Catania, che succede? Non segna e non vince e ora c'è lo spettro play out
Altra rivoluzione dopo la gara di Coppa Italia col Rimini?
Il pericolo di precipitare sul serio nei play out. Non una sensazione, ma un rischio reale che coinvolge il Catania dei sogni svaniti. La squadra che aveva vinto a marzo il campionato di D in carrozza e che in serie superiore ha toppato. La crisi continua della gestione Pelligra ieri si è tradotta con un ritiro immediato. La squadra si è trasferita a Belpasso per ordini della dirigenza nonostante le parole profferite nel dopogara dal tecnico Lucarelli lasciassero intendere che si trattava di un'ipotesi da scartare.
Tutti in discussione
Invece è stato adottato un provvedimento che mette tutti di fronte a un confronto no-stop e che pone ogni singolo elemento in discussione: dai tecnici ai dirigenti, passando per i giocatori. Cambiarne altri 13 in corso d'opera è ormai impossibile, ma è chiaro che il progetto di costruire a gennaio un'impalcatura che potesse durare nel tempo senza smantellare il gruppo alla fine della stagione è fallito di già. L'idea di Lucarelli non era malvagia, ma sul campo le risposte sono state di tutt'altro tenore.
I record negativi
Nel girone di ritorno la squadra ha vinto solo 4-0 col Brindisi, poi ha racimolato sei punti in sette gare. Non segna dalla gara di Foggia (gol di Rapisarda che è un difensore) ovvero tre sfide fa, gli attaccanti fanno scena muta nonostante gli avvicendamenti di gennaio: via Sarao, Dubickas, De Luca, Bocic, dentro Costantino, Peralta, Cianci, Cicerelli. La squadra non ha un'identità ben precisa anche se ha perso alcuni calciatori per infortunio, l'ultimo è Rapisarda. Ma non sono 13 gli indisponibili attuali, perchè Bethers, Silvestri e Rizzo sono fuori lista, mentre Di Carmine e Chiricò sono comunque entrati in partita. C'è una disponibilità limitata dovuta anche al nervosismo o agli episodi sfortunati, come le espulsioni di Haveri e di Sturaro, almeno quelle più recenti.
IL direttore sportivo
La società ha deciso di affidare la managerialità della gestione allo stesso allenatore, un po' all'inglese, evitando la soluzione di un diesse che potesse fare da cuscinetto tra club e squadra o potesse comunque snellire il lavoro già complicato e massacrante del vice presidente Grella. Una scelta che fino a questo punto si è rivelata tutt'altro che felice. Vero è che sul mercato, spendendo tanti soldi, sono arrivati 13 rinforzi che ipoteticamente erano adatti per la C, ma sul campo fino a oggi non lo hanno dimostrato, fatta qualche eccezione. E se all'inizio si parlava di sostenibilità e di lavoro con i giovani, gennaio ha portato in rossazzurro molti ultratrentenni. Questo passava il convento in fase riparatoria, e – questo non lo abbiamo dimenticato – che qualche giovane è stato spedito in prestito perchè riesca a giocare con continuità: Maffei, Popovic, Bocic per esempio. Il ds dunque: o si istituzionalizza Lodi che può crescere in questo senso o ci si affida a un Angelozzi che col giusto progetto un giorno (oggi è proprio difficile visto che è ai vertici del calcio) potrebbe anche chiudere la sua carriera a Catania. Per ora sono fantadiscorsi.
Il confronto
Ieri la lettera arrivata in redazione e firmata da Magico Catania Group che chiede un confronto aperto tra dirigenza, stampa e una rappresentanza dei tifosi. E prima della gara con lo Stabia. I tifosi, ecco: nessuno ha mai fischiato durante le gare, semmai lo ha fatto dopo. Un atto di profonda coscienza da parte di gruppi organizzati e singoli sostenitori. Dopo le gare, semmai, sì. Ci sono stati cori e fischi. Ma tutto è rientrato nei canoni di una civiltà che in in momento di bufera va rilevato. Parte del pubblico chiede il cambio ai vertici e quello in panca. Lucarelli ribadisce: «Non sono Schettino, non mollo. Io ci credo». Dopo la sfida col Rimini si traccerà un bilancio. Che per ora è totalmente negativo.