5 dicembre 2025 - Aggiornato alle 20:58
×

Allevatrici e casàre, la tenacia e il coraggio delle "pastoresse" di Sicilia

Carmen Greco

24 Ottobre 2018, 19:01

«Un mondo molto maschilista»

La sua giornata inizia alle 4.30, sia in estate che in inverno. Prima “governa” conigli e galline, poi munge le vacche e così scorrono le prime tre ore; alle 8, porta il figlio di tre anni a scuola, ritorna a casa e continua a sistemare ricoveri, recinzioni, muretti a secco. Tutto da sola. Otto ettari a Sortino, dove c’è casa e allevamento, altri 3 a Solarino, adibiti a pascolo. È la vita che ha scelto Asia Scorpo. Di fatto, 15 anni fa. Nella sua mente, da quando aveva 8 anni: «Ho sempre saputo che amavo più gli animali delle persone». E oggi, che di anni ne ha 38, con i suoi animali - circa 150 - ha fatto famiglia.

«Nessun precedente, studiavo scenografia - racconta -. Sono il primo allevatore della mia famiglia la quale, tra l’altro, per la maggior parte, non mi parla perché ho fatto questa scelta. Trovano abbastanza vergognoso che io faccia l’allevatore. A 21 anni, ho avuto la possibilità di curare un terreno non mio, e da lì ho cominciato a comprare animali. Dopo qualche anno ho pensato, “proviamo a farlo diventare un lavoro” e, così, 6 anni fa, finalmente, c’è stata la svolta: ho potuto comprare un terreno tutto mio, e così da Solarino ho trasferito tutto a Sortino».


Che cosa vuol dire fare l’allevatore-donna?


«Intanto combattere con un mondo che è prettamente maschilista e, purtroppo, non solo nell’allevamento. I problemi non ce l’ho con i colleghi, attorno a me ci sono persone deliziose, ma con i vicini. Il mondo maschilista, per una donna sola con un bambino, è pesantuccio».


Che tipo di problemi?

«Ti vedono da sola, ti creano problemi per ogni cosa, non è facile avere a che fare con il vicinato. Una donna sola in Sicilia è vista come una donna aperta a tutti, parlando molto chiaro. Da quando mi sono separata e non vedono un uomo accanto a me... Una donna in mezzo alle montagne fa ancora un certo effetto. Ma io voglio solo lavorare in pace, crescere mio figlio e portare avanti la mia attività».


L’ostilità da cosa nasce?

«È una questione di ignoranza profonda, di invidie stupide, una donna che va avanti da sola sembra impossibile. È la solita mentalità maschilista che in questa società dell’entroterra è terribile, poi nel siracusano è particolare. Ogni giorno ti mandano controlli, Asp, carabinieri, con storie inventate veramente pazzesche, una guerra. Anche i carabinieri hanno capito che è un accanimento, ma purtroppo arriveremo in Tribunale. La mia rabbia è che tutto questo toglie tempo al mio lavoro. Io mi dedicherei molto volentieri ad altro, siamo alle porte dell’inverno e c’è tantissimo lavoro da fare invece che scrivere carte e fare la burocrate».


Galline, conigli, capre tibetane, maiali vietnamiti, vacche e asini. Come si studia da allevatori?

«Io in realtà studiavo scenografia, ma l’ho lasciata all’ultimo anno. Col tempo ho capito che è stato un po’ un ripiego. Poi per anni ho lavorato nel restauro della pietra. Ho avuto anche belle opportunità, ma non era il mio posto».


E come si passa da studiare scenografia ad allevare animali?

«Tutto il mio tempo libero lo dedico allo studio, ma la grande fortuna è stato il mio veterinario che considero come un padre. Sono riuscita ad andare avanti grazie a lui, i primi due anni piangevo tutti i giorni».

Galline (da carne, uovo, ornamentali), conigli, capre, maiali, vacche, asini, pavoni, pastori maremmani, nemmeno Noé...

« Ho un rapporto un po’ particolare con gli animali che probabilmente non tanti allevatori hanno. I miei riproduttori moriranno di vecchiaia, sono da anni con me, anche gli asini non avranno come destinazione il consumo umano, l’ho dichiarato sul passaporto».

Sul passaporto?

«Sì, gli equini hanno un vero e proprio passaporto e sui documenti l’allevatore deve stabilire se, alla morte dell’animale, possa essere destinato al consumo umano o no. In genere si fa così, soprattutto in caso di incidenti, giusto per ricavarci qualcosa, ma io ho detto no, ho fatto la scelta opposta».

Cosa produce la sua azienda?

«Io soprattutto vendo l’animale vivo, e poi il latte e le uova».

Il suo prossimo progetto?

«Farò le uova agli Omega-3. I mangimi me li faccio da sola, compro le materie prime al mulino e li doso da me. Un alimentarista mi ha messo questa pulce nell’orecchio, mi sono informata, e ho scoperto che si può fare. Avrò un doppio pollaio: da un lato le galline “normali”, dall’altro quelle alimentate con questo mangime fino a quando non arriveremo ad un uovo di qualità a ricco contenuto di Omega-3».