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Tour, la prima volta di un italiano dopo sei anni: a Laval vince Milan

L'ultimo era stato nel 2019 Vincenzo Nibali

Redazione La Sicilia

12 Luglio 2025, 19:34

Tour de France 2025 - Stage 8

epa12234088 Italian rider Jonathan Milan of Lidl - Trek team celebrates his victory in the 8th stage of the Tour de France cycling race over 171.4km from Saint-Meen-le-Grand to Laval Espace Mayenne, France, 12 July 2025. EPA/CHRISTOPHE PETIT TESSON

«Ancora devo capire cosa abbiamo fatto, ma è una vittoria che significa molto per me e, dopo questo lunghissimo digiuno, anche per l’Italia». Lo dice, ed è difficile dargli torto, Jonathan Milan dopo aver vinto allo sprint, e a braccia alzate, l’ottava tappa del Tour de France, sul traguardo di Laval. Il gigante (è alto quasi due metri) friulano che fu oro nel quartetto dell’inseguimento a Tokyo 2020 fa centro su un traguardo che riteneva particolarmente adatto ai propri mezzi e, grazie all’eccellente lavoro dei compagni di squadra ("sono stati fenomenali"), interrompe un digiuno al Tour che per il pedale azzurro durava da 113 tappe e 2.176 giorni. Era il 27 luglio 2019 quando Vincenzo Nibali diede una zampata delle sue e si impose sul traguardo in salita di Val Thorens.

Quella di Milan è quindi una gioia non solo sua, e infatti riceve la telefonata del presidente del Coni, Luciano Buonfiglio, e le congratulazioni del numero uno della Fci, Cordiano Dagnoni, che pensando anche all’ottima prova di Edoardo Affini nella crono di Caen e alle imprese di Elisa Longo Borghini al Giro donne parla di «buoni segnali per l’Italia». Il successo del 24enne nato a Tolmezzo, che dice anche «domani ci riprovo» visto che è in programma un’altra frazione su misura per i velocisti, nasce quando prende la ruota dell’australiano Kaden Groves, fino a quel momento 'pilotatò da Mathieu Van der Poel, che quando serve non si sottrae a compiti da gregario, poi Milan esce fuori sprigionando tutta la propria potenza e impedendo ogni tentativo di rimonta a un rivale del calibro di Wout Van Aert, per una volta trasformatosi in velocista di rango, lui che è più un finisseur.

Così Milan, al successo n. 23 su strada in carriera, si è anche ripreso la maglia verde della classifica a punti, «e non nascondo che mi piacerebbe portarla fino a Parigi». «Sono venuto al Tour con speranze e sogni da portare a casa - dice ancora Milan -, poi sai, puoi prevederli, ma realizzarli è una cosa diversa. Però oggi c'era un tipo di finale che mi piace molto. Il livello qui è altissimo e a questo punto posso dire che ce la siamo meritata. Nella terza tappa ero andato molto vicino alla vittoria, oggi ero fiducioso e con me lo era tutta la squadra, eravamo tutti veramente concentrati, il focus era su ciò che dovevamo fare, e il lavoro fatto dai compagni è stato fenomenale».

In precedenza la giornata era vissuta sulla fuga di due francesi compagni di squadra nella Total Energies, Mathieu Burgaudeau e Matteo Vercher che sono rimasti davanti per una settantina di chilometri prima di essere ripresi dal gruppo, che negli ultimi diecimila metri ha pedalato a tutta in attesa dell’inevitabile soluzione finale, ovvero una volata a ranghi compatti a cui, curiosamente, non ha preso parte un corridore dall’ottimo spunto veloce come Biniam Girmay.

E Pogacar? Oggi per lui è stata una tappa di trasferimento, piuttosto dopo l’arrivo ha dovuto rispondere ai tanti che gli hanno chiesto se davvero correrà anche la Vuelta. «Non lo so ancora, - la sua risposta - era nei miei programma che abbiamo fatto questo inverno, ma deciderò alla fine del Tour. Ora non so dire se me la sentirò di passare un altro mese lontano da casa». Intanto ci sono Vingegaard ed Evenepoel da tenere a bada, per mettere in bacheca un’altra maglia gialla.