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Omicidio Eligia Ardita, «No alla custodia cautelare per Leonardi»

Di Redazione |

Siracusa – La difesa di Christian Leonardi, la guardia giurata siracusana, in carcere da undici mesi perché ritenuto l’autore dell’omicidio della moglie, Eligia Ardita, e della figlioletta Giulia che portava in grembo, ha avanzato ricorso al tribunale del riesame per opporsi alla sospensione dei termini della custodia cautelare, decisa dalla corte d’assise di Siracusa.

I legali difensori di Leonardi, avvocati Vera Benini e Felicia Mancini, sostengono non esservi i presupposti per sospendere i termini della custodia cautelare, come disposto dai giudici in occasione dell’ultima udienza, celebrata il 15 luglio. In quella circostanza, sono stati i pubblici ministeri Fabio Scavone e Magda Guarnaccia, ad avanzare la specifica richiesta, accolta dalla presidente Giuseppina Storaci e dal giudice a latere Alessandra Gigli, hanno disposto la sospensione del termine di scadenza della custodia cautelare fino ad emissione della sentenza, data la complessità del processo.

La strategia della difesa, insomma, si articola su diversi punti. L’altro appiglio, come si ricorderà, è costituito dal ricorso in cassazione per la richiesta di legittima suspicione legata al presunto condizionamento ambientale del processo, chiedendone il trasferimento. La questione, come si ricorderà, è stata sollevata in occasione dell’ultima udienza, celebrata il 15 luglio, dagli avvocati Vera Benini e Felicia Mancini, i quali hanno sostenuto essersi creato un ambiente ostile all’imputato al punto da chiedere il trasferimento del processo in altra sede. Come nelle precedenti udienze, i due legali avevano chiesto che Leonardi sedesse al loro fianco ma la presidente, sentito il parere del capo scorta della polizia penitenziaria, ha negato il permesso e Leonardi ha seguito l’udienza dalla “gabbia”, protetta dalla vetrata infrangibile.

Ai giudici della Suprema corte spetterà il compito di stabilire se, come sostiene la difesa dell’imputato, non ci siano le condizioni ambientali favorevoli a continuare a celebrare il processo a Siracusa, dinanzi alla corte d’assise, oppure se, come sostenuto dalle parti civili e dai pm, il processo potrà proseguire proseguire nella sua sede naturale.

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