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Da difensore del Catania a star della MMA: la svolta di Augustyn

L’ex difensore rossazzurro polacco: «Combattere non mi spaventa: a Catania ho vissuto anni favolosi»

Giovanni Finocchiaro

16 Agosto 2023, 09:20

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La svolta agonistica di Blazej Augustyn: dal calcio al mixed martial arts, un combattimento sul ring senza esclusione di colpi. Ricordate il difensore polacco che vestì la maglia del Catania dal 2009 al 2013 (con una stagione di intervallo vissuta a Vicenza) in Serie A?

Abbiamo rintracciato Augustyn in Polonia per farci raccontare questo cambio repentino e vincente: «Combattevo fin da piccolo, anche per strada. Ho lavorato all’ingresso delle discoteche e dovevo, come dire, difendermi eventualmente dai malintenzionati. Poi ho cominciato a giocare a calcio e ho vissuto anche l’onore della Serie A in Italia, proprio a Catania».

A 35 anni ecco la svolta: «Mi sono allenato per bene, ho deciso di disputare la mia prima gara in Mma 24 ore prima sostituendo un atleta che non poteva combattere. In Polonia chi mi conosce per il calcio è rimasto scioccato. E ho vinto contro ogni pronostico. Mi sono sentito bene, ero concentrato, avevo ascoltato i miei allenatori che sono davvero bravi».

Perché lo stop al calcio? Augustyn ha vestito anche la maglia della Nazionale giovanile polacca, a Catania ha giocato 10 gare nel 2009-10 con Atzori, poi con Mihajlovic in panchina, l’anno successivo 6 presenze durante le gestioni di Giampaolo e poi del Cholo Simeone: «Di Catania e del Catania conservo ricordi importanti, bellissimi, ricordo anche quando Sinisa mi spostò dalla difesa a centrocampo con una grande dose di fiducia concessami. Ma, successivamente, in tanti altri club non mi sono trovato a mio agio, spesso. E adesso gioco in Eccellenza in una squadra che si chiama WKS Wierzbice».

Blazej si “apre” con la sua solita schiettezza, quella conosciuta e apprezzata ai tempi di Catania: «Io ho le mie regole, non accetto le situazioni che non mi piacciono. Mi è capitato di andare contro tutti perchè sono una persona vera. Ecco perchè qualche volta nel calcio sono stato messo fuori rosa. Non sopporto le ingiustizie».

Ecco che i combattimenti nella Mma sono diventati l’attività agonistica principale e professionale: «Combattere nella “gabbia” mi piace, spendo tutto il tempo possibile per allenarmi. Nel calcio dipendi dagli altri dieci compagni, in questa disciplina vai in mischia da solo. Bisogna avere coraggio nell’affrontare avversari più muscolosi ed esperti. Chi ha vissuto questo sport comprenderà. In Serie A non aveva paura di nessuno, nella gabbia l’atteggiamento non è mutato».