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Simone Privitera, il catanese che scrive per Fedez e Rovazzi

Di Giorgia Lodato |

Fare musica, oggi, sembra essere alla portata di tutti. Con 300 euro in tasca compri un computer e impari, anche senza particolari nozioni in campo musicale. Ma per arrivare in alto devi essere curioso, preparato in materia e avere anche il colpo di fortuna che ti cambia la vita. Come è successo al catanese Simone Privitera, in arte Simon Says!, oggi idolo di molti ragazzini che ascoltano, e aspirano a comporre musica. «Facevo musica per diletto, con altri ragazzi ci scambiavamo demo di musica dance su internet e a 13 anni suonavo in una band metal», racconta Simone ripercorrendo le tappe che lo hanno portato, oggi, a scrivere i testi delle canzoni che sentiamo ogni giorno in radio. 25 anni, di cui più di 15 trascorsi immerso in un ambiente pieno di stimoli. Il padre, noto musicista jazz, aveva una scuola di musica e fin da piccolo Simone si divertiva a giocare con tutti gli strumenti che trovava in giro, finché ha deciso di dedicarsi alla batteria.

«Al Conservatorio dovevo scegliere se studiare batteria o seguire la classe di musica elettronica. Ho superato entrambi gli esami di ammissione e ho scelto la musica elettronica, che mi stimolava di più». Un percorso che Simone ha lasciato al secondo anno, quando è arrivata quella botta di fortuna che un po’ tutti aspettano. Quella che, se la cogli, ti fa svoltare. «Avevo 19 anni quando un amico mi ha coinvolto nel progetto Lush and Simon e con lui ho girato il mondo facendo il dj in America, Asia, India, Mongolia e posti di cui non conoscevo nemmeno l’esistenza. Era emozionante vedere come il pubblico rispondeva ai nostri stimoli e ci sono stati eventi in cui avevamo davanti 200 mila persone. E da fare musica nella cameretta è un bel cambiamento».

Grazie a questo progetto Simone ha allargato la sua rete di contatti e iniziato una nuova esperienza. «Cinque anni fa, in una discoteca, ho conosciuto Fabio Rovazzi, quando ancora non era famoso. Dopo il successo di “Andiamo a comandare” abbiamo deciso di lavorare insieme e da lì è nata “Volare”, il pezzo con Gianni Morandi, che mi ha fatto entrare nel mercato italiano». In Italia, ci spiega, funziona così: «Più dischi di platino hai appesi al muro e più lavori. E da quando con Fabio ne abbiamo ricevuti parecchi ho cominciato a ricevere richieste di collaborazione da artisti più o meno conosciuti che volevano lavorare con me e con il mio team, formato da artisti, autori e compositori sparsi per l’Italia. Tra cui i siciliani Andrea Cipria e Riccardo Puglisi, che purtroppo da due anni non è più con noi a causa di una malattia che se l’è portato via».

Una perdita che a Simone ha dato l’input per lavorare ancora di più. «Mi sono appoggiato a uno studio di Milano dove tuttora lavoro e ho formato il mio team di produzione, che scrive testi per Fedez, Gabri Ponte e alcuni tra gli artisti più gettonati del momento, oltre a produrre occasionalmente musiche per il cinema».

Scrivere testi per altri fa parte del gioco e ha i suoi lati gratificanti. «Siamo come dei sarti, cuciamo addosso ai nostri clienti l’abito più adatto a loro. È divertente e stimolante, anche se a volte non sono sicuri di cosa indossare e vorrebbero andare a una cena di gala con la tuta». Simone, invece, è tornato con il progetto Simon Says!. Simone dice. «Oltre ai testi per gli artisti italiani ho ripreso a scrivere per me. Dopo la perdita di un altro caro amico mi sono ritrovato di fronte a un pianoforte ed è venuta fuori una canzone molto personale, che mantiene le sonorità dance ed elettronica con più tecnica e contenuto». È nato così “Top of the world”, il primo singolo firmato Simon Says! con la calabrese Alessia Labate, uscito lo scorso gennaio. «Voglio fare musica usufruibile da tutti, senza troppi ghirigori e senza aspettative a livello commerciale, solo come sfogo personale», dice Simone, che ai tanti ragazzini che trascorrono i pomeriggi al pc componendo musica consiglia di perseverare. «Ci si trova mille porte di piombo davanti, che non si possono sfondare a testate perché ci si fa male. E per quanto si possano avere dei riconoscimenti nello studio, mai niente ripagherà come l’esperienza sul campo. Bisogna ascoltare molto le novità sul mercato, forse spostarsi a Milano, che oggi è il centro musicale del Paese. Perché anche le pubbliche relazioni sono fondamentali per portarsi a casa i clienti e renderli soddisfatti».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA