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Brignano “Enricomincia” in versione “unplugged”

Di Giorgia Lodato |

Enrico Brignano festeggia 30 anni di carriera. E piuttosto che autocelebrarsi, sfrutta l’occasione per rimettersi in discussione, porsi nuove domande, ripercorrere le tappe più significative della sua professione analizzandole attentamente e chiedendosi, come nel celebre film “Sliding Doors”, cosa sarebbe successo se, a ogni bivio incontrato nella sua vita, avesse percorso una strada diversa.

È stato proprio il comico romano ad annunciare sui suoi profili social gli appuntamenti – prodotti da Vivo Concerti – con lo spettacolo “Enricomincio da Me Unplugged”, scritto insieme a Mario Scaletta, Riccardo Cassini, Manuela D’Angelo, Massimiliano Giovanetti e Luciano Federico. L’attore sarà in Sicilia con due date: il 1° settembre al Teatro Antico di Taormina e il 2 settembre al Teatro di Verdura di Palermo, dove intraprenderà con il pubblico un viaggio nel tempo, ritrovando vecchie conoscenze, rinfrescando brani storici della sua comicità e facendo ridere con nuove situazioni comiche in cui Enrico Brignano, accompagnato dalle musiche scritte da Andrea Perrozzi e Federico Capranica, ricomincia dal principio per darsi la chance di guardarsi dentro, di ritrovarsi e rinnovarsi.

Dopo il successo del tour dello scorso anno scorso si torna in scena con Enricomincio da Me Unplugged. Cosa ha messo in questo spettacolo?

«Ci ho messo me stesso, la mia storia. Un racconto senza clamori ma con tante risate, “romanzato” ma neanche tanto, perché quello che dico sulla scena mi è successo davvero!».

Trent’anni di carriera. Chi è, oggi, Enrico Brignano? E quante “fasi” ha passato per diventare quello che è diventato?

«Enrico Brignano oggi è un uomo più pacato di un tempo, un compagno e un padre affettuoso, un capocomico esigente, una persona dalle molte sfaccettature, che è passato attraverso qualche no, attraverso momenti difficili, ma che è anche stato benedetto dalla vita e ha potuto realizzare il proprio sogno, consapevole di dover ringraziare per questo la propria abnegazione, la fortuna e, siccome ci crede, Dio».

E cosa sarebbe diventato (o cosa gli sarebbe piaciuto diventare) percorrendo altre strade?

«Amo il lavoro manuale. Sarei probabilmente diventato un artigiano, uno che ad esempio avrebbe creato oggetti col legno, da mobili di utilità pratica a sculture. Avrei, insomma, trovato il modo di esprimere me stesso, in ogni caso».

Due appuntamenti in Sicilia, a Taormina e a Palermo. Qual è il suo rapporto con questa Isola? E cosa si aspetta dal pubblico siciliano?

«Con la Sicilia ho un legame atavico. Ancora ricordo le favole, raccontate in dialetto siciliano, dalla mia nonna paterna: sembravano formule magiche, mi affascinavano, avevano suoni incredibili. Con Taormina, poi, ho un legame importante, perché fu teatro di una gita avventurosa fatta con i miei compagni di Laboratorio Flavio Insinna, Nadia Rinaldi e Gabriele Cirilli, quando ci andammo a vedere il maestro Proietti recitare Liolà, un personaggio straordinario che magari, col patrocinio della regione Sicilia e il benestare dei siciliani, un giorno mi piacerebbe interpretare. La gente era ammaliata da lui, il pubblico applaudiva con affetto e calore. Un affetto che ritrovo nel pubblico che oggi applaude me. E di questo non posso che essere orgoglioso e ringraziare con tutto me stesso».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA