Busetta, il Catania e la Serie C: «Vi dico io che cosa serve per vincere ancora»
Il decano degli allenatori siciliani ha fatto un bilancio del campionato dei rossazzurri e delle prospettive per il prossimo anno
Saggezza. Esperienza. Profonda conoscenza del calcio. Angelo Busetta è un maestro. Riconosciuto da più parti come un importante punto di riferimento per gli allenatori siciliani. Per anni i tecnici che si sono formati hanno preso spunto da lui, perché Busetta ha già vissuto certe emozioni. Certi momenti. Certe gare.
L’allenatore di Palermo può vantare un ricco serbatoio di esperienze. Ha vissuto periodi di turbolenza, momenti di gioia, perdite, successi e fallimenti. Attraverso queste esperienze ha imparato preziose lezioni di vita che adesso può e vuole trasmettere a coloro che ne chiedono l’aiuto. Ha visto il mondo e il calcio cambiare, le società sportive trasformarsi e le idee tattiche evolversi nel corso degli anni. Questa sua prospettiva gli permette di avere una visione più ampia delle cose. Per questo motivo lo abbiamo intercettato a Ragalna. Per fare due chiacchiere.
«Sono qui a verificare i danni che ha fatto l’Etna con la cenere - ci dice - sono originario di Palermo ma ormai mi sento catanese perché sono qui da 60 anni. Vivo tra Paternò e Ragalna, qui ho una casa e ci vengo nel periodo estivo».
L’abbiamo vista tutta la stagione in tribuna al “Massimino”, che impressione le ha fatto il Catania di Giovanni Ferraro?
«Ho seguito con piacere una squadra che ha dominato. Ha fatto il bello e il cattivo tempo, non ha avuto avversari. Ha vinto facendo credere che tutto sia stato facile. Ma vincere non è mai facile».
Qualche giovane l’ha impressionata particolarmente?
«Tutti i giovani hanno fatto molto bene, d’altronde la dirigenza ha compiuto scelte azzeccate. Chiarella mi è piaciuto tanto. Questo ragazzo ha talento, è forte nell’uno contro uno e questa è una caratteristica che in pochi possono vantare. Lo riconfermerei assolutamente, ha margini di miglioramento, può crescere ancora tanto».
Oltre Chiarella lei, Busetta, chi riconfermerebbe?
«Bisogna verificare cosa ha intenzione di fare la società. Se vuole subito fare un programma per tentare il salto in Serie B servono valori importanti. Servono uomini. La Serie C è un massacro. Credo che il Catania voglia vincere subito e allora bisogna programmare con i giovani ma servono anche i giocatori senior. Dopo aver vinto il campionato i tifosi rossazzurri sognano e hanno grandi ambizioni. La squadra va rinforzata con parecchi elementi di categoria».
Il mercato lo condurrebbe dunque pescando in B?
«Servono calciatori abituati a vincere in C. Giocatori che possano giocare in uno stadio strapieno di gente. Guardate che giocare a Catania di fronte a 20 mila spettatori è ben diverso che giocare a… Latina per esempio. E senza offesa per nessuno. Lavorare a Catania è tutta un’altra cosa. Quindi bisogna contattare giocatori di calcio che hanno vissuto certe sensazioni sulla propria pelle. Certo, il calcio presenta delle difformità incredibili. Magari componi una squadra mediocre e poi vai a vincere, ma quelle sono eccezioni».
Che impressione ha avuto da questa nuova dirigenza?
«Antonello Laneri è un grande professionista, un uomo che conosce il mestiere. Ha avuto il supporto di Grella che ha vissuto il calcio ad alti livelli ed è un uomo speciale. Professionista garbato che svolge il ruolo con grande stile. E poi che dire del presidente Pelligra?»
Continui…
«I suoi avi erano siciliani e lui ha il nostro stesso temperamento. Il progetto è molto serio, hanno promesso e hanno mantenuto».
Sul campo ha guidato la squadra Giovanni Ferraro, battendo molti record.
«Ferraro ha avuto molti meriti. Lui è stato il comandante, gli va riconosciuta una gestione perfetta di uno spogliatoio composto da galantuomini che hanno trascorsi importanti nel calcio. Credo che la società abbia voglia di cambiare guida tecnica e mi dispiace per Ferraro perché ha vinto e questo non è mai semplice. Anche io ho vinto a Catania - proprio il campionato di Serie D - e so quanto è bello vincere qui. Questa è una piazza affascinante e Ferraro ha saputo resistere agli urti. Ha saputo superare i momenti di normalità e poi ha saputo imporre momenti brillanti».
Come è cambiata negli anni la C?
«Io ricordo di aver allenato in Serie C quando c’erano squadroni come la Ternana, il Perugia e l’Avellino. È una battaglia, c’è poca tecnica e tanto agonismo. Serve essere pronti. Se il Catania vorrà vincere dovrà allestire una squadra di autentici combattenti».