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Compleanno per Leo Gullotta: «I miei sono stati 75 anni fortunati»

Di Maria Lombardo |

Settantacinque anni domani, nel cuore il Fortino, quartiere di Catania in cui è nato, scuola di vita. Da lì è emerso talento straordinario dello spettacolo. da giovanissimo comparsa al Teatro Massimo Bellini. Una strada in salita ma la carica umana e la simpatia l’hanno aiutato a farsi avanti assieme alla lezione di onestà della sua famiglia. Lui è Leo Gullotta, uno dei catanesi più amati e più famosi, reso celebre dalla tv come la signora Leonida del “Bagaglino”, grande interprete di cinema e di teatro, vincitore di due David di Donatello. Nella sua casa di Roma, quartiere San Giovanni, si prepara a festeggiare un compleanno solitario – come Covid comanda – e spartano: «Un semplice plumcake con una candelina recuperata in qualche cassetto, residuo di precedenti compleanni. Bisogna fare di necessità virtù».

Bilancio dei 75 anni?

«La parola che nella vita mi ha sempre accompagnato è disponibilità, speranza. I miei 75 anni li ho vissuti con grande energía, sono stato un ragazzo felice, molto fortunato. In questo momento mi guardo intorno come cittadino e mi offende profondamente sapere che mentre la gente soffre per non poter da mesi accarezzare un figlio o un genitore, una parte política vuole mettere in atto una crisi di governo. Lo si faccia quando finisce tutto!»

La nota dolente, come per tutta la gente dello spettacolo, è la fase di fermo del lavoro artístico che ormai dura da troppo tempo. Come stai trascorrendo questo tempo di ritiro?

«Da febbraio non esco, faccio solo il giro del palazzo per evitare incontri e assembramenti. E dire che nel quartiere ho tanti amici. Ecco la timbratura “du Futtinu”: dal macellaio al verduraio, ai vicini di casa. Ma devo stare molto attento, per la mia età che per il fatto di essere diabetico. Ho fatto tutti i vaccini e appena mi dicono che è il mio turno per il vaccino anti-Covid, vado subito. Bisogna farlo e tutte le stupidate vanno messe da parte».

Nello scorso febbraio, al primo lockdown, Leo si trovava ad Asti in tournée con “Bartleby lo scrivano” dal romanzo di Melville. Quali sono i progetti teatrali?

«Riprendere con “Bartleby lo scrivano” e proseguiré fino a maggio. Ma dobbiamo aspettare e seguire le direzioni governative. I teatri sono ancora chiusi».

Sulla categoria in crisi cosa ti va di dire?

«Sono 80.000 le persone ferme e se ci aggiungi le famiglie, almeno il triplo di persone senza reddito. Manca una politica per il teatro, il politico non conosce “la macchina” dello spettacolo. Gli Stabili ricevono denaro dal Mibact, anche se hanno perso gli incassi. Il teatro privato non ha nessun tipo di risarcimento. In questo scenario di possibile riapertura con il 20 per cento di pubblico in sala, si richiede che il governo compensi per i posti vuoti. Qualcuno ha detto “il teatro non è essenziale”: questo mi fa rabbrividire. Il ministro Franceschini non è stato supportato dai colleghi. Si sono chiesti incontri ma non è accaduto nulla”.

Hai avuto come compagni di palcoscenico Turi Ferro, Salvo Randone, Ave Ninchi. Che dire dei tuoi 50 anni di teatro?

«Turi ferro, di cui ricorre il centenario, è stato mio maestro. Io ero un suo beniamino, mi chiamava Gullotttino ed era sempre affettuoso. Lavorare con lui e con Randone è stata l’università del teatro. Ricordo “La violenza” di Fava, prima edizione, con la quale si è andati in giro per tutta l’Italia, “Il malato immaginario”. Sono stato per 10 anni con lo Stabile con la meravigliosa direzione di Mario Giusti che faceva nove produzioni l’anno”. Tanti testi di Pirandello e Shakespeare.

Nello scenario attuale come ti sentí?

«Contento da una parte, amareggiato dall’altra. Ma da buon Capricorno guardo in avanti. Dopo la pandemia, dobbiamo occuparci di quello che non è andato bene: la sanità, la ricerca…farci una plastica mentale, senza distruggere ciò che c’è, essere responsabili e puntare sulla parola insieme, perchè da soli non si va da nessuna parte».

Da quanto tempo non vieni a Catania?

«Da un anno e mezzo. A febbraio 2019 ero in tournée in Piemonte ma non ero in cartellone a Catania. Sarei venuto per rivedere gli amici e per altri eventi. Mi manca ma aspettiamo!»

E dalla Sicilia, e non solo, tanti auguri Leo! COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA