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La pioggia di traverso

Di Redazione |

Ho fatto un biglietto di sola andata in un giorno freddissimo di febbraio qualche anno fa.

Una grossa fetta dell’Italia era ricoperta di neve e persino l’aeroporto da cui partivo, Ciampino, rischiava di chiudere.

L’avevo fatto e disfatto almeno tre volte perché dall’altra parte non c’era molto che mi aspettasse, ma tutto sommato neppure molto mi lasciavo indietro a parte gli affetti familiari e gli amici, alcuni di loro tuttavia a loro volta sparpagliati per l’Europa.

L’ultimo caro amico che salutai a Roma mi disse: “beh dai tutto sommato il clima non sarà tanto terribile, l’oceano Atlantico è vicino, il mare ha sempre una buona influenza sul clima”.

Non so dove avesse studiato la geografia o cosa avesse in mente, ma qui le raffiche di vento che toccano 80 miglia all’ora non sono un’eccezione. Ricordate l’immagine dell’inglese con l’ombrello e la bombetta? Qui la bombetta non resterebbe attaccata alla testa per più di tre secondi e l’ombrello è inutile perché piove di traverso quindi l’acqua trova sempre la strada verso i tuoi calzini.

Dunque niente Londra per me, il mio gene impazzito, figlio di un mezzo marinaio e nipote di due capotreno, mi ha spinto verso il nord ovest dell’Inghilterra.

La mia è ormai diventata la storia di molti, moltissimi italiani, non sono stata originale nella mia fuga, ma devo dire che dal 2012 la quantità di giovani arrivati è cresciuta in maniera esponenziale.

Se un tempo era Londra la meta più comune, adesso anche il nord pullula di italiani e cosa più sorprendente che se gli accenti che si sentivano fino a sette anni fa appartenevano al sud Italia, oggi invece tutta la nostra penisola è uniformemente rappresentata.

Molti trovano posto nei ristoranti, almeno su base temporanea.

Non credo più da tempo alla storia dei cervelli in fuga. C’è molta gente in fuga è vero, ed è vero che ci sono molte più opportunità qui, nella maggior parte dei casi basate sul merito, ma da qui a dire che oltre il confine diventiamo tutti ricercatori, manager di successo e scienziati, decisamente ce ne passa.

Perciò vorrei disegnare un ritratto più vicino alla realtà, almeno a quella che vedo. In fondo gli italiani sono esterofili per vocazione e tendono a pensare che l’erba del vicino è sempre più verde, ma ci sono larghe macchie di grigio che tutto sommato vale la pena raccontare.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA