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Dal fondali alle biotecnologie blu, ricercatori a confronto

Roma, 8 ott. (AdnKronos) – Le infrastrutture di ricerca, lo studio dei fondali marini profondi, la formazione dei ricercatori, l’impatto delle attività umane, le biotecnologie blu. Dal 26 al 28 settembre, oltre 60 ricercatori italiani, provenienti dai diversi Enti pubblici di ricerca e dal Consorzio interuniversitario nazionale per le scienze del mare, riuniti intorno a […]

Di Redazione |

Roma, 8 ott. (AdnKronos) – Le infrastrutture di ricerca, lo studio dei fondali marini profondi, la formazione dei ricercatori, l’impatto delle attività umane, le biotecnologie blu. Dal 26 al 28 settembre, oltre 60 ricercatori italiani, provenienti dai diversi Enti pubblici di ricerca e dal Consorzio interuniversitario nazionale per le scienze del mare, riuniti intorno a 10 tavoli di lavoro, hanno elaborato una serie di indicazioni e di documenti presentati nel documento finale degli Stati Generali della Ricerca Marina, che si sono svolti all’università di Milano-Bicocca. Di seguito la sintesi dei lavori sui dieci tavoli.

Dal tavolo sull”Ambiente marino e fascia costiera’ è emersa la necessità di dotarsi di due strumenti ritenuti indispensabili: un catasto nazionale e un osservatorio nazionale integrato dell’ambiente marino e della fascia costiera.

Dopo l’approfondimento dedicato alle ‘Risorse abiotiche e biotiche marine nell’ambiente marino profondo’, i ricercatori osservano che la pianificazione sostenibile a lungo termine delle attività umane in mare profondo richiede la disponibilità di informazioni: una conoscenza di dettaglio di morfologia e struttura della totalità dei fondali marini nazionali funzionale anche all’identificazione dei geo-hazard; un’adeguata conoscenza degli ecosistemi profondi per pianificare in modo corretto la gestione delle attività umane in modo che questa sia sostenibile a lungo termine e che eviti impatti su habitat e specie protette.

Le traiettorie emerse dal tavolo ‘Risorse biotiche marine con particolare riferimento alla Marine Strategy europea’ includono: l’impulso alla raccolta, integrazione e standardizzazione di dati raccolti, in un’ottica di open science, anche con metodologie innovative e coinvolgendo gli operatori del settore; il miglioramento delle conoscenze sul ruolo a sostegno delle risorse degli habitat, della connettività e della resilienza ai cambiamenti climatici delle specie; l’utilizzo di approcci modellistici innovativi che considerino le relazioni trofiche tra le specie e integrino diversi fattori e pressioni ambientali e antropiche ai fini gestionali; l’utilizzo di approcci partecipativi e di cogestione; il potenziamento dell’acquacultura per aumentarne la produttività e la sostenibilità.

Quanto al tavolo su ‘Infrastrutture di ricerca compresa la cantieristica e la robotica marina’, emerge che l’attuale mancanza di un quadro nazionale coordinato delle esigenze di utilizzo delle navi da ricerca, di altura e costiere, e di un’idonea flotta, acquisita e gestita in maniera coordinata a livello interministeriale, rappresenta una carenza importante per la ricerca e la formazione italiana in mare.

Dal tavolo ‘Sostenibilità ed usi economici del mare’ emerge la necessità di mettere a punto metodi di valutazione, analisi e previsione, specifici per l’ambiente marino e basati su solide conoscenze scientifiche, che permettano di comprendere le conseguenze ambientali di diversi scenari di usi multipli del sistema marino, valutarne le ricadute positive in termini sociali ed economici e quantificarne i costi anche in termini di impatto ambientale, di perdita di biodiversità e di capacità di fornire beni e servizi ecosistemici, prodotti delle attività che insistono sull’ambiente marino, considerate sia singolarmente sia complessivamente.

Il tavolo ‘Biotecnologie blu’ ha evidenziato la necessità di attuare un censimento a livello nazionale delle attività di biotecnologie applicate al mare e di creare una rete nazionale di partner ed organizzazioni (statali e privati) che sono attivi o sono interessati ad essere coinvolti nel settore. Inoltre, è stata evidenziata la necessità di creare una banca dati sui brevetti bio-tecnologici marini italiani e di connettere il settore biotecnologie blu con quelli della medicina e ambientale in genere.

‘Skills&jobs’ si è concentrato sulla formazione dei ricercatori per le scienze del mare che deve puntare su un’elevata preparazione in un’area tematica principale, associata ad un sufficiente livello di competenze in almeno un’altra area.

Per quanto riguarda gli ‘Aspetti giuridici legati al mare’, si sottolinea che un’eguale, solida conoscenza scientifica è richiesta per l’attuazione delle diverse normative sul mare e per la verifica, nel tempo, dei loro effetti, in particolare, in termini di tutela ambientale.

Quanto agli ‘Aspetti socio-economici legati al mare’, occorre individuare in maniera uniforme e misurare su solide basi scientifiche i profili socio-economici dei numerosi aggregati del mare (pesca e acquacoltura, turismo, energia, trasporti, cantieristica, …) e di ricondurli a sistema.

Infine il tavolo ‘Coordinare la ricerca italiana nei programmi, progetti e istituzioni nazionali ed internazionali’ suggerisce l’istituzione di un osservatorio nazionale che raccolga e renda disponibili le informazioni sui progetti in corso e appena conclusi, che abbia contezza sull’esistenza e le modalità di accesso alle banche dati, informazioni sulle infrastrutture disponibili e capacità di orientare i finanziamenti per la ricerca marina e lo sviluppo tecnologico ad essa connesso. Oltre all’istituzione di un programma nazionale, a gestione interministeriale, che coordini e gestisca un finanziamento congruo e continuo nel tempo per la ricerca marina e lo sviluppo tecnologico nel mar Mediterraneo e negli oceani.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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