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Paolo Buonvino, il “re” siciliano delle colonne sonore

Di Susanna Rossi |

C’è la fascinazione del passato e l’inquietudine del presente nella colonna sonora de “I Medici – Nel nome della famiglia” pubblicata lo scorso 20 dicembre da Sugar. A firmarla è il musicista 41enne Paolo Buonvino, siciliano di Scordia, scelto per la coproduzione internazionale realizzata da Lux Vide in collaborazione con Rai Fiction, Big Light Productions, Altice Group, distribuita da Beta Film e venduta in oltre cento paesi. «Sono davvero contento della pubblicazione della colonna sonora che comprende anche “Renaissance”, il brano nato dalla collaborazione con Skin che ha fatto da sigla alla serie», attacca Buonvino che ha mosso i suoi primi passi musicali a fianco di Franco Battiato prima di spostarsi verso la scrittura per il cinema e la televisione. «Si tratta di un lavoro che mi affascina perché mi permette di potermi calare nella storia e nei personaggi per poi trasformarli in musica», continua il Maestro che ha cominciato il suo percorso professionale legato alle colonne sonore nel 1997 con “La piovra 8” per poi stringere un sodalizio con Gabriele Muccino con cui ha lavorato in “Ecco fatto”, “Come te nessuno mai”, “L’ultimo bacio”, “Ricordati di me”, “Baciami ancora” e “Fathers and Daughters”.

«Lavorare alla colonna sonora de “I Medici” è stato davvero interessante perché con il passare delle stagioni sono maturato artisticamente e questo mi ha permesso di poter dare maggiore spessore, specialmente nella terza stagione, alle vicende di Lorenzo il Magnifico che – sottolinea – dopo aver contribuito al Rinascimento fiorentino viene risucchiato dall’oscurantismo di Savonarola prima di ritrovare la via attraverso la propria coscienza». Il Maestro Buonvino, invece, oltre che dalla propria coscienza trova ispirazione per la sua musica dalla Sicilia. «A stimolare la mia creatività è il mix di culture che questa terra incarna. Non si può non farsi ispirare da una condizione palese di bellezza dell’incrocio che si riverbera nel cibo, nella lingua e anche nelle persone, testimonianza di un incrocio meraviglioso di razze: nella stessa famiglia possono esserci persone bionde con le lentiggini e persone scure di capelli».

Non tutti oggi, però, visto il sovranismo incombente, sarebbero d’accordo con lei.

«La verità è che in questo momento sta andando di moda un inganno, ovvero quello della superiorità dell’uno sull’altro, della contrapposizione tra persone. Invece la verità è che soltanto insieme le cose possono dirsi migliori. La Sicilia è l’esempio lampante che il sovranismo è un inganno. Nel piccolo della colonna sonora de “I Medici” il mix è rappresentato in pieno: c’è musica elettronica, musica orchestrale e cori classici, frasi in latino tratte dalla Bibbia e strumenti non canonici. E poi c’è Skin con la sua forza specifica fatta di rock».

Lei sarà il prossimo maestro concertatore della Notte della Taranta. Come la sta immaginando?

«Proprio come una commistione sia musicale, sia di culture, un modo per far capire a tutti il valore fortificante dell’unione; per aiutare chi subisce l’inganno del sovranismo a causa, per esempio, di una condizione di difficoltà economica che soltanto stare insieme fortifica».

Il Salento, di fatto, è Sud.

«All’inizio pensavo che il Salento fosse pieno di catanesi (ride). Il dialetto e le abitudini sono molto simili, diciamo che siamo cugini. L’ho scoperto anche grazie all’amicizia con i Negramaro e Giuliano Sangiorgi che, qualche anno fa, ho invitato a fare un mio brano con Dolores O’ Riordan (la cantante dei Cranberries scomparsa a gennaio 2018, ndr) per la colonna sonora del film “Senza fiato”. Con lui ho lavorato anche per la colonna sonora della serie di Rai1 “Tutto può succedere” e in quella di “Caos calmo”».

Si può dire che, sin da La piovra, la Sicilia l’ha sempre accompagnato.

«Nelle mie colonne sonore c’è sempre qualcosa che risuona di Sicilia, è un mio tratto distintivo. Intanto è qualcosa che mi porta fortuna e che fa aumentare il peso specifico delle mie produzioni perché ognuno di noi può portare solo se stesso, se non lo fa, o finge di essere quello che non è, il suo lavoro diventa meno interessante. Anche per questo io porto la Sicilia anche dove non c’è, come ho fatto per esempio nella colonna sonora del film “Les Estivants” con la regia di Valeria Bruni Tedeschi. Per me significa portare orgoglio e valore».

Quali sono i suoi ascolti musicali?

«Variano dai momenti e non sono mai uguali. A volte posso aver bisogno del canto gregoriano, altre della musica classica di autori secondari o delle prime dieci della classifica attuale».

Rap e trap compresi?

«Assolutamente sì. A “sfruculiarmi” è capire perché qualcuno goda nell’ascoltare quella musica anche se convengo che, in questi casi, l’aspetto prettamente musicale è ridotto, e in questo tipo di genere è più importante declamare con più o meno forza un grido, forse adesso c’è bisogno di questo. Del resto i nostri nonni non capivano la musica dei Beatles e dei Rolling Stones che ascoltavano i nostri genitori e sarà sempre così in ogni epoca».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA