Il bell'Orazio, netturbino con la laurea «Amo la strada, scelta di vita»
Vive a Gela e lavora nella raccolta dei rifiuti, nonostante una laurea in Economia
Il sonno, caro Chevalley, un lungo sonno. Questo è ciò che i siciliani vogliono. Ed essi odieranno sempre che vorrà svegliarli, sia pure per portare loro i più meravigliosi doni. Tomasi di Lampedusa nel 1958 ha fornito una chiave di lettura sul temperamento dei siciliani. A distanza di 65 anni, lo stilista Domenico Dolce taccia i giovani siciliani dello stesso sonno, oggi ammantato di selfie. Ma si sa, per ogni regola, se di regola si tratta, c’è un’eccezione. A Gela l’eccezione ha un volto, un nome e cognome. Si chiama Orazio Caiola. Lo conoscono tutti in città perché è il laureato che ha scelto di lavorare come operatore ecologico. Orazio ha saputo trasformare questo lavoro umile in professionalità e dignità assoluta, in sistema di comunicazione con la gente, in impegno sindacale, in contatto dinamico col mondo. Insomma, in vita. In vita si, perché in un certo momento della sua vita quando, come succede talvolta, si è trovato in un baratro che sembrava senza uscita e solo il lavoro poteva salvarlo. E lo ha salvato. E adesso racconta come.
Sogni, speranze, progetti si aprivano a un giovane che aveva intrapreso una nuova strada, unico professionista nella sua famiglia d’origine notoriamente in città dedita al commercio del settore alimentare e soprannominata Spasciamaronna per una antica leggenda che riguarda un suo avo. Nel 2010 è avvenuto un cambio di appalto nella gestione della raccolta dei rifiuti e Orazio non è transitato nella nuova azienda. Naturalmente si è appellato legalmente, ma nel frattempo ha continuato a lavorare. Ha avviato un’attività commerciale realizzando uno stabilimento balneare. Andava tutto bene, fino a quando una mareggiata ha danneggiato irreversibilmente la struttura. Nel frattempo, quello che a Gela era conosciuto come il bell’Orazio, aveva lasciato le sue spasimanti a bocca-asciutta per dedicarsi all’amore della sua vita, già da 2008, oggi sua moglie e madre delle sue due bambine di 5 e 3 anni. Ha provato di tutto per avere un lavoro che potesse supportare il suo progetto di fare famiglia e di farla a Gela, il suo centro d’interesse. «Non mi sono mai arreso - riprende - pur mantenendo l’interesse verso l’azienda dei rifiuti con la vertenza aperta. Eppure a un certo punto ho perfino dubitato di voler continuare a vivere».
Nonostante l’amore, nonostante la forza innata: senza lavoro ogni roccia si sbriciola. Nel 2014 è stato riassorbito nell’azienda di igiene ambientale e, laurea nel cassetto, ha accettato.
«La mia attività sindacale, il mio temperamento ribelle - continua Orazio - mi hanno creato non pochi problemi. In un primo momento la dirigenza mi aveva assegnato allo spazzamento. Mi sentivo umiliato ma avrei fatto anche quello pur di lavorare. Ho dimostrato però di essere fisicamente inadatto a quella mansione in quanto allergico a talune sostanze. Ho ripreso a lavorare. Questo era l’importante. Dopo sei mesi mi sono sposato e la mia vita ha ricominciato a rifiorire. Mia moglie, impegnata nelle Forze dell’ordine è stata assegnata in alta Italia. Il puzzle si è rimesso a posto».
Considerato che in questo lasso di tempo eri laureato, avevi fatto l’imprenditore, non ti sei mai vergognato di un lavoro che certo non equivale a un posto in banca?
«All’inizio si. Solo per un po' di tempo. Usavo la mascherina per nascondermi, oltreché per proteggermi fisicamente, per proteggermi ha occhi indiscreti. Usavo la maschera degli operai edili, la più coprente».
A quel tempo la mascherina non era molto conosciuta come oggi che dopo il Covid è diventata un accessorio indispensabile. Era riservata soltanto a operatori che la usavano per necessità.
«Ma il fine giustifica i mezzi e io dovevo lavorare per realizzare le aspirazione della mia famiglia e cercare di metterla economicamente al sicuro. E questo ho fatto. La vergogna poi è durata veramente poco perché ho guadagnato la serenità economica, quella che, seppur con uno stipendio normale, mi permettere a tutt’oggi di condurre una vita dignitosa e di mantenere la mia famiglia insieme con mia moglie che contribuisce col suo lavoro. Con la serenità economica anche i progetti sindacali regionali sono andati avanti facendomi conquistare un’immagine che va al di là del mio lavoro. Poi, ho trasformato quello che per molti potrebbe essere considerato un impegno discutibile e arduo in un contatto umano in grado di cambiare le persone con cui vengo inevitabilmente in contatto. Io parlo con i miei concittadini, spiego loro perché si deve conferire nei modi suggeriti dall’azienda e perché la tutela dell’ambiente e mantere la città pulita, aumenti il livello di vivibilità per tutti. Li convinco e tutto fila più liscio: il mio è un lavoro di comunicazione e il loro atteggiamento verso la differenziata. Credo che la comunicazione sia alla base di tutto. E tutti sono miei amici. Tengo banco ovunque. Anche in palestra».
Sì, perché Orazio è un ragazzone di 44 anni, alto un 1,80 cm e con due spalle possenti. Sa di essere un bell’uomo e ci tiene a mantenere questa immagine. E di fronte a un uomo così i pochi tremano e i molti amano. E’ la reazione dei “piccini d’animo” di fronte a cotanta forza.
«Oggi sono sulla strada e mi occupo della raccolta di vetro e plastica - conclude - gestisco un’attività turistica su Linkedin che collega Gela a New York. Continuo a mantenere l’impegno sindacale che da regionale è diventato nazionale. Mi confronto con i miei colleghi commercialisti. Rispetto ma non invidio quanti svolgono un lavoro sedentario e sono contento del fatto che il mio è un lavoro dinamico. Ho raggiunto il mio obiettivo di famiglia che spero, possa aumentare ancora e al più presto. Il lavoro è dignità e sono contento di non averla mai svenduta scegliendo il fare rispetto all’oziare. Avrei potuto andare via da Gela, come fanno in tanti. Ma il centro dei miei interessi è qui e io qui ho voluto vivere. Ai giovani voglio dire: non vi fermate mai, lavorate in qualunque settore e con qualunque mansione solo così la vostra personalità potrà espandersi. Io ho messo la famiglia al primo posto con l’aiuto di Dio e non mi sono mai pentito».