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Sicilia, la continuità territoriale rimasta incatenata sullo Stretto

Di Andrea Lodato |

Proviamo a ricapitolare e a partire da un dato storico, tecnico, politico e amministrativo tutt’altro che secondario. La Sicilia ha già la continuità territoriale, per cui ci sono anche incentivi e rimborsi per le società che si occupano dei trasporti. Ma parliamo di navi, ferry-boat, traghetti, aliscafi. Insomma la continuità territoriale che la Sicilia ha scelto a suo tempo è quella che riguarda lo Stretto di Messina. Così è. E se vi sembrano alte le tariffe che si pagano per andare dalla Sicilia in Continente con la vostra auto imbarcata, tenete presente che, in effetti, il costo è pure più alto e la differenza è a carico dello Stato. Quindi, se vogliamo, più o meno nostra.

Detto questo, spiegano gli esperti, la Sicilia non può chiedere una ulteriore continuità territoriale che valga per tutta l’Isola. Per farlo dovrebbe aprire un tavolo con il governo centrale e, appunto, chiedere la continuità territoriale applicata ai trasporti aerei. A quel punto si aprirebbe un non semplice iter legislativo che dovrebbe portare, appunto, a varare una legge da sottoporre, successivamente, al vaglio della Commissione Europea. Dove, com’è noto, quando sentono parlare di continuità territoriale pensano subito ad aiuti di Stato.

Insomma, la questione è molto ingarbugliata e, bisogna dirlo, anche abbastanza confusa. E il primo dato che emerge è, appunto, il fatto che su questo tema strategico dei trasporti aerei e delle tariffe sociali, per il momento siamo legati mani e piedi a quella scelta fatta di chiedere sconti e incentivi per attraversare lo Stretto.

Al Ministero dei Trasporti esiste una pratica “in itinere”, come si dice, per quanto riguarda la continuità territoriale. Ed è anche a buon punto. Mancano, spiegavano ancora ieri, soltanto alcuni documenti che sta elaborando la Regione siciliana, ma che dovrebbero essere pronti a breve e presto spediti al Mit. Così potrà essere completato il bando per la continuità territoriale e non ci saranno problemi per l’approvazione.

Vero, peccato, però, che qui stiamo semplicemente e soltanto parlando del bando che riguarda i voli per Lampedusa e Pantelleria, cioè quelle rotte per cui la continuità territoriale esiste già ed ha avuto anche la benedizione dell’Unione Europea.

Per la verità il ministro Delrio nei mesi scorsi aveva cercato anche di mettere in moto un’altra pratica legata alla Sicilia, ovvero un bando che servisse a garantire la continuità territoriale con gli scali di Trapani e Comiso. Non sarebbe stata la soluzione, ma sarebbe stato già qualcosa, perché, comunque, per quanto siano ovviamente pochi i voli operati su quei scali rispetto agli aeroporti di Catania e Palermo, sarebbe stato già un segnale importante e, magari, anche propedeutico ad aprire un discorso di più ampio respiro.

Ma all’idea della continuità territoriale per il Birgi e il Pio La Torre ha detto di no l’Enac, l’ente nazionale di aviazione civile. No perché i due aeroporti vengono considerati sostanzialmente emanazioni di Fontanarossa e Punta Raisi, quindi accordare quel beneficio avrebbe creato un precedente ritenuto, probabilmente, disorientante sulla realtà di quei scali e generatore di confusione.

Dunque sì a Lampedusa e Pantelleria, no a Comiso e Trapani e della Sicilia intera nemmeno se ne parla. Nel frattempo l’assessore regionale ai Trasporti, Luigi Bosco, ha sentito più volte negli ultimi giorni il ministro Delrio. Per dire cosa?

«Ho scritto a Delrio – racconta l’assessore – facendo presente che la situazione che si è determinata in Ryanair penalizzerà soprattutto l’aeroporto di Trapani Birgi, che vedrà cancellate ben sette tratte come quelle per la Germania e la Polonia oltre che per Parma Roma e Trieste. Tutto ciò, ho ricordato a Delrio, comporterà gravi danni economici e turistici per la Provincia di Trapani. La Sicilia, che già soffre di un gap infrastrutturale storico rispetto alle altre Regioni e che speriamo di cominciare a colmare grazie agli ultimi corposi finanziamenti ottenuti dal governo centrale nei settori ferroviari e stradali, non può pagare questo ulteriore prezzo per la sua insularità. Per questo ho chiesto al ministro un autorevole intervento presso Rynair affinché riveda le sue posizioni per non penalizzare uno scalo in cui la compagnia è quella di riferimento per gli spostamenti aerei. Tutto il territorio è molto preoccupato per questa situazione e sollecita prese di posizioni immediate. E sull’argomento ho avuto un colloqui anche con il prefetto di Trapani».

La strada che porta alla soluzione del problema Ryanair, però, è assai più complicata di quanto non possa sembrare, perché l’azienda irlandese stavolta è andata paurosamente in overbooking, non per la mancanza di posti dove far sedere i viaggiatori, ma per la mancanza di personale che faccia volare gli aerei. E ripristinare la normalità, ora che è esplosa anche la questione legata al trattamento dei lavoratori, alle norme sindacali e ad altre problematiche aperte nelle relazioni aziendali, non sarà facile.

In tutto questo guazzabuglio, ovviamente, si ripropone puntuale il problema di sempre, esattamente come quando fu fatta atterrare per sempre Wind Jet, cioè il fatto che meno compagnie volano, più possono essere alzati i prezzi. Sotto questo profilo le paure sono più che giustificate e sembra che davvero il libero mercato autorizzi ormai tutti ad un’azione selvaggia. Azione che passa sulla pelle dei cittadini costretti ad accettare condizioni capestro, tariffe folli, bagagli sempre più piccoli, borse pesate con il bilancino per non perdere un grammo. E, spesso, anche uno strano gioco che alcune compagnie sembrano attivare sui loro siti.

Lo hanno denunciato nei giorni scorsi un gruppo di studenti catanesi che stavano prenotando voli per il Nord Italia, prima dell’inizio delle lezioni universitarie. «Sul sito di una compagnia low cost – hanno scritto nel loro gruppo su facebook – scegli la tratta del tuo viaggio, giorno, ora e, ovviamente, tariffa. Vai avanti, scegli il posto (anche gratis quelli delle ultime file). Prosegui nella prenotazione sino ad arrivare alla forma di pagamento, quando hai scelto e hai inserito il numero della carta di credito scegli di pagare e aspetti l’ok. Che non arriva, aspetti inutilmente, sin quando non cade la sessione. Allora riprovi, stesso percorso, peccato, però, che non esiste più la tariffa che avevi scelto prima. Ce n’è una che costa almeno 8 o 10 euro in più. Inutilmente cerchi quella più economica di prima. Rifai il percorso, ma non è detto che vada a buon fine neanche la seconda volta».

Insomma, raccontano i ragazzi, c’è chi aveva trovato un volo a 48 euro, ma alla fine lo ha dovuto prenotare a 66. «A quel punto – hanno scritto un po’ disperati i ragazzi – che cosa ci resta fare? Nulla. La compagnia ha risposto alle nostre e mail di protesta dicendo che il problema sta nei nostri computer. In tutti? E’ una truffa bella e buona – chiudono gli studenti il loro accorato post – e così con il costo che pensavamo di un’andata e un ritorno, magari a Natale, ci siamo dovuti accontentare soltanto del viaggio di andata».

Già, con tanto di cattiva compagnia.

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