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Calcio, la Lega Serie A dice no alla riforma del sistema di vendita dei diritti tv: «Non siamo stati coinvolti»

Il presidente Ezio Simonelli manifesta il proprio stupore per aver appreso solamente tramite gli organi di stampa, del ddl allo studio

Redazione La Sicilia

11 Giugno 2025, 15:03

Calcio, la Lega Serie A dice no alla riforma del sistema di vendita dei diritti tv: «Non siamo stati coinvolti»

La Lega Serie A si oppone «con fermezza» alla «riforma del sistema di vendita dei diritti audiovisivi» e «ad un disegno di legge predisposto senza che vi sia stata alcuna interlocuzione preventiva con la Lega stessa»; in particolare, è contraria «a qualsiasi forma di incremento della mutualità esterna». Lo sottolinea la stessa Lega in una nota.

«All’esito del Consiglio di Lega svoltosi oggi, il Presidente Ezio Simonelli, a nome della Lega Serie A, manifesta con fermezza il proprio stupore per aver appreso, solamente tramite gli organi di stampa, di una riforma del sistema di vendita dei diritti audiovisivi che riguarda direttamente le sue associate. Esprime, al tempo stesso, la contrarietà della Serie A ad un disegno di legge predisposto senza che vi sia stata alcuna interlocuzione preventiva con la Lega stessa», si legge.

«La Lega Serie A evidenzia, soprattutto, la propria netta opposizione a qualsiasi forma di incremento della mutualità esterna che vada a sottrarre ulteriori risorse fondamentali allo sviluppo e alla sostenibilità della Serie A, la quale già peraltro contribuisce al sostegno delle categorie inferiori nella misura del 10% dei diritti audiovisivi», prosegue la nota.

«Infine, la Lega Serie A ribadisce con enorme preoccupazione i dannosi effetti del dilagante fenomeno della pirateria audiovisiva, che continua a penalizzare in modo grave e diretto il valore dell’intero sistema sportivo con perdite stimate in oltre 300 milioni di euro annui. La pirateria uccide il calcio», conclude la Lega di Serie A.

Le proteste della Lega arrivano all'indomani della diffusione di una bozza di un disegno di legge che delega il governo a riformare il sistema della vendita dei diritti televisivi e che potrebbe approdare in una delle prossime riunioni del Consiglio dei ministri.

L'obietto del ddl è superare la legge Melandri, risalente al 2008, con una nuova normativa sul fronte dei diritti tv che sia più adeguata al contesto attuale. Tra le novità principali previste, c'è ad esempio la possibilità di cedere in esclusiva a un solo operatore i diritti tv sportivi, con licenze fino a tre anni, con un netto superamento del principio del divieto che era stato fissato 17 anni fa. Il ddl prevede un anno di tempo per i decreti attuativi, in modo da entrare in vigore dal primo luglio 2026.