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Nuova sede per la Pace Gallery a NY: esterni rivestiti con la lava dell’Etna

Di Redazione |

NEW YORK – C’e’ un pezzo di Sicilia nel nuovo tempio dell’arte contemporanea di New York che ha aperto oggi i battenti a pochi isolati dal Whitney Museum e dalla High Line. Pace Gallery alza la posta con un nuovo quartier generale nel cuore di Manhattan e la facciata della sede progettata dallo studio di architettura Bonetti/Kozerski (Enrico Bonetti, bolognese, ha studiato a Venezia con Aldo Rossi), e’ rivestita di lastroni di lava dell’Etna selezionati in una cava antica vicino a Catania e lavorati a Comiso dall’azienda NeroSicilia in forni speciali a temperature di oltre mille gradi centigradi. Il grigio scuro dei lastroni fa da contrasto con i riflessi metallici delle lastre di schiuma di alluminio che rivestono gli altri lati degli otto piani del nuovo edificio, in tutto settemila metri quadri pensati all’insegna della flessibilità ma anche di una particolare fisionomia e destinazione.

Ci sono voluti oltre cinque anni di lavoro e due di effettivo cantiere per arrivare al taglio del nastro di un edificio pensato per il pubblico ma anche per gli artisti, 32 dei quali si sono radunati giovedì sotto i lampadari di vetro di Murano di Fred Wilson (lo spazio al settimo piano può diventare anche un teatro da 150 posti) per una speciale anteprima fermata da Vanity Fair in uno scatto che diventerà copertina. Ospiti speciali della serata, i Who: la leggendaria band britannica si è esibita sulla terrazza coperta del sesto piano per festeggiare la copertina del prossimo album, il primo in 13 anni in uscita a novembre, disegnato dall’artista pop inglese Peter Blake conosciuto anche per la cover del leggendario Sgt. Peppers Lonely Hearts Club Band dei Beatles.

Strepitose le mostre inaugurali: da Alexander Calder al primo piano e poi salendo, la newyorchese Loie Hollowell, una nuova panoramica dalla Normandia di David Hockney, foto in bianco e nero di Peter Hujar e, in una galleria a parte, la raccolta di arte africana e oceanica. L’idea di trasformare Pace in un vero e proprio centro per le arti, «spazio comune di pensiero, trascendenza e contemplazione», è stata di Marc, il figlio di Arne, oggi CEO e presidente di Pace avendo raccolto il testimone dal padre. In un momento in cui piccole e medie gallerie combattono per sopravvivere, chiudendo o fondendosi ad altre per il calo dei visitatori e il costo delle fiere, Pace ha fatto l’opposto pensando all’appuntamento dei primi 50 anni nel 2020 con una super-galleria che non si limita a mostrare e vendere arte ma offre una esperienza a tutto campo con spazi per performance, una biblioteca di ricerca su appuntamento, magazzini e sala da pranzo per eventi privati. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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