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Inda, in scena i processi per contributi e fatture

Di francesco nania |

Gli “attori” che irromperanno in scena per primi sono i sedici imputati fra funzionari dell’Inda, della Regione siciliana, assessorato al Turismo e un revisore contabile: Roberto Visentin, all’epoca dei fatti presidente dell’Inda; Fernando Balestra, già sovrintendente dell’istituto, venuto a mancare il 3 giugno all’età di 64 anni, Enza Signorelli consigliere delegato della Fondazione, Vanessa Mascitelli e Corradina Riccioli, responsabili organizzativi della Fondazione; Silvia Lombardo, revisore contabile, mentre per quanto riguarda l’assessorato regionale al Turismo, gli imputati sono Dorotea Piazza, Elio Carreca, Giacomo Currò, Sonia Navarra, Tiziana Caccamo, Sergio Scaffidi, Marco Salerno, Margherita Modica, Carmen Usmà e Maria Concetta Glorioso. Dovranno comparire davanti al Gup del tribunale Carmen Scapellato per l’udienza preliminare, fissata per il 24 ottobre.

L’attività investigativa, coordinata dal procuratore capo Francesco Paolo Giordano, è stata complessa, scaturita da una segnalazione da parte dell’assessorato regionale al Turismo, in relazione a contributi comunitari relativi al programma operativo del fondo europeo di sviluppo regionale, concessi per gli anni 2009 e 2010. Di recente, la corte di cassazione ha rigettato le richieste della Procura sia per l’accoglimento della richiesta di misure cautelari personali, sia per il sequestro di somme di denaro nei confronti di alcuni degli imputati. Ma la Procura ritiene di avere sufficienti elementi a riscontro per sostenere l’accusa in sede dibattimentale.

Gli inquirenti hanno rilevano una serie di presunti intrecci tra dipendenti attuali e funzionari del passato della fondazione dell’Istituto nazionale del Dramma Antico, dirigenti e funzionari della Regione siciliana i quali, non facendo osservare tutte le prescrizioni richieste dal bando di partecipazione al finanziamento, avrebbero consentito alla Fondazione di percepire indebitamente contributi comunitari per un totale di oltre 2 milioni di euro, concessi per le rappresentazioni classiche messe in scena al Teatro Greco negli anni 2009 e 2010.

L’attività investigativa ha consentito di scoprire un’articolata ipotesi di truffa aggravata, consumata, anche per mezzo di falsità in atti. La Procura ha, quindi, raccolto il carteggio prodotto dagli investigatori delle fiamme gialle per articolare le ipotesi d’accusa contestate a vario titolo a tutti gli imputati.

Il secondo ciclo delle inchieste giudiziarie attorno al pianeta Inda, approda nell’aula del gip del tribunale, Giuseppe Tripi, che ha fissato una nuova udienza al 30 novembre.

La vicenda è quella relative alle fatture che vede imputate, a vario titolo, otto persone. Oltre che per l’ex sovrintendente della Fondazione Inda, Fernando Balestra, la Procura aretusea ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio a carico di altre sette persone, Vanessa Mascitelli, assistita dall’avvocato Luigi Latino, Enza Signorelli, difesa dall’avvocato Sebastiano Ricupero, Corradina Riccioli, difesa dall’avvocato Latino, Laura Scandurra, assistita dall’avvocato Marco Mancuso, che difende anche Giampiero Parrinello, Renato Renato e Angelo Renato.

L’inchiesta è stata istruita dal pubblico ministero Roberto Campisi, prima che fosse posto in quiescenza. Dal corposo capo d’imputazione, emergono le diverse posizioni giudiziarie. Scandurra e Renato Renato, rispettivamente nella qualità amministratore di diritto e di co-amministratore di fatto della società Archimedea srl, avrebbero emesso fatture nel corso dell’anno 2008 pari a 103 mila 394 euro. Per la Procura sarebbero state operazioni inesistenti e dirette a consentire all’Inda l’evasione dalle imposte dirette e dell’Iva.

Ancora Scandurra e Renato, insieme con Parrinello, amministratore di diritto della stessa società Archimedea, avrebbero emesso fatture nel corso dell’anno 2009 pari a 169 mila 404 euro, anche queste relative a operazioni inesistenti «atteso che la società Archimedea srl non aveva alcuna reale attività lavorativa», come recita il capo d’imputazione. Ai tre vengono contestati altri episodi, sempre legati all’emissione di fatture per un importo di 215 mila 400 euro nel corso dell’anno 2010; 60 mila 582 euro per l’anno 2011; 35 mila 218 euro per l’anno 2012.

All’ex sovrintendente Balestra, alla responsabile operativa della fondazione, Mascitelli, al consigliere delegato Signorelli e alla responsabile amministrativa e contabile della stessa fondazione Inda, Riccioli vengono contestate la violazione della legge in materia di reati tributari per tutti i casi in cui la Procura ha sollevato eccezioni sulle fatture emesse dalla società Archimedea srl.

Gli amministratori della Archimedea srl Parrinello, Renato Renato e Scandurra devono anche rispondere della violazione della legge sui reati tributari per avere emesso fatture pari a 62mila 550 euro al fine di consentire alla Faan srl l’evasione delle imposte e dell’Iva per l’anno 2008. Sempre a favore della società Faan, vengono contestati fatture per 84mila 400 euro per l’anno 2009; 103mila euro per il 2011 e 12mila 961 euro per l’anno 2012. Di converso, Angelo Renato, amministratore e legale rappresentante della Faan (marito della Mascitelli), deve rispondere della violazione della legge sui reati tributari per avere utilizzato le fatture emesse dalla Archimedea.

A Balestra, Mascitelli, Signorelli, Parrinello, Scandurra e ai due Renato (questi ultimi imparentati con Mascitelli) viene anche contestato il reato associativo perché ritenuti i promotori di «plurimi delitti di emissione e di utilizzazione di fatture inesistenti nonché plurimi delitti di truffe aggravate in pregiudizio dell’Inda». La Procura, per l’esecuzione delle indagini, ha delegato i militari della compagnia dei carabinieri e del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Siracusa. Nel fascicolo prodotto dal pubblico ministero al gup del tribunale, figurano anche alcuni interrogatori e la relazione della corte dei conti relativa agli anni dal 2008 al 2012.

La difesa degli imputati si dice pronta ad affrontare il processo e a scardinare il castello accusatorio.

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