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San Marciano, il protovescovo che viveva nelle grotte di Siracusa

Di Carmen Greco |

SIRACUSA – La patrona della città è santa Lucia, martirizzata sotto l’impero di Diocleziano, ma il patrono dell’arcidiocesi di Siracusa è san Marciano, primo vescovo della città, nato ad Antiochia e morto, secondo le fonti, a Siracusa, nel I secolo, anche se di lui si parla solo a partire dal VII secolo e si tratta per lo più di tradizioni locali che non hanno il “sigillo” della certezza storica. 

Marciano fu discepolo di san Pietro ad Antiochia che lo inviò in Sicilia nel 39 d. C. a predicare il Vangelo e proprio per le tante conversioni operate venne ucciso. Non è chiaro come venne martirizzato. Si dice che abitasse nelle grotte di Siracusa dette Pelopie dove si incontravano i primi cristiani e che l’improvvisa diffusione della religione spinse il Senato della città romana e gli ebrei, ad uccidere il vescovo nel 68 facendolo legare ad una colonna e lapidare. Altre notizie che contrastano con le precedenti riferiscono, invece, che Marciano morì martire a Siracusa durante l’impero di Gallieno e Valeriano (253-260), all’età di oltre duecento anni. 

In un’altra fonte viene descritto un martirio di Marciano molto particolareggiato. Il passo, poi ripreso a grandi linee da una tardiva Passio latina dedicata al santo e sostanzialmente approvato dai menologi bizantini, narrava che il protovescovo Marciano, perseguitato dai pagani – capitanati da Seleuco e Gordio, capi della città – dagli ebrei, dai montanisti e dai Medi, venne sospinto su una imbarcazione mentre da una torre, posta sul Porto Grande della città, gli veniva lanciato il fuoco con dei “sifoni” ma un’inondazione impedì che lui. Allora Marciano trovò riparo in un’isola del Plemmirio. Morì infine, dopo molti tormenti, strangolato dai suoi oppositori.

La comparsa ufficiale sulle fonti occidentali è solo del XVI secolo quando il nome di Marciano viene scritto nel Martyrologium Romanum; opera di Cesare Baronio, approvata da papa Gregorio XIII, dove il santo viene commemorato inizialmente il 14 giugno.

Di sicuro tutti concordano nel ritenerlo il primo vescovo di Siracusa. La sua più antica raffigurazione si trova nelle catacombe di santa Lucia, si tratta di un affresco datato fra i secoli VIII-IX, nel periodo bizantino, mentre una sua statua, scolpita da Ignazio Marabitti nel 1757 si trova sulla facciata del Duomo (nell’ordine superiore) e lo raffigura con il bastone da vescovo a sinistra della Vergine Maria cui è dedicata la cattedrale (a destra c’è la statua di Santa Lucia).

In una Vita di san Marciano scritta dal gesuita siracusano Ottavio Gaetani alla fine del Cinquecento, si racconta l’aneddoto che vedeva Marciano salpare per la Sicilia su di una nave siracusana capitanata da un certo Romillo; congiuntamente ad essa approdava in Antiochia anche una nave taorminese, capitanata da un certo Licaonide. I due capitani avendo udito il vangelo, pronunciato dall’apostolo Pietro, si convertivano alla nuova religione, ed essendo desiderosi di condurre dei nuovi maestri di questa fede nelle loro patrie d’origine, il principe degli apostoli concedeva loro i due protovescovi: il siracusano Romillo portava con sé Marciano, mentre il taorminese Licaonide prendeva a bordo Pancrazio.

Durante il tragitto in mare, Marciano e Pancrazio riuscivano a convertire la ciurma delle due navi. Pare che quella di Marciano approdasse due giorni prima di quella di Pancrazio, al porto di Siracusa. In altre versioni ancora si narra che questa spedizione venne promossa in realtà dall’apostolo Paolo, per evangelizzare l’Occidente, o che fu Pietro, il quale avendo saputo del consistente numero degli ebrei in Sicilia, mandò i due protovescovi, insieme, a convertire il popolo ebraico.

Affresco nella cripta di San Marciano a Siracusa

Alcune reliquie di San Marciano sono giunte nel Lazio, nella cattedrale di Gaeta (dove viene festeggiato i l 2 giugno), di cui è compatrono, mentre non c’è alcuna certezza del fatto che si trovino a Siracusa nella “Cripta di san Marciano” della chiesa di San Giovanni alle Catacombe, come vocifera la tradizione popolare. Si credeva, a partire dal secolo XVII, che fosse stata costruita sul sepolcro del santo, anzi sul luogo della sua abitazione, datandola quindi al I secolo, ma si tratta solo di un ipogeo funerario del IV secolo, trasformato in santuario cristiano nel periodo normanno. 

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