa di padre Diego Martorana a Racalmuto, tre devo spedirle a Dallas nel Texas, quattro a Roma ed una ad un privato cittadino di Torino che vuole donarla ad una chiesa». Per la verità, nella cittadina delle 23 chiese aperte al culto, dei tre musei, dei laboratori di ceramica e di botteghe di terracotta, da appena una quindicina d’anni c’è un’altra fonderia artigianale. E’ quella di Rocco Cacciabaudo, burgitano, il quale, industrioso artigiano del bronzo, allora allievo di Mario Virgadamo, con cui ha lavorato per decenni, alla morte del maestro, ha scelto di continuare la sua attività professionale, di creare una nuova fonderia di campane e di farsi meritoriamente strada in Italia e all’estero.

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