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Dal design all’arte sul corpo, Roberto conquista il mondo

Di Mariza D’Anna |

Subito dopo il diploma al Liceo artistico, è partito per Dublino per imparare l’inglese e da lì non si è più fermato. «La passione per l’arte che ho coltivato sin da ragazzino mi ha spinto a lasciare Trapani – dice Roberto -. Sapevo che qui non avrei avuto alcuna chance e allontanarmi presto da casa mi ha aiutato». Da Dublino si sposta a Barcellona dove consegue la laurea alla Scuola internazionale di design. «Ma ho sempre abbinato gli studi al lavoro – dice – e dopo la laurea e un’esperienza in Islanda, mi sono impegnato nel campo dell’organizzazione di eventi. Ho lavorato in studi di architettura e per l’azienda della birra Moritz per la quale ho organizzato vernissage, installazioni artistiche e eventi pubblicitari. Ero pagato a prestazione e mi andava bene così».

E poi? «Poi anche in Spagna si iniziava a sentire l’aria di crisi, era il 2009. Stavo bene a Poble Nou, il quartiere nella zona industriale, la “Soho degli artisti”, dove oggi infatti sono tornato. Un quartiere a cui ancora non hanno dato l’autorizzazione abitativa ma dove tantissimi artisti, musicisti, pittori, vivono insieme nei loft».

E così da Barcellona si sposta in Italia, complice l’amore per una ragazza delle Marche con la quale si trasferisce a Roma dove lavora in uno studio di design e di interni, ma anche per il comitato paraolimpico. Ha un’ottima voce da solista – i suoi video passano su You Tube e Mtv – e una vita che corre velocissima.

«La Sicilia per me era ormai lontana – riprende Roberto – nonostante sia molto legato alla mia famiglia, ora torno d’estate per qualche giorno, ma per viverci no. Quando mi confronto con gli amici che sono rimasti, evito persino di parlare di me e di quello che faccio, viviamo in due mondi troppo diversi».

Ha dalla sua l’umiltà di mettersi in gioco, la curiosità e una propensione ai rapporti umani ed è anche questo che lo ha spinto a viaggiare. «Nel 2013 lascio Roma – racconta ancora – e vado in Australia con la mia ragazza. Avrei preferito il Canada ma danno solo mille visti l’anno mentre per Australia era più facile ottenerlo». A Gold Coast allaccia contatti con il mondo del design e del tatuaggio e, dice, «riesco persino a trovare uno sponsor». Vi rimane tre anni. «Con la mia ragazza decidiamo di comprare un furgone con il quale, per tre mesi, giriamo il Paese. A Melbourne il furgone si rompe e ci fermiamo: era il destino che sceglieva per noi».

La città lo aiuta e riesce in breve tempo a diventare manager di eventi. Ma tant’è, lascia anche l’Australia e con i soldi guadagnati si concede il lusso di fare il viaggiatore: in otto mesi visita Sud Est asiatico, Nepal, India, Tanzania, Kenia. Non ha trent’anni e sembra abbia speso tre vite.

Oggi la sua casa è Barcellona: «Ho creato Bhorn (il nome del suo atelier, ndr) investendo tutto quello che avevo guadagnato, con alcuni soci abbiamo ristrutturato un locale nell’omonimo quartiere dove organizziamo convention di tatuaggi, mostre, chiamiamo artisti da tutto il mondo a cui paghiamo il soggiorno, vengono in Spagna e lasciano qualcosa della loro arte». E i tatuaggi? «Un mondo interessante e in movimento. Il tatuaggio non è più un di-segno, è vera arte. Da me vengo a lavorare tatuatori-artisti per un pubblico di giovani, ma non solo. Il tatuaggio non è solo moda, è diventato un modo di essere». E racconta di una arzilla 82enne spagnola, entrata da Bhorn per farsi tatuare sul polso l’Acquario, il suo segno zodiacale. «Un mito – dice -. Ovviamente non l’abbiamo fatta pagare». Viene notato dalla tv catalana e dalla stampa nazionale che gli dedica servizi. Ma della Sicilia non dimentica nulla, anzi la ritiene un valore aggiunto: «Quando a 18 anni sono partito sapevo che avrei dovuto fare tre passi più di un inglese o di uno spagnolo e essere siciliano mi spronava a fare meglio e sfatare ogni stereotipo. In Sicilia non ci sono le condizioni per lavorare, vedo molti amici rassegnati e altri posteggiati». E, animato di un grande ottimismo, li sprona: «Non è mai troppo tardi per partire e mettersi in gioco: consiglio una specializzazione e le capitali europee, perché se attendiamo di trovare le migliori condizioni qui, nella mia città soprattutto, diventeremo vecchi senza neppure accorgercene».

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