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Palermo orfana del Caravaggio (rubato) difende l’arte offesa

Di Redazione |

PALERMO – Palermo orfana del suo Caravaggio rubato si mobilita in difesa dell’arte offesa e organizza dieci giorni di eventi, mostre, spettacoli. Dall’Oratorio di San Lorenzo, dove 50 anni fa venne rubata la Natività, parte un appello per la tutela di tanti capolavori, grandi e piccoli, conservati nelle chiese e nelle cappelle. Sono tesori lasciati spesso senza una tutela organizzata e perciò razziati, danneggiati, perduti. Il furto del Caravaggio diventa così l’emblema di un impegno di cui si sono fatti promotori gli Amici dei musei siciliani, presieduti da Bernardo Tortorici di Raffadali. «Non deve accadere mai più, in nessun luogo e in nessun tempo», dice il sindaco Leoluca Orlando.

«Caravaggio50» è un contenitore di iniziative che dal 10 al 20 ottobre allargano lo sguardo su un patrimonio in pericolo. E prende spunto dal furto più misterioso di una preziosa opera d’arte. Sulla fine del capolavoro, realizzato forse nel 1609 da Michelangelo Merisi durante un breve soggiorno palermitano, è stato costruito un groviglio di ipotesi con le dichiarazioni controverse di vari collaboratori di giustizia. Si va da Francesco Marino Mannoia, secondo il quale la tela sarebbe stata irrimediabilmente danneggiata da ladri sprovveduti, a Gaetano Grado per il quale il capolavoro sarebbe finito nelle mani della mafia che avrebbe tentato una trattativa per restituirlo. La sua testimonianza ha suscitato l’interesse della Commissione antimafia. Secondo il pentito, il boss Gaetano Badalamenti avrebbe fatto avere due messaggi a monsignor Benedetto Rocco, all’epoca parroco di San Lorenzo, con un frammento del quadro che doveva certificare l’autenticità dell’operazione. I messaggi però non furono presi in seria considerazione e così, ha rivelato Grado, la tela tagliata a pezzi sarebbe finita in Svizzera tramite un trafficante di opere d’arte.

La traccia era stata rivelata nel 2001 dal parroco che due anni prima di morire ne aveva parlato al regista Massimo D’Anolfi in un’intervista per un documentario solo progettato e rimasta per tanto tempo in un cassetto. Sarà riesumata e proiettata il 15 ottobre al teatro Biondo in una serata alla quale sono stati invitati il ministro Dario Franceschini e Rosy Bindi, ex presidente della Commissione antimafia. E questo sarà il momento centrale del programma ideato dagli Amici dei musei. Tra le altre iniziative un «cunto» di Salvo Piparo che farà rivivere i diversi «personaggi» del caso con Costanza Licata ed Egle Mazzamuto, la proiezione di vari documentari e del film di Roberto Andò «Una storia senza nome», una «narrazione» con i pupi a cura del museo delle marionette, due mostre. Una (“Il ritorno dei capolavori perduti”) a palazzo Abatellis è dedicata a sette capolavori distrutti o smarriti (otto con il Caravaggio palermitano), ricostruiti da Factum Arte con tecniche digitali. Sono opere di Van Gogh, Vermeer, Monet, Sutherland, Klimt, Marc e de Lempicka. Su di esse Sky Arte ha prodotto altrettanti documentari. L’altra mostra nasce dal progetto «Next» degli Amici dei musei che da nove anni chiedono a un artista di produrre una versione contemporanea della Natività. Le otto opere finora realizzate saranno in mostra a San Lorenzo, testimoni con la copia ricostruita, della ferita all’arte che non è stata mai più rimarginata.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA