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Arriva in sala “Via con me”, docu-film su Paolo Conte: «Musica e cinema sono due arti affini»

Di Salvo Pistoia |

La definizione è un concetto utile per descrivere un’entità, utilizzabile spesso nell’identificazione dell’argomento. La cronaca della musica, dell’arte in genere, ne ha fatto uso spasmodico, etichettando quanto più possibile era “etichettabile”. Paolo Conte, vessillo di un partitura nobile, è sfuggito alle regole del cliché, del mercato, di quanto fosse definibile, dimenandosi tra stelle e jazz, inseguendo figuri spettinati attratti dall’atmosfera regnante nel mocambo, immergendosi lungo le vie dello scrivere conto terzi (“Bartali”, “Onda su Onda”, “Genova per noi”, “Un Gelato al Limone”, “Azzurro”) porgendo pagine memorabili alla storia della canzone italiana.

A consuntivo di un navigare articolato, arriva “Via con Me”, film affresco, curato e girato dall’occhio attento di Giorgio Verdelli, tra i pochi che sanno raccontare di musica, intorno alla vita dell’artista astigiano con cui abbiamo parlato a pochi giorni dall’uscita in sala della pellicola (28 settembre).

Le sensazioni provate, sapendo del tuo percorso artistico narrato da Giorgio Verdelli sul grande schermo…

«La sensazione del tanto tempo passato, i sogni, il lavoro svolto nella composizione, nelle registrazioni, nei concerti».

Sei stato libero nelle scelte, durante la carriera, che alla fine, secondo descrizione, è l’amministrazione dei tuoi difetti… come hai gestito questi difetti?

«Ho lavorato con libertà, senza costrizioni, i difetti sono stati una costante, trasformandoli in uno stile».

Ricevi attenzioni e notevoli gratificazioni dai colleghi…una sana emozione o un imbarazzo?

«Un’emozione che fa piacere, non per spirito di categoria, riconoscendo che ogni artista è sovrano nella sua solitudine».

 La Targa “Tenco”, luogo di incontri non necessariamente musicali…

«Annovero parecchie Targhe Tenco, sono uno degli artisti con maggiore anzianità di servizio, la rassegna è una buona occasione di confronto».

Le scritture di Paolo Conte sono dei film raccontati mediante l’arte della canzone… il dialogo nato tra te e il cinema?

«Canzone e cinema sono arti che hanno molti punti di contatto, nell’una e nell’altra la necessità di raccontare in fretta attraverso flash rapidi».

Renzo Fantini, ancora prima che produttore, cosa rappresenta per te? 

«Un caro vero, indimenticabile amico».

“Il Giudizio di Paride”, un brano composto per gli “Avion Travel” inserito in un album, “Danson Metropoli”, interamente dedicato al tuo repertorio: i ricordi di quella simbiosi?

«Gran bel disco, gli Avion hanno scelto alcune mie canzoni, sorprendendomi per le preferenze espresse, un disco “vero”, pensato e realizzato con cura. Colgo l’occasione per ricordare il grande Fausto Mesolella»

Concerti nei migliori luoghi del mondo, manca qualche tassello?

«Ho girato il mondo quanto basta, non pensavo potessi vivere tali emozioni».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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