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Per Nicolò Gagliardo due ruote e una passione: «Una Vespa tira l’altra»

Di Gaetano Rizzo |

Tutto cominciò con la richiesta della figlia che, laureata in Medicina, aveva espresso il desiderio di ricevere in dono una Vespa per recarsi da casa, Aci Sant’Antonio, all’ospedale “Cannizzaro”, dove frequentava il tirocinio ai fini della prima specializzazione. Fu così che Nicolò Gagliardo, sottoufficiale dell’Arma dei carabinieri, adesso in quiescenza, cominciò a prendere confidenza con il mondo della “due ruote” più diffusa. Anzi, per essere più precisi, tornò a prendere confidenza con tale contesto, considerato che negli anni dell’adolescenza, appena 13enne, nella “sua” Racalmuto, andava matto per la Vespa, una passione che aveva confidato pure al suo maestro, il celebre Leonardo Sciascia, forse con la segreta speranza che convincesse il padre. Ma i tempi, siamo alla fine degli Anni Sessanta, non erano dei migliori e, pertanto, il giovane Nicolò dovette accontentarsi di qualche giro prendendo in prestito le Vespe degli amici più grandetti. Si rifarà più avanti – e con gli “interessi – dal 2008 in avanti, dando vita a quella che viene considerata una delle migliori condizioni d’Italia tra quelle “targate” Piaggio.

L’ultima “arrivata” è una “Struzzo 150” che per la Casa di Pontedera rappresentò una svolta epocale, considerato che fu per la prima volta che una Vespa venisse proposta in tre versioni differenti. Girando in uno dei garage del buon Nicolò di “Struzzo” se ne possono ammirare almeno tre, in ottimo stato di conservazione. «E tutte marcianti – ci tiene a precisare l’interessato – al pari di ciascun veicolo che possiedo. Da buon collezionista sono affezionato a tutti i “pezzi”, oltre 80 Vespe ed una dozzina di Api (compresa quella a calessino, ndc), ma è chiaro che il valore per ognuna di esse è diverso».

Volete la Vespa di “Vacanze romane”, classe 1951? Eccola pronta, in sesta fila: mancano solo Gregory Peck e Audrey Hepburn. Appena quattro cifre nella targa di quella che gli addetti ai lavori indicano con il termine “Faro basso”, una in più CT40649 nella “storica” 98 cc del 1947, “purtroppo” reimmatricolata. Niente targhe, invece, per le “protagoniste” della collezione completa delle 50, posizionate in ultima fila ed una accanto all’altra, tutte rigorosamente di colore diverso. «Imparagonabili alla 90 SS» dice con (legittima) soddisfazione: 2mila esemplari costruiti tra il 1965 e il 1968, molti demoliti, uno dei pochi superstiti – ovviamente in ottime condizioni – si trova a “Casa Gagliardo” e, in questo senso, l’esperto collezionista afferma: «I tedeschi me la strapperebbero dalle mani – osserva – anche se fosse ridotta come un rottame».

E così, in effetti, avviene quando Nicolò, accompagnato dal figlio Antonino, parte alla volta dei mercatini specializzati tra Emilia, Lombardia e Veneto, mentre mamma Rosanna resta a casa, consapevole che torneranno a casa con qualche pezzo pregiato. «Difficile – afferma con orgoglio Nicolò – intercettare Vespe in perfetto stato come le mie. Guardate, ad esempio, questa 200 Rally, la più veloce tra quelle costruite dalla Piaggio: sembra appena uscita dalla fabbrica». Poi lo sguardo cade sul contachilometri di una VBA del 1958 e si resta esterrefatti, poche migliaia. «Ogni Vespa ha una sua storia – conclude il sottoufficiale Gagliardo – e questa è sicuramente una delle più toccanti, anche per il fregio (un tempo si usavano nomi in stile svolazzante su auto e vespe, ndc) sulla carenatura: Pippo e Anna. Si sposarono giovanissimi e fecero il viaggio di nozze in Vespa, da Piano Tavola a Scicli». Si giurarono amore eterno, ma, purtroppo, Pippo venne a mancare presto. «Una bella coppia, ne sono certo. Ma di eterno, in questa storia, c’è solo la Vespa, ve l’assicuro». Parola di carabiniere, fedele nei secoli… alla Vespa.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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