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Acireale, al Turi Ferro di scena il Marchese di Ruvolito

Di Enza Barbagallo |

La satira della nobiltà decaduta e squattrinata è il filo conduttore che guida l’ultima commedia scritta da Nino Martoglio “Il marchese di Ruvolito” che è di scena sabato 6 sera (ore 21,00) al Teatro Turi Ferro di Acireale a cura della Compagnia ”Quelli del 7°”

“Questo è l’ultimo spettacolo della stagione con cui salutiamo il pubblico che con affetto ci segue da tanti anni e gli diamo appuntamento alla prossima stagione” ha detto Domenico Platania direttore artistico della Compagnia che è anche il regista di questa commedia martogliana colorita e variegata in 3 atti che andò per la prima volta in scena il 23 dicembre del 1920 a cura della Compagnia Angelo Musco con lo stesso Musco e Rosina Anselmi.

Da non perdere la versione presentata dalla Compagnia “Quelli del 7°” che con grande impegno e uno studio profondo dell’autore hanno dato vita ad una bella messa in scena. Protagonista è il marchese di Ruvolito (Giuseppe Pennisi) , nobile decaduto che vive sfruttando le manìe di nobiltà di alcuni borghesi arricchiti e fornisce a questi creduloni tanto di blasone che attesti antiche origini nobiliari. Tra questi l’ex putiara Prazzita ( Melina Caudullo) ricca grazie alla vendita dell’olio e del formaggio e che con la sua manìa di nobiltà è pronta a sacrificare la figlia Mmaculata ( Graziana Marino) per farle sposare un titolato , un certo Baronello di Mezzomondello ( Rosario Musumeci) cacciatore di dote , pieno di borie e poco raccomandabile ma con blasone raffigurante “a curuna con le palle”. Ma il marchese di Ruvolito sventerà i piani del baronello, adottando il giovane Adolfo Grisi (Alfio Munzone) ricco anche lui ma non blasonato che non solo sposerà Mmaculata di cui è innamorato corrisposto , ma gli procurerà un titolo nobiliare che ha un blasone con su “A curuna cchi gigghia” meglio di quella con le palle.E lo stesso Marchese che trarrà benefici economici da questa sua impresa è pur sempre una figura patetica e crepuscolare che ispira sensi di umana simpatia.E accanto a lui altri nobili ,borghesi , uomini di legge , plebei , gente comune   autori di scene gustose , colorite stile Civita con scilinguagnoli alla Cicca Stonchiti di Civitoti in pretura, infarciti da spropositi linguistici e da “curtigghiarismi “ e anche del fare spocchioso dei neoborghesi arricchiti . Questo quadro è reso vivo dalla presenza di un cast esuberante e professionale. Oltre ai già citati Fabio Tringale (Don Iabicu), Giuseppe Terracchio, (capostazione), Silvana Zappalà (Teresina), Salvatore Rocca (Signor Mangialardo), Sabrina Barbagallo ( Socia), Ivan Bonomo (Tano), Alfio Munzone (Adolfo), Salvo Palazzolo (Don Neddu), Marzia Reina (Donna Nzula), Giuseppe Mirabella (Barone), Alice Balsamo (Baronessina), Roberta Leonardi (Elemosinante), Teresa Parlato (Marianna), Salvatore Rocca (Usciere), Alberto Finocchiaro (Notaio). Le scene sono di Salvino Scirè, i costumi a cura della Compagnia, luci e audio di Meridional serviceCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA