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Le tre vite di Franco Zuccalà: «Sono stato un “omino fortunato”»

Di Maria Lombardo |

“Ottant’anni, mille emozioni. Le tre vite di un inviato speciale”: Franco Zuccalà con soddisfazione e ironia racconta i suoi 62 anni di carriera da giornalista sportivo e non solo. La passione per il calcio nasce a Catania, città d’origine, fra le iniziative sportive dell’Istituto Leonardo da Vinci che frequentava. Fra i numerosi personaggi incontrati Nelson Mandela, Henry Kissinger, Sophia Loren, Pelè, Maradona, Nereo Rocco, Mazzola, Rivera, Riva e tutti i campioni della galassia sportiva, presentati alla Rai in “Novantesimo minuto” e “La Domenica Sportiva”. Dieci mondiali di calcio, Olimpiadi, Europei, Coppe d’Africa. Ed ora, senza aver smesso mai di fare cronache e commenti sportivi, racconta nel libro scritto durante il lockdown e uscito nel giorno (il 22 settembre) in cui ha compiuto 80 anni, le sue tre vite: da giornalista di carta stampata (La Sicilia, Gazzetta dello Sport e Tuttosport), della tv (Rai, ma anche reti americane e svizzere nonché Antenna Sicilia) e infine documentarista e editorialista dell’Agenzia Italpress.  Ha descritto i 153 Stati visitati: dalla Terra del Fuoco all’Isola di Pasqua.

«Sono stato solo un “omino fortunato” (come mi definì un mio severo critico) – dice Zuccalà fra le pagine del libro – perché ho sempre fatto quello che mi è piaciuto». Un pezzo della storia e dei personaggi della Catania dell’epoca nella prima parte del libro nonché degli inizi da giornalista a La Sicilia: «C’erano Candido Cannavò, il maestro Gigi Prestinenza, Angelo Casabianca e Nino Milazzo che poi divenne vicedirettore del “Corriere della sera”. Nonché Saretto Magrì. Con Cannavò girammo il mondo appresso al pallone». Per gli appassionati del calcio il libro è uno spaccato della storia degli ultimi cinque decenni di questo sport. Una piccola storia della stampa e dei personaggi (Montanelli, Biagi, Cannavò, Brera, Carosio, Martellini, Pizzul) con cui Zuccalà ha lavorato in tv e nelle testate in cui ha “vagabondato”, lasciata Catania. Storia condita di aneddoti divertenti come questo su Gene Gnocchi: «Mi prendeva in giro dicendo che ero gay e vivevo con l’arbitro Longhi, mio collega di moviola, gli feci le corna in diretta e queste mi costarono un periodo di tacita esclusione dalle dirette». Troviamo riflessioni come questa: «I tifosi, in fondo, vivono d’odio. Più che a favore della propria squadra, tifano contro gli altri. Il massimo della soddisfazione è avere un nemico con cui confrontarsi, insultarsi».

da sinistra Candido Cannavò, Franco Zuccalà

Franco Zuccalà ha anche realizzato documentari sui viaggi: un saggio l’ha dato a Catania circa un anno fa con l’iniziativa promossa dal Teatro Brancati. Nella quarta di copertina del volume edito da Myself (in proprio come dice la parola) il prezzo: “un sorriso”. Avrebbe potuto farsi sponsorizzare dalla Rai ma ha preferito scrivere liberamente senza peli sulla lingua. Il libro dotato di corposo corredo fotografico «non è in commercio – dice – perché lungi da me l’idea di volerci guadagnare», ma può essere scaricato a prezzo irrisorio da Amazon.

Ma hai citato proprio tutti?

«Chi non è menzionato – risponde – o non l’ho conosciuto, o mi sta sulle scatole, o mi ha chiesto soldi».

Ci sono record dei quali sei fiero?

«Non aver cambiato moglie in 60 anni, aver avuto 36 auto, compresa una Ferrari, aver fatto 16 traslochi, possedere 12.000 foto e 700 ore di filmati, aver avuto 11 posti di lavoro (2 all’estero), di essere stato indipendente dal danaro perché – racconta – mio padre, apparsomi in sogno, mi ha detto di non portar soldi perchè lassù non li vogliono».

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