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Accadde 30 anni fa: quel Catania radiato e miracolosamente rinato con il sostegno della città

La Figc del presidente Matarrese cancellò i rossazzurri di Massimino, ma un pool di avvocati trovò la strada per avere giustizia. L'impegno di "Catania Rossazzura" per la città

Francesca Aglieri Rinella

12 Luglio 2023, 19:13

Angelo Massimino Calcio Catania

Quell’estate di 30 anni fa se la ricordano tutti a Catania. E chi ancora non c’era, magari se l’è fatta raccontare dai più vecchi e oggi la recita a memoria quasi fosse una poesia. Perché di poesia si tratta, probabilmente una delle più note e appassionate del calcio che fu. È la storia di un popolo in marcia per riaffermare le proprie ragioni dinanzi ai potenti del Dio pallone, le gesta (sull’asse Catania-Roma) di protagonisti in jeans e sciarpa rossazzurra nonostante il caldo asfissiante, ma anche in toga e cravatta per chiedere giustizia per un torto troppo evidente: la scomparsa del calcio Catania. A guidare tutta quella gente c’era - come è logico che fosse - Angelo Massimino, ma un passo dietro si allungava la sagoma di un brillante avvocato tifoso poco più che 50enne: Enzo Ingrassia.

La radiazione nell'estate del 1993

Nell’estate del 1993, infatti, a causa di un ritardo di 24 ore nel fornire la fideiussione necessaria all'iscrizione al campionato, il Calcio Catania fu radiato dall’allora presidente di Lega Antonio Matarrese. Angelo Massimino non mollò, pagò tutti i debiti risalenti alla gestione dell'ex presidente Angelo Attaguile e intraprese una battaglia legale per evitare la scomparsa del club rossazzurro. Dopo una serie di sentenze a favore, il 9 ottobre il Calcio Catania venne ammesso al campionato di Eccellenza, evitando il fallimento. «Quello della radiazione ricorda Ingrassia - fu un momento terribile. Con un provvedimento inaudito, violento e giuridicamente non corretto, forse emesso nell’ambito di alchimie politiche, il Catania venne radiato. Non penalizzato di punti, non retrocesso, ma radiato. A reagire furono la passione di Angelo Massimino, la passione della tifoseria, l’orgoglio di una città intera. All’epoca, un pool di brillanti avvocati tra cui Andrea e Ignazio Scuderi, Enzo Trantino, Silvestro Stazzone da me coordinati lottarono in ogni aula giudiziaria facendo in modo che l’ingiustizia subita fosse superata e che il Catania tornasse nel mondo dei vivi».


Prima candelina per "Catania Rossazzurra"

È così che le maglie rosso e azzurre ripresero a volteggiare sul vecchio Cibali e le bandiere a sventolare sugli spalti. La risalita del Catania è entrata di diritto nelle pagine della storia del nostro pallone e probabilmente è servita da palestra mentale comune per superare le paure del default di un anno fa.
«Quando ad aprile 2022 il Catania fu dichiarato fallito - spiega il presidente di “Catania Rossazzurra” - la città entrò in crisi perché il calcio è quel qualcosa capace di mettere in crisi una comunità. E l’amico giornalista Alfio Spadaro mi suggerì di farmi portatore di un vento nuovo, di fare qualcosa per risvegliare Catania e per intraprendere un nuovo percorso non solo calcistico. Da qui l’idea di rilancio e la nascita dell’associazione».

È questo lo spirito che anima “Catania Rossazzurra”, il gruppo che guarda alla società sportiva e alla città come un fenomeno di costume. Nata a maggio del 2022 (con Enzo Trantino presidente onorario; Santino Mirabella, Andrea Scuderi e Nello Russo vicepresidenti) l’associazione oggi conta 250 soci tra ingegneri, medici, avvocati, giornalisti, uomini e donne di sport, dirigenti delle società sportive catanesi, presidenti degli ordini professionali e imprenditori. Tutti a fianco del Catania (calcio) e di Catania (città) che da maggio del 2022 si spendono con iniziative per valorizzare il territorio.

Non solo sport, ma anche valore sociale

Catania e il Catania un binomio imprescindibile: calcio e società, fede calcistica e amore: per lo sviluppo, la legalità, l’economia, la cultura. Non solo l’immagine sportiva, ma anche un segnale concreto alla città.
«In questo anno appena trascorso - spiega il presidente Ingrassia - il Catania lo abbiamo supportato sugli spalti a suon di “Forza Catania!”. E abbiamo lavorato anche per la città. Le faccio esempi pratici. Hanno rubato un defibrillatore allo stadio dedicato alla speaker storica Stefania Sberna, abbiamo stigmatizzato il gesto vigliacco e lo abbiamo subito sostituito. Siamo stati in sei scuole a parlare agli studenti di calcio come educazione alla legalità. Abbiamo lanciato un messaggio quello che amando il calcio si rispettano le regole e ci si abitua alla legalità. E poi abbiamo parlato di management di diritto sportivo all’Università e in Tribunale. Un percorso che, ovviamente, continua». Un impegno testimoniato dalla presenza, in occasione della prima candelina spenta da “Catania Rossazzurra” della doppia faccia della città: quella sportiva con il patron Ross Pelligra, Vincenzo Grella e Luca Carra e quella cittadina con il sindaco Enrico Trantino e l’assessore allo Sport Sergio Parisi. Una “Catania rossazzurra” che non è soltanto un’associazione che nasce, ma che è un modus vivendi: allo stadio, nelle scuole, a Palazzo di Giustizia, all’Università ovunque si possa dare un segnale di speranza alla città. Perché il calcio produce ricchezza, indotto, entusiasmo, investimenti. Gocce d’acqua nell’oceano in cui - senza presunzione - oltre ad aggregare, ogni professionalità mette in campo esperienze, capacità e conoscenze. Lo sport in generale e il calcio in particolare crea immagine, attrae investimenti, offre possibilità e apre nuovi orizzonti.

L'azionariato popolare

C’è, tuttavia, un’operazione nostalgia propedeutica a guardare al futuro. «Il calcio di ieri - conclude Ingrassia - era quello di Massimino, Anconetani, Fraizzoli, Boniperti. Oggi è quello degli investitori stranieri. Per evitare che tramonti come passione e resti solo business è subentrato l’associazionismo, questo azionariato popolare che è legge in Germania e in Spagna, ma non in Italia dove è una proposta di legge per cui l’investitore X non può avere più del 50% del capitale. L’azionariato popolare inteso non come colletta, ma come figura giuridica ben definita può essere il futuro del calcio. Può rappresentare la simbiosi tra chi nel calcio vuole investire capitali e chi nel calcio vuole trasferire passione e appartenenza. Tutto questo per fare sì che resti la passione».