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Porto di Augusta, i relitti nella rada integrati nel panorama

Di Agnese Siliato |

Augusta (Siracusa) –  Appartengono oramai al panorama del porto megarese i relitti di diverse navi abbandonate. Allo stato attuale troneggiano in zona Punta Cugno e nell’area nord della rada, antistante l’hangar per dirigibili e le ex Saline “Migneco-Lavaggi”.

A stigmatizzare la non ancora avvenuta rimozione di piccoli giganti del mare è Enzo Parisi, rappresentante regionale e locale di Legambiente.

“Mentre il progetto di riqualificazione della zona umida giace nei cassetti della Regione –dice Parisi–i relitti di unità navali dismesse, sequestrate o lasciate in abbandono restano parcheggiate nella rada di Augusta. Alcune addirittura si trovano in una porzione del mare dagli inizi del 1980”.

Si tratta delle navi Mehlika, Elise, Flash, Efi. L’azione erosiva dell’acqua salmastra ha già corroso le stive, alcune piene di carico, che dal quando le unità sono state abbandonate dall’armatore non è mai stato prelevato”.

“I relitti lasciati a marcire–sottolinea l’ambientalista-rilasciano sostanze inquinanti”. Sono navi militari in disarmo e navi mercantili quelle che hanno reso e continuano a rendere il mare di Augusta pieno di abitanti insoliti, sculture scolpite tra fondale marino e cielo.

Fino a un anno mezzo fa troneggiavano anche accanto ai forti Garsia e Vittoria, ma sono state poi rimosse per essere demolite, in seguito a operazioni di bonifica dei relitti, nell’ambito del progetto di rimozione, demolizione e smaltimento, delle ex unità navali militari affondate nella rada.

Un progetto, come si ricorderà, finanziato dallo stato con una somma di 2 milioni e 380 mila euro e affidato alla Rtc Mammoet Salvage BV (Olanda) e Chelab (Treviso –Priolo) per l’importo pari a 2 milioni e 307 mila euro. Gli interventi iniziarono nell’estate del 2013 e dopo un anno furono sospesi per essere riavviati nel gennaio del 2015. L’importante attività venne commissionata dall’Arsenale Militare e la presentazione del progetto si tenne proprio nei locali del Forte Vittoria. Il comando di Marisicilia auspicò allora che il futuro potesse vendere la rimozione di tutti relitti da galleggiamento presenti in zona Punta Cugno, ma finora così, purtroppo, non è stato. Le navi rimosse sono tutte militari.

Si contano oggi circa 6 unità mercantili in abbandono, mezzi utilizzati dai clandestini per gli sbarchi con pericolo per l’ambiente marino per le sostanze tossiche e inquinanti rilasciate (ruggine, vernici, liquidi, bauxite, amianto). Le navi in disarmo all’interno del porto megarese, già afflitto dall’inquinamento industriale, sono sempre state considerate una forma potenziale di ulteriore inquinamento.

Allo stato attuale nell’area adiacente la zona militare di Punta Cugno sono ancora presenti unità militari dismesse, sommergibili, corvette e fregate. Nell’area attigua alla zona umida si trovano, invece, le navi mercantili.

E riguardo ai relitti non militari non è facile individuare i soggetti a cui compete la rimozione. “Non si riesce a risalire a coloro i quali hanno in carico questi relitti. Nella totale indifferenza di tutti-conclude Parisi- prolifera il cimitero delle navi oggetto di sequestri cautelativi da parte di creditori, con provvedimenti di tribunali italiani che le hanno dimenticate. E oggi l’ambiente ne paga le conseguenze”.

le imbarcazioni. A sottrarre spazio alle banchine del porto commerciale ci sono navi come il traghetto Aeolos Kenteris, sequestrato il 24 agosto con un provvedimento del Tribunale di Siracusa. Al porto c’è anche la Oruc Reis con un carico di rottami di ferro, per un valore complessivo di circa 8 milioni di euro. E’ arrivata al porto a fine agosto mentre in ottobre sono partiti gli ultimi 3 membri dell’equipaggio che erano rimasti a bordo in attesa dello stipendio

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