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«Una punizione per Scieri? E’ una ipotesi assurda»

Di Massimiliano Torneo |

«Non è mai venuta fuori in Commissione questa storia della punizione. Né che esistano punizioni di quella fattispecie nel codice militare. E qualora esistano non venne mai fuori che venissero effettuate punizioni di quel tipo, con quelle modalità, nel luogo dove fu trovato morto Emanuele. Quello non era luogo di esercitazioni, ma una sorta di discarica». A parlare è Sofia Amoddio, già presidente della Commissione parlamentare sulla morte di Emanuele Scieri. La dichiarazione dell’ex deputata siracusana è la reazione alle ultime vicende che stanno avendo un impatto più mediatico che sostanziale: quelle relative al capo d’imputazione con cui la Procura generale militare di Roma ha indagato due dei tre soggetti già indagati dalla Procura ordinaria di Pisa, Alessandro Panella e Luigi Zabara.

L’ipotesi di reato della magistratura militare, come scritto più volte dal nostro giornale, è violenza con omicidio contro inferiori in grado. Che renderebbe il crimine un reato militare. E quindi permette, come accaduto formalmente lo scorso ottobre, alla procura generale militare di rivendicare la propria competenza sull’indagine. Due giorni fa, dal verbale di perquisizione nei confronti di Zabara, è venuto fuori che all’origine della violenza che ha portato alla morte di Emanuele, secondo i magistrati militari, ci sarebbe stata una punizione: Lele sarebbe stato scoperto con il cellulare in caserma (allora vietato) e punito con l’arrampicata sulla torretta. Fatto cadere e lasciato agonizzante.

In realtà, non cambierebbe granché nel calcolo delle responsabilità. Solo che alla differenza di grado e al fatto che l’episodio sia avvenuto in luogo militare si aggiungerebbe, giuridicamente, la sussistenza di ragioni di servizio e di disciplina (degradate in forma di abuso) all’origine del fatto: rafforzando così l’ipotesi che si tratti di reato militare. Potrebbe, insomma, rivelare “solo” il tentativo di una Procura di giustificare la propria competenza. Non certo “una svolta” come riportato da tanti (troppi) media, visto che l’indagine principale, a Pisa, partita proprio dal lavoro della Commissione presieduta da Amoddio, sta per chiudersi con l’ipotesi di omicidio volontario, dopo due anni di indagini, perizie e accertamenti.

Il risalto mediatico della “novità” ha fatto scattare Amoddio che dal deposito dei lavori ha (quasi) sempre seguito in silenzio le indagini delle due procure. «Non è mai emersa – dice – questa storia della punizione in tante ore di audizioni. Anche se esistesse una punizione di questo tipo – aggiunge – prevista dal codice militare, non si fa in quel luogo e a quell’ora. Quello è un posto dove non andava nessuno, era una discarica. Una punizione legale non si fa con quelle modalità: si fa in un luogo di esercitazione, che nella caserma Gamerra è la palestra».

A gennaio Pisa chiuderà l’indagine: sarà il gip toscano a dover eccepire anche sulla competenza.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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