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Buco da 15 milioni, ristoratore di Siracusa finisce in carcere: dai domiciliari impartiva ancora ordini ai suoi dipendenti

La Guardia di finanza ha eseguito il provvedimento che aggrava la misura cautelare

Redazione La Sicilia

19 Giugno 2024, 11:18

Guardia-di-Finanza

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Siracusa hanno eseguito un’ordinanza di aggravamento della custodia cautelare nei confronti di un noto ristoratore aretuseo. Il Tribunale, accogliendo la richiesta della Procura, ha ritenuto che la misura degli arresti domiciliari non fosse più idonea, disponendo la conduzione dell’indagato presso il carcere di Cavadonna ove è tuttora detenuto.

All’imprenditore viene contestato di essere, anche grazie alla collaborazione di professionisti compiacenti, il dominus di un sistema criminoso che ha portato al fallimento pilotato di decine di società allo scopo di sottrarsi al pagamento delle imposte per oltre 15 milioni di euro.

Nel prosieguo delle attività investigative è emerso che il ristoratore, nonostante sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari che gli imponeva, fra l’altro, di non avere rapporti con i dipendenti delle società ancora in vita per le quali è stata avanzata proposta di concordato, ha continuato ad incontrare alcuni di questi e ad impartire loro disposizioni lavorative.

I militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Siracusa, a seguito della minuziosa analisi dei bilanci societari corroborata da pedinamenti, perquisizioni locali/informatiche, indagini tecniche e ambientali, hanno ricostruito nel dettaglio l’intero sistema evasivo che ha portato al dissesto societario delle imprese coinvolte a causa della forte esposizione debitoria non dipendente da una situazione contingente legata ad esigenze di liquidità sopravvenute bensì da un modello imprenditoriale che ha escluso dalla gestione, sin dall’origine, il pagamento di tasse, imposte e contributi.

Lo schema è sempre lo stesso: si cambia il nome della società, ma non anche il luogo d’esercizio, la tipologia di attività esercitata ed il personale.

Nella circostanza, per proteggersi da possibili aggressioni patrimoniali, la rappresentanza legale delle società è stata fittiziamente attribuita ad un soggetto di nazionalità straniera privo di qualsivoglia esperienza nel settore della ristorazione (nello specifico, la “testa di legno” si occupava delle pulizie di tutti i locali di proprietà dell’imprenditore arrestato).

Il Tribunale ha emesso un primo decreto di sequestro preventivo di circa 3 milioni euro nei confronti dell’indagato.