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La Cassazione apre alla possibilità di stipulare accordi pre matrimoniali

IL caso di una coppia di Mantova che si è separata con in ballo le spese di ristrutturazione di casa

Redazione La Sicilia

12 Agosto 2025, 18:42

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La Corte di Cassazione apre agli accordi prematrimoniali. L’ordinanza è del 21 luglio scorso e con questa decisione la Suprema Corte ha ritenuto lecito un accordo intercorso tra marito e moglie che doveva perfezionarsi appunto in caso di separazione.

Il caso in questione riguardava una coppia di Mantova. Lei aveva contribuito alle spese di una casa intestata solo al marito e attraverso una scrittura privata lui si era impegnato, in caso di separazione, che poi davvero si è verificata nel 2019, a risarcire una determinata somma.

Con l’ordinanza 20415 la Cassazione ha dunque giudicato lecito l’accordo tra coniugi con il quale, in caso di separazione, il marito si impegnava a restituire alla moglie il denaro speso da lei per pagare le spese di ristrutturazione della casa di proprietà del marito. La separazione non è stata interpretata dalla Cassazione come causa dell’accordo ma come accadimento dal quale dipendeva l’efficacia delle pattuizioni stabilite dai coniugi.

La somma pattuita, da restituire nel caso della fine del matrimonio, era di 146.400 euro, comprensivi del mutuo e delle spese per gli arredi ai quali lei aveva contribuito. La moglie dal canto suo aveva rinunciato ad alcuni beni: gli arredi della casa ed una imbarcazione.
Non si tratta certo degli accordi milionari che si siglano oltreoceano ma comunque di un passo per il riconoscimento di questo tipo di accordi.

Il Forum nazionale delle associazioni familiari, che fa riferimento al mondo cattolico, fa notare che un matrimonio non è propriamente un contratto. «La recente pronuncia della Corte di Cassazione, favorevole a un’apertura verso i patti prematrimoniali, segna un possibile cambio di rotta nella disciplina dei rapporti familiari», commenta il presidente Adriano Bordignon. «Il matrimonio, in termini tecnici, è un negozio giuridico, ossia un atto di volontà di due soggetti dal quale derivano effetti giuridici. Non è, però, un contratto in senso proprio - sottolinea Bordignon -. I contratti rappresentano una specie del più ampio genus 'negozio giuridicò e sono strutturati per soddisfare interessi reciproci, mediante un equilibrio tra prestazioni e controprestazioni. Il matrimonio, al contrario, non nasce per realizzare un interesse patrimoniale, ma per fondare una comunione di vita, basata sul dono di sé all’altro coniuge».
Ad anticipare i contenuti dell’ordinanza sono stati oggi Il Sole 24 Ore e Il Messaggero. Se per il quotidiano economico-finanziario «resta il divieto di fare patti su assegno e contribuzione ai bisogni della famiglia, per il giornale di Roma si tratterebbe di «una sentenza storica» che «supera un antico tabù».