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I veleni dell’Ilva di nuovo in Sicilia

Di Agnese Siliato |

Legambiente Augusta, che nell’aprile del 2015 segnalava e denunciava l’arrivo al porto megarese e lo smaltimento nella discarica Cisma di una prima partita di migliaia di tonnellate di rifiuti speciali prodotti dal’Ilva, (circa 9000 tonnellate di polverino che gli elettrofiltri trattengono dai fumi dell’altoforno) torna a chiedere al presidente del consiglio Renzi, al governo Crocetta, al ministro dell’Ambiente Galletti, al ministro dello sviluppo economico Calenda al cui dicastero compete la nomina dei commissari Ilva, ai deputati regionali e nazionali e alle amministrazioni comunali di attivarsi subito in difesa della salute degli abitanti dell’area Augusta, Priolo e Melilli. Un’azione che ritiene necessaria per non permettere che altre violenze vengano commesse nei confronti della popolazione e del territorio .

“Qualora – dice Enzo Parisi di Legambiente – come emerse nel 2015, complessivamente il quantitativo da smaltire fosse pari a 100 mila tonnellate, i viaggi andranno avanti per molti mesi”. Erano e rimangono inspiegabili per l’associazione le ragioni per cui chi amministra l’Ilva su mandato del governo abbia deciso di scaricare i suoi rifiuti lontano dalla Puglia e in una zona già gravemente malata”.

“Ci permettiamo di far notare al ministro Galletti- aggiunge Parisi – che non basta dire che la discarica Cisma “è esterna al perimetro del Sin (Sito di interesse comunitario)” per ridurre l’impatto di un’operazione che rimane insopportabile per il territorio. Non crediamo che lo smaltimento di questi rifiuti speciali sia stato fatto “in via transitoria” per poi essere “smaltiti presso il sito Ilva una volta attuato il piano di gestione dei rifiuti aziendali e l’avvio dei nuovi impianti autorizzati in discarica”. In verità il polverino d’altoforno, a distanza di oltre un anno e mezzo, è ancora qui, sicuramente qui rimarrà e l’operazione ha subito un lungo stop forse solo per il clamore suscitato dalla vicenda con i suoi relativi effetti collaterali” Legambiente sottolinea che la discarica Cisma ha ripreso a ricevere e a smaltire il polverino d’altoforno dell’impianto di Taranto dopo aver accolto in questi ultimi mesi, grazie alle ordinanze del presidente Crocetta, i rifiuti urbani di diverse decine di comuni siciliani vicini e lontani.

Nell’aprile del 2015 fa l’associazione ambientalista chiedeva .con quale criterio le autorità competenti avessero autorizzato il trasferimento dei rifiuti dalla Puglia alla Sicilia, per poi smaltirli in un’area ad alto rischio ambientale e Sito di Interesse Nazionale ai fini delle bonifiche che ha impellente e vitale bisogno di bonificare e di eliminare i propri rifiuti industriali piuttosto che accogliere quelli di altri.

Alle proteste per l’inaccettabile e insopportabile operazione erano seguite da più parti le prese di posizione contrarie allo smaltimento di questi rifiuti speciali nel già martoriato triangolo Augusta/ Priolo / Melilli, l’apertura di un’inchiesta della Procura e le interrogazioni parlamentari. Rispondendo a una di queste interrogazioni il ministro Galletti aveva tra l’altro affermato che: “i rifiuti in questione erano stati classificati e caratterizzati dal produttore come rifiuti non pericolosi, prodotti dal trattamento dei fumi e che, secondo le informazioni fornite dall’Ilva, il materiale per l’esattezza 9.142 tonnellate fosse stato inviato in Sicilia in via transitoria. “Sarebbe poi paradossale – continua il rappresentante di Legambiente – se il presidente, Rosario Crocetta, mentre si affanna a cercare all’estero e fuori regione chi è disponibile a prendersi circa 180 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani trattati prodotti dai siciliani, non sapesse che sul suolo dell’isola vengono scaricati rifiuti ben più “indigeribili” ed in quantità così rilevante. Nel contempo già due spedizioni di rsu trattati e imballati sono partite per la cementeria di Plovdiv”.

Parisi, Legambiente: «Mandiamo all’estero i nostri rifiuti, e, incredibilmente, la Regione non sa di questi viaggi da Taranto in Sicilia. Possibile?»

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