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I siciliani che aiutano le persone a scrivere in perfetto inglese

Di Maria Ausilia Boemi |

Ludwig, disponibile gratuitamente sia nella versione web page che nella versione app per pc, si può scaricare sul sito https://ludwig.guru/.

Ludwig non tiene conto solo delle regole grammaticali, ma soprattutto dell’uso della lingua in testi affidabili: l’utente digita una frase in inglese, o una parte di essa, per verificare che sia giusta. Grazie ad un algoritmo di ricerca chiamato Sentence Rank, Ludwig interroga un gigantesco database di frasi corrette provenienti da fonti attendibili, presentandole nei propri contesti d’uso. Una visione veloce ed efficace che consente all’utente di capire se la frase che ha proposto è effettivamente usata e in che modo.

Ma da dove viene questa idea? Nel 2014, dopo 6 mesi da borsista nel prestigioso Mit (Massachusetts Institute of Technology), Antonio Rotolo, archeologo e ricercatore universitario, è tornato in Italia con l’idea di abbattere ogni barriera linguistica ed offrire a milioni di studenti, ricercatori e professionisti nel mondo la possibilità di scrivere facilmente in inglese, colmando il gap coi propri colleghi madrelingua. Con l’aiuto degli amici di sempre Roberta Pellegrino (design manager del progetto, cognitivista, specializzata in decision making che oggi sta completando il dottorato tra Sicilia e Usa) e dell’avvocato Federico Papa (con alle spalle un dottorato di ricerca in Public Management) decide di trasformare l’idea in progetto e di presentarlo al Working Capital di Telecom Italia nel 2014. L’idea vince il contest, viene premiata con 25.000 euro ed ammessa al programma di accelerazione d’impresa con un semestre di mentoring .

Nel febbraio 2016 Ludwig viene presentato al pubblico, con numeri di grande successo. Gli altri membri del team, tutti siciliani con esperienze di formazione e lavoro tra Spagna, Germania, Usa, Norvegia e Belgio, sono l’ingegnere informatico Francesco Aronica (che si prende cura del database di Ludwig), Francesco Giacalone (web designer del gruppo), l’ingegnere informatico Salvatore Monello (che si occupa dell’algoritmo di ricerca di Ludwig), l’ingegnere Antonino Randazzo (che guida il team di sviluppo software di Ludwig) Daniele Tagliavia (addetto stampa). Un mix di cervelli provenienti dalle province di Catania, Palermo, Siracusa e Agrigento.

«Scrivere in un inglese corretto – spiega Antonio Rotolo, Ceo di Ludwig – è difficile anche per chi ha molti anni di studio alle spalle. Si calcola che chi scrive in inglese impieghi 4 volte di più di un anglofono per esprimere un concetto correttamente. Quasi sempre con risultati peggiori. Con Ludwig vogliamo aiutare tutti a colmare questo svantaggio competitivo».

«Al pari di Spotify per le canzoni e di Youtube per i video – aggiunge Salvatore Monello, ingegnere e sviluppatore del team – Ludwig ha l’ambizione di organizzare e rendere fruibili milioni di frasi in buon inglese. A noi piace descriverlo come una sorta di cugino minore di Google, con in tasca un dottorato in linguistica computazionale».

«Immaginiamo Ludwig come un Google translate – spiega “Lady Ludwig”, Roberta Pellegrino, co-fondatrice della start up -, una pagina su cui si arriva gratuitamente e che si può utilizzare senza nemmeno mettere il proprio indirizzo email».

Ad oggi il team monetizza ancora pochissimo, principalmente tramite la pubblicità: «Oggi Ludwig – continua Roberta Pellegrino – è un servizio gratuito per singoli clienti. Ora ci piacerebbe vendere questa tecnologia a grandi aziende che potrebbero utilizzarla in tanti mondi; inoltre stiamo sviluppando delle funzionalità aggiuntive per utilizzare Ludwig: la versione online è e rimarrà gratuita, ma aggiungeremo funzionalità aggiuntive premium a pagamento».

Un processo tutto sommato veloce: «Abbiamo cominciato a monetizzare dopo soltanto un annom – prosegue “Lady Ludwig” -, mentre di solito l’iter è abbastanza lungo. Non riusciamo ancora a viverci, però penso che entro la fine del 2017 Ludwig potrebbe cominciare ad essere sostenibile al 100%, dove per sostenibile intendo coprire tutte le nostre spese».

In Italia è più difficile rispetto all’estero e in Sicilia rispetto all’Italia portare avanti una start up? «Direi di sì – spiega Roberta Pellegrino -, anche se ci sono dei pro e dei contro: chiaramente è molto più economico vivere in Sicilia che a San Francisco, ma di contro diminuiscono le possibilità di prendere finanziamenti. È tuttavia anche vero che penso che il fine di una start up in Silicon Valley e in Sicilia sia molto differente: lì girano molti più soldi, c’è un meccanismo per cui il fine della start up è crescere, mentre il fine di Ludwig è crescere per essere sostenibile. Noi non puntiamo per forza a essere un unicorno che fattura miliardi di euro, ma ad essere un’azienda che funzioni, che cresca, che ci permetta di pagare i nostri stipendi e quelli di altre persone che ci aiutino a migliorare il prodotto». Ambizioni, dunque, differenti, con il desiderio di «rimanere in Italia, possibilmente in Sicilia, diventando un polo di attrazione per persone da fuori».

A fronte di una società che non necessita di particolari infrastrutture, c’è però il gap burocratico: «Potrei raccontarle – spiega Pellegrino – tantissime storie in cui ci siamo ritrovati incastrati in processi burocratici abbastanza antipatici o abbiamo provato bandi per cui non abbiamo ricevuto risposta per 2 anni e mezzo e non sono andati a buon fine, ma questa è la parte brutta della storia. La parte bella è che, essendo in Sicilia, ci siamo potuti permettere di tirare la cinghia, perché è un posto dove è molto più economico vivere e dove abbiamo potuto lavorare con persone che hanno una formazione di eccellenza: non ce lo saremmo potuti permettere in California». Vero è che lì i finanziamenti sono maggiori, ma la scelta del team è stata quella di «mantenere il controllo del frutto del nostro lavoro».

E se l’idea vincente è ovviamente importante, per Pellegrino conta di più «lavorare sodo. Avere un’idea vincente è lo stimolo per cominciare, però penso che la cosa più importante sia avere un team che rimanga unito tra mille difficoltà, essere disposti a sacrificare moltissimo del proprio tempo e della propria vita privata, e lavorare tantissimo. L’idea è la base, ma un’idea senza un team unito e senza il sacrificio non porta da nessuna parte».

Cosa consiglierebbe Roberta Pellegrino ai giovani? «Io consiglierei di viaggiare: e per viaggiare intendo essere disposti a passare un anno all’estero, perché penso che ciò faccia la differenza. Consiglierei di essere curiosi, di leggere, di informarsi, perché le idee non vengono dal nulla quando ci si sveglia la mattina, ma vengono quando sei una persona curiosa che si apre al mondo tramite la lettura e l’informazione. E poi consiglierei soprattutto di non avere paura di fallire».

L’ambizione del team è rimanere in Sicilia ma, «detto questo, noi andremo dove Ludwig ci porterà – sottolinea Roberta Pellegrino -. L’ambizione sarebbe quella di rimanere in Sicilia, attirare persone, crescere e portare anche un po’ di lustro alle attività produttive della nostra Isola, ma se per Ludwig ci dovesse essere bisogno di spostarsi, saremmo disposti a farlo».

Tra le criticità italiane per non fare fuggire cervelli all’estero, Pellegrino punta il dito – deformazione professionale – su «una basilare: il modo in cui studiamo l’inglese a scuola. Questa è una cosa che, a livello universitario, si traduce in impossibilità di competere nel mercato europeo: siamo delle persone formate benissimo, i licei italiani sono per me i migliori del mondo, però non conoscere la lingua inglese ed essere un po’ più chiusi nella nostra realtà rispetto a quanto sia un inglese, un tedesco o un austriaco non ci dà la possibilità di competere al 100% come fanno gli altri».

Progetti? «Tantissimi – rivela Roberta Pellegrino -: abbiamo una serie di incontri nelle settimane che verranno con una grande azienda che opera nel Nord Italia e che è interessata a collaborare con noi; speriamo poi di accedere al più presto a un finanziamento per cui abbiamo fatto domanda tempo fa che ci permetterebbe di cominciare a fare investimenti in ricerca e sviluppo; stiamo infine collaborando con gruppo di ricerca universitario che opera tra la Sicilia e la Toscana per apportare sostanziali miglioramenti a Ludwig. La cosa più ovvia è comunque crescere con gli utenti giornalieri, diventare uno strumento che è utilizzato da un numero crescente di persone nel mondo: questo è l’obiettivo principale, tutto il resto è il contorno che ci serve a raggiungere questo obiettivo».

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